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I cattolici slovacchi e il rito della benedizione delle acque: «contro le insidie dei nemici visibili ed invisibili»
NEWS 13 Gennaio 2016    

I cattolici slovacchi e il rito della benedizione delle acque: «contro le insidie dei nemici visibili ed invisibili»

Il rito della benedizione delle acque guidato dal metropolita Ján Babjak, arcivescovo della diocesi di rito bizantino di Prešov, in Slovacchia.

Il 6 gennaio la chiesa bizantina celebra l'Epifania o Teofania, festa della manifestazione della Divinità di Cristo.
Questa Festa, detta anche Festa delle Luci, è dopo la Pasqua la maggiore e più sentita delle feste del calendario bizantino.

Tutta l'officiatura è incentrata sul Battesimo di Gesù nel Giordano, ricordato nei Tropari e nel Vangelo (Mt. 3, 3-17) della Divina Liturgia, mentre l'inno «Quanti siete stati battezzati in Cristo, di Cristo vi siete rivestiti. Alleluja» cantato in luogo del Trisaghion ci ricorda che questo era nell'antichità uno dei giorni in cui si amministrava il Battesimo.

Alla vigilia vengono recitate le Grandi Ore, ed il Vespro è seguito dalla Liturgia di S. Basilio e quindi dal Megas Aghiasmòs.

Per comodità pastorali questo viene ripetuto la mattina della festa, ed in alcuni casi una terza volta sempre la mattina benedicendo l'acqua di una fontana o di una sorgente, in taluni casi, in contrasto con il significato del rito, addirittura quella del mare o di altra fonte non potabile.

Il Megas Aghiasmòs, la Grande Benedizione (propriamente «Santificazione») dell'Acqua viene compita appunto il giorno dell'Epifania, mentre il Micros Aghiasmos può essere compiuto a secondo le tradizioni il primo di ogni mese o quando se ne abbia necessità.

L'Acqua del Megas Aghiasmos è un sacramentale – per gli ortodossi quasi un sacramento – che viene usata per benedire le case, le persone e gli animali; viene bevuta dai fedeli, ma non può essere data agli animali come avviene per quella del piccolo aghiasmos; viene conservata, ma non è usata per il Battesimo.

La cerimonia ha luogo presso il fonte battesimale od una fontana, a cui si recano processionalmente i celebranti ed i fedeli cantando tropari.

Dopo la lettura di tre profezie, dell'Epistola e del Vangelo, il diacono propone una serie di intenzioni di cui alcune specifiche:

Affinché sia santificata quest'acqua con la virtù e la potenza e la venuta dello Spirito Santo, preghiamo il Signore.
Affinché discenda su queste acque l'azione purificatrice della sovrasostanziale Trinità, preghiamo il Signore.
Affinché siano donate ad esse la grazia della redenzione e la benedizione del Giordano, preghiamo il Signore.
Affinché noi possiamo essere illuminati con la luce della conoscenza e della pietà per la venuta dello Spirito Santo, preghiamo il Signore.
Perché quest'acqua possa divenire dono di santificazione, lavacro dei peccati per la guarigione dell'anima e del corpo, ed idonea per ogni utilità, preghiamo il Signore.
Perché quest'acqua divenga sorgente di vita eterna, preghiamo il Signore.
Affinché si manifesti riparo contro tutte le insidie dei nemici visibili ed invisibili, preghiamo il Signore.
Per coloro che ne attingono e ne prendono per la benedizione delle loro case, preghiamo il Signore.
Perché possa servire per purificazione delle anime e dei corpi di tutti quelli che la prendono e la usano con fede, preghiamo il Signore.
Affinché siamo resi degni di essere ripieni di santificazione per la partecipazione di queste acque all'invisibile manifestazione dello Spirito Santo, preghiamo il Signore.

Il Sacerdote recita quindi ad alta voce una lunga preghiera, chiedendo a Dio la santificazione dell'acqua:

… Tu stesso dunque, o Re amico degli uomini, sii presente anche ora per la venuta del tuo Santo Spirito e santifica questa acqua.
… Tu stesso anche ora, o Signore, santifica quest'acqua con il Tuo Santo Spirito.

Il sacerdote immerge quindi la Croce nell'acqua, per rinnovarne il battesimo, si tratta infatti del battesimo della Croce. Benedice poi i presenti aspergendoli con l'acqua mediante un ramoscello di erbe profumate.

I fedeli attingono l'acqua e la bevono o la portano a casa per conservarla in caso di necessità.