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C’è un senso unico per vivere l’amore
NEWS 9 Febbraio 2020    di Redazione

C’è un senso unico per vivere l’amore

Pubblichiamo uno stralcio di una conferenza tenuta da don Divo Barsotti (1914-2006) alla Scuola di Cultura Cattolica – Bassano del Grappa, il 17 febbraio 1986 (trascrizione non rivista dal relatore)

di Divo Barsotti

(…) La castità nel matrimonio è una forza che non distrugge il legame dell’uomo col mondo biologico. Una delle cose più belle per me è il Cantico dei Cantici, che conclude praticamente tutto l’Antico Testamento. Per me è impossibile che sia un libro che parla soltanto dell’amore umano. Parla di questo ma come simbolo, sacramento dell’amore dell’uomo per Dio e viceversa. Ora nel Cantico dei Cantici è proprio l’amore umano che diviene il simbolo dell’amore più alto di Dio per l’uomo, perché Dio prende l’uomo fin dalle radici più profonde. Dio non vuole solo l’anima dell’uomo, ma tutto l’uomo e con lui la creazione.

E’ una castità che implica il cammino dell’uomo verso l’alto. In un mio libro intitolavo un capitolo così: dal matrimonio alla verginità. La castità perfetta viene al termine non prima. Noi sacerdoti abbiamo dovuto fare un cammino che normalmente gli uomini non consacrati compiono in 60 anni. Di qui la pericolosità della castità perfetta. Da qui la difficoltà di mantenerla, e le crisi anche in religiosi. Castità perfetta vuol dire anticipare quella perfezione che normalmente l’uomo compie dopo un cammino lunghissimo di sacrificio e di mortificazione. Si anticipa la vita celeste, che è verginità. Nel cielo ci si unisce alla creatura attraverso Dio. Il matrimonio stesso ci porta a vivere quell’amore oblativo in cui la castità diviene perfetta.

La castità perfetta è il termine ultimo di tutti, senza esclusione.

D’altra parte rendiamoci conto che se la perfezione dell’uomo consistesse nell’uso soltanto della vita sessuale, Dio avrebbe creato degli esseri sbagliati. Se si vive solo la giovinezza per 25 anni, perché mai ci avrebbe creati immortali?

Il nostro cammino tende dunque di per sè alla castità, ed ecco perché si esige solo nel matrimonio la vita sessuale, perché in esso si assicurano quelle condizioni per le quali la forza enorme della sessualità viene arginata e portata a vivere sempre più in una sublimazione di sacrificio. Anche Freud sapeva questo.

Il fatto che in ogni civiltà vi sia il tabù del sesso indica che ogni civiltà è il frutto di una repressione dell’istinto, in modo che la forza insita nell’istinto sessuale, che è una forza terribile viene ordinata, arginata e portata a sollevare l’uomo da una vita puramente animale ad una vita spirituale, di cultura, di impegno morale, di vita religiosa.

E’ sempre nel far servire questa forza per dei fini che sono superiori ad un puro piano biologico che l’uomo sale. E’ questa l’unità del dinamismo verticale che lo porta verso Dio. E’ in questo.

Ecco perché i nostri Santi più grandi sono dei passionali. Hanno una forza che può portarli fino a Dio ma che può anche sconvolgere veramente ogni cosa. Delle “pappe molle” non li vogliamo. Se un seminarista è frigido, buttatelo fuori subito dal Seminario, dico spesso ai Rettori. Non può diventare sacerdote perché non può amare. Il sacerdozio implica un amore, grande. Chi sceglie Dio sceglie per amore, che esige un compimento infinito. Non si tratta di rinunce, ma di scelte. Dio ci chiede di scegliere Lui, non di rinunciare. E la scelta passa attraverso o la donna che abbiamo scelto, o per i sacerdoti attraverso la scelta diretta di Dio. Ma è sempre una scelta.

Non c’è vita umana senza amore. La castità se è vera, sarà sempre espressione di amore. Essa è la perfezione stessa dell’amore perché tende sempre di più a prenderti totalmente e a consumarti nel dono di tutta la tua vita ai fratelli, ai figli, alla Chiesa a Dio. Non si ama meno, si ama meglio. Ecco cosa vuoi dire la castità nel matrimonio, e che cosa vuoi dire la castità per l’uomo. Essa deve sempre essere il segno dell’amore. Se non è tale non è una virtù cristiana.

Allora è una virtù o una stoltezza? Se non è amore è una stoltezza. E’ un vizio, perchè la castità ti chiude in se stessa e in te stesso.

L’uomo solo per rifiuto non può amare. Coloro che non per colpa loro non hanno sposato devono superare seguendo il servizio di Dio. Non si può vivere l’amarezza di un rimpianto. Si deve vivere l’amore. La castità è sempre virtù di amore. Altrimenti è un vizio. Entrare nella vita scelta senza l’aiuto di Dio, vuol dire cadere spesso nei trabocchetti.

Chi non vive nella castità il proprio ordinarsi a Dio, un amore più perfetto, una donazione più piena di sè ai fratelli e al Signore allora la castità non è benedetta, non è una virtù, ma un vizio.

Essa è la forza che purifica il nostro amore e che dà la capacità di sollevare noi stessi e gli altri verso il Signore. Da qui si capisce l’importanza che ha il celibato per i sacerdoti. Perché sono nel popolo come maestri per un cammino di tutto il popolo verso il Signore. Devono precedere il popolo, e non possono farlo se non in quanto bruciano di un amore che li solleva già, anche nel loro copro verso Dio, in una vita di sacrificio e di donazione al Signore. (…) [fonte]


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