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Amarli e difenderli. L’ennesimo parroco inerme massacrato di botte perchè scambiato per un bancomat
NEWS 13 Febbraio 2017    

Amarli e difenderli. L’ennesimo parroco inerme massacrato di botte perchè scambiato per un bancomat

di Jacopo Ricca

 

Massacrato di botte in canonica per una questione di soldi l'anziano parroco di Rivalta Bormida, don Roberto Feletto. Il sacerdote settantottenne è stato trovato ieri dai carabinieri in una pozza di sangue nella casa parrocchiale del paese vicino ad Acqui Terme. I militari, che sono arrivati sul posto perché alcuni vicini avevano sentito delle grida provenire dall'abitazione del prete, hanno arrestato con l'accusa di tentato omicidio Massimo Giuliano, un agricoltore di 33 anni, che era stato sorpreso nel giardino della parrocchia con gli abiti ancora sporchi di sangue.

Don Roberto in questo momento è ricoverato all'ospedale di Acqui Terme in prognosi riservata, ma prima di perdere i sensi è riuscito a dire poche parole ai carabinieri: "È stato Massimo a ridurmi così con il manico di un'accetta". La violenta lite sarebbe stata provocata dal rifiuto del parroco di fare un prestito all'uomo, già noto per furti nella zona. Questo avrebbe fatto scattare la violenza, il sacerdote è stato inseguito per le stanze della canonica, dove i militari hanno rilevato diverse tracce ematiche, colpito più volte alla testa e trascinato giù per le scale dove il giovane ha cercato di soffocarlo, prima di abbandonarlo in una pozza di sangue.

I carabinieri di Rivalta e del nucleo investigativo di Acqui hanno portato in caserma Giuliano dove lo hanno interrogato per diverse ore prima che il magistrato di turno decidesse il trasferimento nel carcere di Alessandria, dove ora è agli arresti con l'accusa di tentato omicidio. Il parroco oltre a numerose ferite alla testa e al volto, per le quali ha perso molto sangue, ha un grave trauma cranico e i segni di un tentativo di soffocamento.

Gli inquirenti sono ancora al lavoro per chiarire bene le ragioni dell'aggressione. L'uomo sorpreso mentre cercava di pulire le macchie di sangue, ha sostenuto di essere lì perché don Roberto Feletto lo aveva chiamato per badare alle piante del giardino, ma la sua versione non è stata ritenuta credibile fin da subito.