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Cina, la congiura del silenzio sul vescovo sequestrato
NEWS 14 Novembre 2018    di Ermes Dovico

Cina, la congiura del silenzio sul vescovo sequestrato

«Ce lo aspettavamo. La notizia dell’ennesimo arresto – il quinto in due anni – di mons. Pietro Shao Zhumin, vescovo di Wenzhou, è passata sotto silenzio. Eccetto per alcuni media spagnoli e inglesi, e qualche raro sito italiano oltre ad AsiaNews, sembra che trascinare un vescovo, molto noto in Cina per la sua dirittura e il suo coraggio, a subire decine di giorni di indottrinamento come ai tempi della Rivoluzione culturale, non sia una notizia degna di nota, anzi qualcosa di fastidioso, che vale la pena far tacere».

Inizia così l’editoriale di ieri di padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News, che denuncia il silenzio mediatico sul sequestro di monsignor Zhumin, prelevato dalla polizia cinese ormai cinque giorni fa, come la stessa agenzia del Pime aveva puntualmente reso noto. Zhumin ha subito cinque sequestri in due anni perché appartenente alla Chiesa «sotterranea», come viene chiamata dal regime comunista la comunità cattolica non riconosciuta dal governo ma da sempre in comunione con la Santa Sede. Scopo del sequestro, definito dalle autorità cinesi un «periodo di vacanza», è indottrinare il vescovo nel tentativo di farlo aderire all’Associazione patriottica (Ap), ossia la ‘chiesa’ indipendente dal Papa e direttamente soggetta al controllo del Partito comunista. La novità, stavolta, è che l’ennesima privazione della libertà del prelato arriva nonostante l’accordo provvisorio – sottoscritto il 22 settembre – tra la Cina e la Santa Sede sulle nomine dei vescovi.

LE PERSECUZIONI CONTINUANO, NEL SILENZIO DEI MEDIA

Padre Cervellera ritiene che «il silenzio dei media – specie dei media cattolici – nasca anzitutto dalla vergogna», dovuta all’esaltazione del suddetto accordo da parte di diversi commentatori. Un’esaltazione arrivata malgrado i richiami alla realtà (che è una realtà di persecuzioni) pronunciati da persone informate sui fatti cinesi come il cardinale Joseph Zen. Quest’ultimo è andato a Roma un paio di settimane fa per consegnare al pontefice una lettera di sette pagine, chiedendogli di prestare attenzione alla crisi che sta affliggendo la Chiesa sotterranea in Cina.

Le persecuzioni, appunto, proseguono. Qualche giorno prima di monsignor Zhumin sono stati sequestrati pure quattro sacerdoti sotterranei, anche loro rifiutatisi di aderire all’Ap, il cui statuto è «inconciliabile con la dottrina cattolica», come scriveva Benedetto XVI nella sua Lettera ai cattolici cinesi, definita «ancora valida» dallo stesso papa Francesco. Inoltre, ricorda padre Cervellera, agli ultimi sequestri dobbiamo aggiungere «le chiese chiuse e sigillate, le croci distrutte, le cupole rase al suolo, i santuari demoliti, il divieto attuato dalla polizia ai minori di 18 anni di andare in chiesa o partecipare al catechismo», tutti fatti che pongono seri interrogativi sull’efficacia dell’accordo. Da un lato, secondo il missionario il patto «è buono perché evita il sorgere di vescovi scismatici», ma dall’altro dimentica i martiri e in concreto «lascia intatta la situazione in cui l’Ap e il Fronte Unito [l’organismo che sovrintende alle attività religiose, ndr] si percepiscono i veri capi della Chiesa cattolica in Cina (e non il papa)».

Rimane poi il nodo della segretezza dell’accordo, i cui effettivi contenuti sono sconosciuti ai nostri stessi fratelli della Chiesa sotterranea. Il che, spiega padre Cervellera, «permette alla Cina di dare la propria interpretazione. Fronte unito e Ap costringono sacerdoti e vescovi ad iscriversi alla Chiesa “indipendente”, dicendo che “il papa è d’accordo con noi”, tanto che diversi cattolici sotterranei sospettano con amarezza che il Vaticano li abbia abbandonati nella tormenta».

«IL COMPLESSO PAPOLATRICO»

Nella sua analisi del silenzio di molti media di area cattolica, il direttore di Asia News denuncia quello che chiama un «complesso papolatrico». E spiega: «Siccome papa Francesco è un sostenitore dell’accordo con la Cina e un coraggioso fautore del dialogo con la cultura cinese, sembra che mettere in luce le persecuzioni sia un’offesa al pontefice». Invece, proprio «papa Francesco ha sempre sottolineato che lui ama la schiettezza e non l’adulazione»; ma il complesso di cui sopra porta all’attuale anomalia: «Di qualunque cosa si parli, ci si domanda sempre “è a favore o contrario a Francesco?”».

Di fronte a questo atteggiamento errato, padre Cervellera esplicita: «Cercare la verità e il bene per la Chiesa in Cina non mi sembra un complotto contro il pontefice, al quale rimaniamo affezionati come al nostro capo della Chiesa e segno visibile della nostra unità. Ma chi si mostra così difensore del papa e così silenzioso sulla persecuzione dei cristiani in Cina, rischia di non amare né Francesco, né la Chiesa, ma solo il suo progetto ideologico per la Chiesa futura, mentre lascia che quella di oggi venga soffocata».

«IL COMPLESSO MERCATOLATRICO»

C’è poi il silenzio dei media cosiddetti «laici», che padre Cervellera attribuisce a «un complesso “mercatolatrico”, di divinizzazione del mercato cinese. Si tace su persecuzione e arresti perché è “cosa troppa piccola”», rispetto ad altre questioni come la guerra dei dazi, ma «non ci si accorge che la libertà religiosa di un Paese è segno della sua “bontà”».


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