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Il 6 agosto di 26 anni fa veniva pubblicata l’enciclica Veritatis splendor
NEWS 6 Agosto 2019    di Redazione

Il 6 agosto di 26 anni fa veniva pubblicata l’enciclica Veritatis splendor

IL NUCLEO DOTTRINALE PIU’ IMPORTANTE: GLI ATTI INTRINSECAMENTE CATTIVI

di Carlo Caffarra (Roma, 10 novembre 1996)

È stato giustamente osservato che il nucleo dottrinale più importante di Veritatis Splendor è costituito dall’affermazione dell’esistenza di atti intrinsecamente cattivi, vale a dire dall’affermazione che ci sono comportamenti concreti che sono moralmente cattivi «sempre e per sé, ossia, per il loro oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze» (VS 80).

[…] L’affermazione dell’esistenza di atti intrinsecamente cattivi implica una certa definizione di libertà. Che cosa significa “atto intrinsecamente cattivo”? Significa un atto che nega, distrugge l’essere stesso della persona umana in quanto esso è conosciuto dalla ragione pratica dell’uomo. Si ha qui un plesso, una connessione teoreticamente inscindibile di essere (della persona), verità (essere conosciuto dalla ragione pratica) e libertà, […] un’appartenenza che si afferma e si nega precisamente nell’agire, cioè nella nostra storia quotidiana e nella nostra cultura. (fonte)

LIBERTA’ E VERITA’ NON POSSONO ESSERE DISGIUNTE

di Camillo Ruini

Nella Veritatis splendor, fin dal suo primo paragrafo, si sottolinea la profonda ma dinamica unità di verità scientifica e morale, che si manifesta nell’instancabile ricerca della verità assoluta, in sé inesauribile, perché mai completamente posseduta, sia come ricerca conoscitiva che come ricerca del senso della vita. Di questa ricerca del senso sono espressione gli interrogativi religiosi ultimi. […] Di qui la centralità della formazione etica come ultima e fondamentale dimensione di ogni processo educativo […].

Oggi più che mai, dunque, va riaffermato l’essenziale annuncio evangelico della connessione della libertà con la conoscenza della verità: «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Solo una conoscenza scientifica sottoposta all’istanza etica della ricerca della verità, non sottoposta cioè alla soddisfazione di interessi particolari e dunque “ideologizzata”, può garantire un futuro di libertà e di autentico benessere, in tutte le dimensioni dell’esistenza, per l’intera umanità. […] Se esiste il diritto di essere rispettati nel proprio cammino di ricerca della verità, esiste ancor prima l’obbligo morale grave per ciascuno di cercare la verità e di aderirvi una volta conosciuta. (fonte)

IL VERO LOGOS DELLA LIBERTA’

di Dionigi Tettamanzi (Roma, 26 novembre 2002)

Secondo la diagnosi apparentemente semplice ed elementare, ma in realtà profonda, dell’enciclica Veritatis splendor, il nostro tempo è particolarmente minacciato dalla tentazione di voler «sradicare la libertà umana dal suo essenziale e costitutivo rapporto con la verità». […] L’uomo scoraggiato, reduce da mille battaglie, è giunto alla convinzione pratica che l’unica via per godere e lasciar godere agli altri quel poco di felicità che la vita può dare, è la rinuncia ad ogni pretesa di verità globale sull’uomo, sulla sua identità, sul suo bene. […] Solo la libera accoglienza della chiamata a vivere in Cristo Gesù, impressa nelle profondità dell’essere umano creato a immagine di Dio in Cristo, offre la concreta possibilità, da un lato, di sanare e superare la debolezza da cui è segnata la libertà umana e che l’esperienza quotidiana instancabilmente dimostra, e dall’altro lato di portare a compimento il vero logos della libertà, ossia il dono di sé a imitazione e partecipazione del dono stesso di Cristo Signore e servo. […] Non è difficile rilevare che quanto abbiamo ora detto sul punto particolare del rapporto verità e libertà è una coerente e necessaria applicazione di «un tratto fondamentale che definisce la novità e l’originalità della morale cristiana: questa non è una semplice adesione a ideali astratti, o una pura obbedienza a princìpi impersonali o coerenza con le esigenze della propria ragione; è invece un rapporto interpersonale di singolare profondità, un rapporto che tocca, prima che l’agire, lo stesso essere della persona. È questo il contenuto evangelico e teologico della sequela Christi». (fonte)


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