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Gesù Cristo torna davanti a un tribunale: alla Cedu
NEWS 10 Ottobre 2019    di Andrea Zambrano

Gesù Cristo torna davanti a un tribunale: alla Cedu

L’argomento è disgustoso, ma tocca occuparcene per dovere di cronaca. In Spagna c’è un artista, si fa per dire, che nel 2015 ha creato un’opera d‘arte speciale, anche qui si fa per dire. Ha trafugato la bellezza di 242 ostie consacrate e le ha dislocate sul pavimento andando a comporre la parola “pederastia”. La cosa contempla una infinità di sacrilegi, bestemmie e anche reati penali, ma in Spagna ultimamente sono abituati a profanare i corpi, come accade per quello di Francisco Franco. Così, all’artista non è accaduto niente. Adesso però su quell’episodio di sacrilegio dovrà pronunciarsi il Tribunale europeo dei diritti umani, dato che di diritti violati ce ne sono tanti, a cominciare da quello dei fedeli di non vedere lordato il corpo di Cristo, quanto di più sacro esista su questa terra.

Bene ha fatto dunque l’associazione spagnola degli avvocati cristiani che è riuscita a farsi ammettere il ricorso dalla Cedu, che ha sede a Strasburgo e c’è da lodarla dato che ha dovuto presentare l’esposto niente meno che contro il Regno di Spagna. A così tanto ci si deve spingere, ma ormai la cattolicissima Spagna è solo un miraggio nei libri di scuola. Responsabile dell’orribile sacrilegio ovviamente non è stato il Re, ma il comune di Pamplona che nel novembre 2015 era amministrato da Bildu, la coalizione di nazionalisti di sinistra vicina – o erede – del movimento terroristico dell’Eta. Venne esposta l’opera dell’artista, si fa per dire, Abel Azcona, il quale si vanta e non da oggi delle sue opere, si fa per dire, palesemente anticristiane.

Da qui l’accusa: l’organizzazione degli avvocati cristiani considera che l’amministrazione spagnola ha violato i diritti alla libertà religiosa e alla non discriminazione oltre a quello alla vita privata. L’artista, si fa per dire, si era vantato di aver assistito a tante messe e di aver sottratto ogni volta un’ostia. Insomma: un sacrilego seriale che dovrebbe essere richiuso in un manicomio dopo aver cosparso di acqua benedetta le pareti del carcere.

Invece a Azcona non accadde nulla, nonostante le polemiche. Gli avvocati cristiani sporsero querela ravvisando i delitti di sentimenti antireligiosi racchiusi negli articoli 524 e 525 del codice penale spagnolo. Ma il tribunale competente di Navarra nel febbraio 2016 archiviò il caso senza tenere in conto che Azcona aveva proprio voluto scegliere delle particole consacrate e non un semplice simbolo perché sennò per i cristiani non avrebbero avuto alcun significato. Coerente, infatti, con quanto pensa il demonio, chiedere ad un esorcista per ragguagli.

Ma gli avvocati non si sono dati per vinti e hanno così chiesto al Tribunale costituzionale, che ha dato il via libera per iscrivere la causa alla corte dei diritti umani. Che presto dunque dovrà pronunciarsi. Poi, un giorno, sarà anche il momento del tribunale dei diritti divini. E lì non vorremmo essere nei panni di questo artista, si fa per dire.


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