martedì 23 aprile 2024
  • 0
Il vescovo Mà¡rfi: con i musulmani l’integrazione è possibile se restano una piccola minoranza
NEWS 6 Settembre 2016    

Il vescovo Mà¡rfi: con i musulmani l’integrazione è possibile se restano una piccola minoranza

Intervista a Mons. Gyula Márfi, arcivescovo di Veszprém, da Riscossa Cristiana

 

di Andras Kovacs

 

– Un uomo della jihad ha assassinato un prete cattolico in Francia. Lei, come esponente della Chiesa, cosa ne pensa di questo atto, come è riuscito a viverlo nel suo animo?

– Non mi ha sorpreso particolarmente il caso, perché non era una novità. Oggi ammazzano un prete, domani un bambino innocente, dopodomani invece 84 persone in un luogo – non riesco a fare una grande differenza tra questi atti, sono tutti omicidi per odio, per vendetta. Naturalmente nel caso del prete poteva avere un ruolo il fatto che rappresentava un’altra chiesa rispetto a quella dell’assassino.

– Negli ultimi tempi sono diventati particolarmente numerosi questi atti aggressivi svolti per odio e per vendetta. Secondo Lei quale può esserne la causa?

– E’ vero che non tutti i musulmani ed immigrati sono terroristi, ma c’è da considerare che quasi tutti i terroristi sono musulmani e immigrati. E’ evidente che c’è un legame tra le due cose. C’è un mondo di fronte alla nostra cultura cristiana che non sopporta questo. Non ci consola per niente il fatto che gli autori degli atti violenti in gran parte vivevano già da tempo in Europa, poi hanno aderito allo Stato Islamico e ci sono tornati, perché anche questo dimostra che non sono capaci di integrarsi.

Mi lasci raccontare una storia. Il generale francese De Gaulle concesse l’indipendenza all’Algeria nel 1962; gli fu anche chiesto di dare a tutti gli algerini la cittadinanza francese. Lui rispose così: “E’ una cosa positiva che esistano francesi gialli, neri o marroni. Questo dimostra che la Francia è aperta nei confronti di tutti e ha un approccio universale. Ma questo è possibile solo con una condizione: che loro rappresentino solo una piccola percentuale della popolazione. (…) Non venite a raccontarmi delle fiabe per bambini. I musulmani? E’ evidente che loro non sono francesi! Chi sostiene l’integrazione, ha il cervello di un colibrì anche se si credono grandi scienziati. Provate ad integrare l’olio con l’aceto, versateli in una bottiglia, scuotetelo bene e vedrete che dopo un po’ di tempo si separano.”

I musulmani non ci riterranno mai pari a loro, perché nei loro occhi noi siamo infedeli, Kafir. Appena fossero in maggioranza e potessero prendere il potere, lo userebbero contro di noi. Chiediamo a quelli che non sono musulmani e vivono in paesi musulmani. Non ai politici e ai turisti che ci accolgono con gentilezza. Già ora si vede che quando sono in gruppo sono grezzi e possono essere duri.

– Gli atti terroristici di adesso sono quindi i segnali di questa non accettazione?

– E’ ovvio che sono correlati in qualche modo. Il sistema islamico è anche un sistema totalitario, proprio come il nazismo o il comunismo. Il nazismo si ritiene superiore basandosi sulla razza, il comunismo basandosi sulla classe, mentre l’islamismo si basa sulla religione. Dobbiamo prenderne atto, dobbiamo voler bene ai musulmani in questo modo, ma naturalmente questo affetto non esclude la protezione.

– Il papa Francesco recentemente ha detto riguardo all’omicidio del prete francese che non bisogna mettere il segno dell’uguaglianza tra l’islam ed il terrorismo perché anche i cattolici commettono degli atti aggressivi tutti i giorni.

– Ma loro non li commettono basandosi sulla religione, non li fanno perché l’altro non è cattolico. Chi fa così, lo fa proprio perché non è un vero cattolico. Non bisogna mettere il segno dell’uguaglianza tra omicidio e omicidio, tra violenza e violenza. Come neanche tra musulmano americano e musulmano europeo. In America i musulmani frequentano le chiese e ci pregano. In Europa non è così. E’ vero che adesso ho constatato con piacere che anche dei musulmani hanno partecipato alla messa sacrificale per il prete cattolico ucciso, anche se questo può essere una finta. Non dico che tra i musulmani nessuno ha pianto onestamente il prete Hamel, ma dobbiamo sapere che la maggior parte dei musulmani – in testa con la Turchia – è interessata alla conquista pacifica, poi al successivo asservimento dell’Europa e da questo punto di vista l’azione terroristica è un atto controproducente.

– Ha menzionato la protezione: secondo molti, in pratica siamo già in guerra. Lei è d’accordo?

– Possiamo dire che c’è una guerra. Sappiamo che anche prima c’era una guerra; poi nel 732 sono riusciti a fermarli a Poitiers, poi più tardi nel 1686 anche Buda si è liberata dalla conquista turca. Ma nel frattempo la cultura cristiana, gli indigeni cristiani si sono estinti. Ora non riescono ad occupare l’Europa con le armi, ma secondo il mio parere anche dietro questa invasione c’è questo scopo. Gerhard Bellinger scrive nella sua Grande enciclopedia delle religioni pubblicata nel 1986 che secondo il diritto statale islamico il mondo si divide in due parti: Al Dar al-Islam, cioè al territorio islamico e Al Dar al-Harb, cioè i paesi ancora non sotto il potere musulmano. Questi sono possibili luoghi di guerra e l’obbligo della guerra santa che riguarda la comunità musulmana sussiste finché tutto il mondo non è sotto il potere musulmano. Chi muore in questa guerra è un martire e va in Paradiso.

– Secondo Lei cosa si potrebbe fare per gestire questa situazione in Europa?

– Non ho la pietra dei saggi, ma in ogni modo l’immigrazione illegale va fermata. Fermandola si potrebbe diminuire il numero delle azioni terroristiche. Ribadisco, io non ce l’ho con i musulmani e riconosco che quando uno si trova in difficoltà, indipendentemente dalla sua religione, va aiutato, ma non possiamo far entrare tutti senza documenti. Purtroppo mi pare che il mondo islamico si sta radicalizzando: prima i membri delle famiglie distinte egiziane andavano a studiare in Francia e facevano le lodi di Parigi, della cultura francese, le donne abbandonavano il chador, ora vediamo il contrario. Non bisogna generalizzare ma è consigliata una precauzione senza odio. Siate gentili come le colombe e prudenti come i serpenti.

Bisogna mettere in risalto anche la responsabilità delle società benestanti nei confronti delle popolazioni che vivono in miseria. Bisognerebbe aiutarli più efficacemente perché possano vivere serenamente nei loro paesi.