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Il «Kyrie eleison», nella Messa la supplica a Dio per ricevere la piena ricchezza della sua misericordia
NEWS 25 Settembre 2017    

Il «Kyrie eleison», nella Messa la supplica a Dio per ricevere la piena ricchezza della sua misericordia

di Philip Kosloski su «Aleteia»

 

Nel rito romano, il latino è la lingua ufficiale della Messa, in genere tradotto poi in volgare. Nella liturgia, però, una frase si distingue dalle altre perché le sue parole non sono in latino ma in greco.

Durante il rito penitenziale all’inizio della Messa, il sacerdote o il diacono a volte dirà – o il cantore intonerà – Kyrie eleison (Signore, pietà), parole greche che non sono mai state tradotte in latino. Perché?

In primo luogo, secondo Catholic Encyclopedia, “è certo che la liturgia a Roma fosse in una certa epoca recitata in greco (apparentemente fino alla fine del II secolo)”. A questo riguardo, le parole greche ci ricordano le nostre origini greche. Al di là della Messa, il Nuovo Testamento fu originariamente scritto in greco, e gli apostoli evangelizzavano spesso ebrei e gentili che parlavano questa lingua. La liturgia divina delle Chiese orientali, che mantiene le forme antiche, inserisce la frase Kyrie eleison, o il suo equivalente in altre lingue, in molti punti durante la Messa. È una risposta comune alle litanie, come sentiamo quando recitiamo la litania dei santi nella Veglia pasquale.

Alcuni studiosi, tuttavia, pensano che le parole Kyrie eleison non siano ciò che resta del greco, ma siano state aggiunte secoli dopo nel rito romano. Ciò vuol dire che l’inclusione dei termini greci nella Messa latina è stata deliberata e significativa.

Si ritiene che il motivo principale per cui la frase Kyrie eleison non sia stata tradotta in latino è che le parole avrebbero perso il loro significato originario. Il libro Orthodox Worship descrive il vero significato di questa frase:

«La parola 'misericordia' in inglese è la traduzione del terminie greco eleos. Questa parola ha la stessa radice dell’antica parola greca per indicare l’olio, più precisamente l’olio d’oliva, una sostanza che veniva ampiamente usata per alleviare i lividi e le ferite minori. L’olio veniva versato sulla ferita e massaggiato piano, confortando e ripristinando la parte ferita. La parola ebraica che viene tradotta come eleos e misericordia è hesed, e significa amore costante. Le parole greche per ‘Signore, pietà’ sono ‘Kyrie, eleison‘, ovvero ‘Signore, alleviami, confortami, porta via il mio dolore, mostrami il tuo amore costante’. In questo modo, la misericordia non si riferisce tanto alla giustizia o all’assoluzione, un’interpretazione molto occidentale, ma all’infinita bontà amorevole di Dio e alla sua compassione per i figli sofferenti. È in questo senso che preghiamo ‘Signore, pietà’ con grande frequenza nella liturgia divina».

Alla luce di questa spiegazione, la frase sottolinea la bellezza e la profondità della misericordia divina, e mostra un Dio d’amore che vuole fasciare le nostre ferite da Medico Divino qual è. Anziché stare di fronte a un tribunale all’inizio della Messa chiedendo misericordia a un giudice potente, siamo di fronte a un Dio compassionevole che è pronto a risollevarci quando cadiamo.

E allora, anche se può sembrare strano pronunciare parole greche a Messa, la Chiesa le ha scelte secoli fa proprio per il loro significato profondo e potente.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]