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Il martirio di Bahgat Zakhar, copto ucciso dagli jihadisti perchè non ha abiurato la vera fede
NEWS 7 Aprile 2017    

Il martirio di Bahgat Zakhar, copto ucciso dagli jihadisti perchè non ha abiurato la vera fede

di Leone Grotti su «Tempi»

 

Era sulla “lista delle persone da uccidere” dello Stato islamico, ma convertendosi all’islam avrebbe potuto salvarsi lo stesso. Invece Bahgat Zakhar, cristiano copto di 58 anni e padre di due figli, ha preferito restare cristiano. Ed è stato brutalmente assassinato con un colpo di pistola alla testa.

CACCIA AL COPTO. Zakhar è uno degli otto cristiani uccisi in pochi giorni dai jihadisti nella città di el-Arish, Sinai del Nord, Egitto. La serie di omicidi a febbraio aveva causato la fuga di oltre mille cristiani (su 1.700 residenti nella zona). Ora molti stanno tornando alle loro case, anche se l’Isis ha tutto l’interesse di tornare a colpirli per mettere in difficoltà il governo egiziano. In tanti invece restano nella città di Ismaliya, dove hanno trovato rifugio.

«CONVERTITI E SEI SALVO». Tra questi ultimi c’è la moglie di Zakhar, che ha raccontato al Times come è avvenuto l’omicidio del marito in base al racconto di alcuni testimoni. I jihadisti lo hanno raggiunto armati di pistole. Lui, che sapeva di essere sulla lista nera, è andato loro incontro per stringergli la mano. Loro lo hanno preso, lo hanno fatto inginocchiare e, puntandogli la pistola alla tempia, gli hanno intimato: «Pentiti, infedele. Convertiti all’islam e avrai salva la vita». Lui si è rifiutato scuotendo la testa e i terroristi l’hanno freddato.

«NON CI SENTIAMO SICURI». Fawzia si chiede come sia possibile che suo marito sia stato ucciso in pieno giorno. «Dopo averlo assassinato non sono neanche scappati. Hanno continuato a camminare per strada. Non temevano di essere arrestati dalle forze di sicurezza, nonostante fosse pieno di agenti in giro», continua. Ora ha paura per il figlio 17enne, Maros: «Potrebbero venire a prenderlo in ogni momento».
George e sua moglie Sabreen, rispettivamente 62 e 53 anni, sono tornati a el-Arish, anche se hanno paura: «Siamo sulla lista, non ci sentiamo al sicuro. L’Isis sa benissimo dove trovarci». Il cristiano non critica polizia o esercito però: «Le forze di sicurezza soffrono forse più dio noi: anche loro vengono massacrati».