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Come si puà credere ancora in Dio dopo un terremoto? Smettendo di pensare che la fede sia cosa da piccoli
NEWS 9 Novembre 2016    

Come si puà credere ancora in Dio dopo un terremoto? Smettendo di pensare che la fede sia cosa da piccoli

Come si può credere ancor in Dio dopo un terremoto? È la domanda che da settimane rimbalza di persona in persona tra coloro che hanno subito danni e perdite in famiglia.

Diverse le risposte. Alcune sono state fonte di polemiche, ma la più interessante e diffusa in rete è quella fornita da Don Luigi Maria Epicoco. Il giovane sacerdote 36enne è stato invitato il 2 novembre scorso alla trasmissione di Rai 2 “Nemo – Nessuno escluso”. Da anni, don Luigi vive nella diocesi di L’Aquila e subì il drammatico terremoto del 2009 in cui perse molti amici che erano stati con lui poche ore prima delle scosse.

Come parroco della Parrocchia universitaria San Giuseppe Artigiano si è occupato in prima persona della ricostruzione per la Diocesi. Epicoco è anche autore di libri e articoli relativi a temi di filosofia e di teologia, è titolare di una cattedra alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR Fides et Ratio de L’Aquila, e direttore della residenza Universitaria San Carlo Borromeo nella città abruzzese.

Nella trasmissione Rai, ha detto: “Mi hanno fatto una domanda terribilmente seria: ‘Come si può credere in Dio dopo il terremoto?’. A questa domanda non risponde il prete, risponde il sopravvissuto perché io sono uno di quei dei sopravvissuti del tremendo terremoto del 6 aprile 2009 all’Aquila. Io vivo e tante persone a cui volevo bene no, sono morte. Cinquantaquattro dei miei ragazzi sono rimasti seppelliti in quel terremoto, persone che avevo toccato e abbracciato poche ore prima.

Come si può ancora credere ancora in Dio dopo un terremoto? Devo essere molto sincero perché la mia fede è rimasta seppellita la sotto, perché mi sono sentito esattamente come si sente un bambino quando pensa che siccome ha una mamma ed un papà che lo amano non gli capiterà mai niente di male non cadrà mai dalla bicicletta, non si farà mai male al ginocchio, non avrà dubbi non sarà confuso.

Eppure questo succede, capita, e tu rimani  deluso e dici perché? Se mia mamma mi ama e mio padre mi ama, perchè non mi hanno difeso dalle contraddizioni della vita dalla cose difficili che una persona incontra, perché? Ecco io ho lasciato la mia fede seppellita là sotto perché anch’io ho pensato questo: ‘Se ci ami perché ci fai questo?’

Poi ho pensato che in comune con questo bambino abbiamo una cosa. Un’idea forse non giustissima di cosa sia l’amore. L’amore non è una assicurazione ‘Kasco’ che ti dice siccome ti amo ti proteggo da tutte quello che ti accade, l’amore è un’altra cosa. L’amore è dire io ti amo, per questo puoi vivere anche una cosa difficile, ma non posso evitarti la vita.

Si bara quando si dice ti amo, ti proteggo dai problemi, ti proteggo dalle contraddizioni, ti proteggo dalla sofferenza, perché questo poi accade succede. A che cosa serve l’amore? A ricordarti proprio perché sei amato e quindi anche il dolore, anche la cosa che sembra più assurda e più contraddittoria, non è al disotto della serenità e tu puoi viverlo. Questo è l’amore. Quando uno ti ama non ti educa alla vita, ma ti dice che tu puoi affrontarla anche se difficile.

Soltanto una persona che si sente profondamente amata può accettare anche di perdere e non essere disperato. Non perché uno ha la risposta, perché io non ho la risposta, non lo so perché questo succede, accade. So soltanto che per se io smetto di pensare all’amore allora non c’è fiducia nella vita non c’è fiducia dentro di me. Io ho compreso una cosa, che di fronte a cose così difficili come un  terremoto come una sofferenza ciascuno di noi non ha bisogno di vivere una scossa sismica per dire di aver vissuto un terremoto, ciascuno di noi ha un terremoto dentro, non calcola eppure succede.

Davanti a tutto questo noi non possiamo rimanere uguali, o si diventa migliori o si diventa persone disperate che pensano che l’unica risposta sia il vuoto. Ecco io ho capito questo, che queste cose devono tirare fuori il meglio di noi. Queste cose difficili forse ci tolgono il primo strato di pelle ci fanno sentire la vita  in una maniera diversa. Io non ho risposte  perché forse ho scoperto una parte della mia umanità che non conoscevo. Al termine di quella notte sono stato deluso come quel bambino e forse al termine di quella delusione ho incontrato davvero Dio che non era quello che mi ero inventato ma uno che è fuori dalle mie aspettative”.