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Chiara Corbella Petrillo muove un passo verso gli altari. La difesa della vita, la santità  dell’esistenza
NEWS 26 Giugno 2017    

Chiara Corbella Petrillo muove un passo verso gli altari. La difesa della vita, la santità dell’esistenza

di Miguel Cuartero Samperi
su «In Terris»

 

A cinque anni dalla sua nascita al cielo, avvenuta il 13 Giugno 2012, la Chiesa apre la causa di beatificazione di Chiara Corbella Petrillo. Secondo le procedure è necessario che debbano passare cinque anni dalla morte prima che si possa dare inizio all’iter di beatificazione.

 

La Messa a San Lorenzo fuori le mura

L’annuncio è stato dato ufficialmente il 13 giugno scorso nella basilica di San Lorenzo fuori le mura alla fine della Celebrazione eucaristica per il suo quinto anniversario di morte presieduta da mons. Gianrico Ruzza, vescovo ausiliare per il settore Centro di Roma.

Una celebrazione che ha, ancora una volta, riunito tantissimi fedeli accorsi per ricordare Chiara e per ringraziare Dio per la sua vita. Molti i giovani – perché Chiara è giovane –, molti le madri – perché Chiara è una madre –, molte le famiglie – perché Enrico e Chiara formano, assieme ai loro tre figli, una famiglia dove splende tuttora in maniera palese la presenza di Dio nonostante la croce; una croce vissuta in piena accettazione della volontà di Dio, come una croce “dolce”, un “giogo soave”.

Coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere Chiara testimoniano come – sostenuta dal marito Enrico – abbia vissuto santamente ricercando sempre la volontà di Dio e affidando a Lui ciò che non riusciva a capire senza perdere mai la gioia e la speranza di fronte alla croce. Chi non ha avuto modo di conoscerla personalmente, l’ha conosciuta tramite le testimonianze che ha rilasciato prima di morire (oggi facilmente reperibili in rete), tramite le parole del marito Enrico e attraverso i racconti di tanti amici. In particolare, la testimonianza di due carissimi compagni, Simone e Cristiana, che hanno raccontato la storia di Chiara in un libro intitolato Siamo nati e non moriremo mai più (Porziuncola 2013).

Un libro che ha avuto un successo straordinario ed inaspettato, grazie al passaparola e soprattutto alla capacità di rivelare, mediante la scrittura, la bellezza di una vita spesa per Dio e per gli altri, senza mai perdere il sorriso e senza mai mettere se stessi al primo posto, ma accettando con un “Sì” quotidiano ciò che Dio, di volta in volta, le chiedeva.
La vicenda ha varcato i confini nazionali anche grazie alle diverse traduzioni di questo libro pubblicato in Spagna (Palabra), in Francia (Artege), in Portogallo (Editorial A.O.) e negli Stati Uniti d’America (Sophia Institute Press).

La storia di questa ragazza nata a Roma nel 1984 e morta a soli 28 anni per un carcinoma alla lingua (qui in sintesi la sua storia) continua ad affascinare ed a commuovere tutti coloro che ne vengono a conoscenza. Ma è soprattutto (ed è questa la cosa più importante) una testimonianza che imprime il desiderio di santità, di imitare Chiara per seguire Gesù come via maestra verso la piena felicità. È per questo che il marito Enrico si è speso per “portare” la sua Chiara a tutti, perché la testimonianza di questa giovane madre possa essere una consolazione, un aiuto ma anche una scintilla capace di imprimere coraggio e fiducia in Dio. “Sono contento – ha affermato in una recente intervista rilasciata ad Aleteia – che lei sia sempre più degli altri e un po’ meno mia”.

 

Il processo di beatificazione

Il processo verrà avviato regolarmente seguendo la prassi della Chiesa e le norme stabilite dal Codice di Diritto Canonico e dalla Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister. Ciò che si richiede per avviare il processo è anzitutto che il fedele defunto goda di “fama di santità” in mezzo al popolo di Dio e che si certifichi che abbia praticato le virtù cristiane in grado “eroico”.

L’Istruzione Sanctorum Mater indica la finalità della prima fase dell’iter di beatificazione: “Queste cause sono finalizzate alla raccolta delle prove per raggiungere la certezza morale sulle virtù eroiche o sul martirio del Servo di Dio di cui si chiede la beatificazione e la canonizzazione” (art. 1). Il fedele defunto di cui è iniziata la causa di beatificazione è chiamato dalla Chiesa “Servo di Dio” (art. 4 §2).

Come postulatore della causa è stato designato il padre carmelitano Romano Gambalunga. Sarà lui a seguire personalmente l’iter necessario affinché la Chiesa riconosca la santità di vita di Chiara. A sostegno della causa, un nutrito gruppo di amici di Chiara Corbella ha fondato un’associazione che – oltre all’impegno nella carità – si occuperà di raccogliere le testimonianze, i documenti e le memorie di Chiara così come le donazioni e i contributi necessari per il proseguimento delle ricerche.

L’iter non è semplice: è necessario che le diverse parti coinvolte nell’inchiesta, in collaborazione tra loro e coordinate dalla Congregazione delle Cause dei Santi, seguano con estrema precisione una serie di norme stabilite dalle autorità ecclesiastiche. Per la beatificazione – come spiega una nota della Congregazione delle Cause dei Santi – “occorre un miracolo attribuito all’intercessione del Servo/a di Dio, verificatosi dopo la sua morte. Il miracolo richiesto deve essere provato tramite un’apposita istruttoria canonica, seguendo una procedura analoga a quella per le virtù eroiche”.

Ma prima di parlare di miracoli ottenuti per l’intercessione di Chiara, si indagherà innanzitutto sui documenti da lei scritti e sulle registrazioni delle sue testimonianze; saranno interrogati i parenti e gli amici così come sacerdoti che l’hanno seguita e accompagnata e i medici che l’hanno avuta in cura.

 

“Luce del mondo”

Se a Enrico, alla famiglia, agli amici più intimi e a padre Vito d’Amato (il padre spirituale della giovane coppia) l’apertura di un processo di beatificazione poteva sembrare qualcosa in contrasto con la discrezione di Chiara, è stato il Vangelo del giorno, proclamato nell’Eucaristia del quinto anniversario, a confermare che questa è la volontà di Dio. Si è proclamato il Vangelo di Matteo dove Gesù si riferisce ai suoi discepoli chiamandoli “sale della terra” e “luce del mondo”.

Aggiunge Gesù: “Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

È con questo spirito che si apre il cammino di Chiara verso la santità, che Chiara a sette anni chiedeva a Maria e a Gesù, senza avere l’impressione di chiedere troppo: “Maria e Gesù vi prego fate che io diventi santa” (il testo autografo è stato stampato su un ricordino distribuito alla fine della Santa Messa). Dio ha dato ascolto alla preghiera di quella bambina: Chiara sale sul candelabro per essere una luce che risplende davanti agli uomini, affinché – vedendo che le sue opere sono buone – “rendano gloria al Padre che è nei cieli”.