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Social freezing, c’era una volta la maternità
NEWS 3 Settembre 2019    di Raffaella Frullone

Social freezing, c’era una volta la maternità

«Ero agli inizi di una nuova relazione dopo la fine di una lunga storia e non me la sentivo di mettere già al mondo un bambino. Inoltre avevo appena cambiato lavoro e ci tenevo moltissimo, ho sempre pensato che avere figli sia un enorme stop alla carriera. Però avevo 34 anni ed ero consapevole che il mio orologio biologico procedeva a mio sfavore. Allora mi sono detta: perché no? Perché non utilizzare questo fantastico strumento scientifico?». Così Alice racconta la sua storia dalle pagine di Cosmopolitan di settembre in un articolo dal titolo «Social freezing – ecco perché ho congelato i miei ovuli (e sto pensando di rifarlo)».

Il sommario dice così: «Oggi la scienza ti permette di prenderti più tempo per realizzare i tuoi sogni di carriera e amore, senza rinunciare ad avere un figlio quando lo vorrai. Merito di una tecnica che bypassa la biologia. Una ragazza che l’ha provata racconta come funziona». Più che un articolo sembra una promozione di Privalia, della serie «se vuoi esser cool, devi assolutamente provare il social freezing».

La rivista, diffusa tra le giovanissime, spiega poi: «Con questo termine (o egg freezing) s’intende la crioconservazione dei propri ovociti. Lo scopo è garantirti la possibilità di una gravidanza più avanti nel tempo. Quando troverai l’uomo della tua vita e avrai ottenuto l’avanzamento di carriera che meriti, per esempio. In altre parole quando ti sentirai pronta, il che in Italia secondo le statistiche accade a 31,8 anni. Peccato che a causa del calo fisiologico della fertilità a quel punto concepire in modo naturale potrebbe essere difficoltoso. Oggi, però, la scienza ti permette di aggirare l’ostacolo, a condizione di agire precocemente. Merito di una pratica che negli Usa è sempre più diffusa e che da un paio d’anni fa perfino parte dei benefit aziendali per le dipendenti di big company come Fb, Apple e Google. Il social freezing appunto».

Manca solo l’emoticon con i cuoricini a stella che palpitano e poi sembra una chat di Whatsapp tra ragazzine che parlano dell’ultima crema antiacne che risolve la vita. Peccato si stia parlando d’altro. Il ginecologo, racconta “Alice”, «mi ha consigliato di congelare gli ovuli il prima possibile, altrimenti tra un paio di anni forse avrei dovuto ricorrere all’eterologa, cioè alla fecondazione tramite ovodonazione. Ero giovane e nessuna delle mie amiche aveva partorito. […] La stimolazione ovarica non è stata per nulla fastidiosa. […] Forse dipende da persona a persona. Nel mio caso si è trattato di prendere una pasticca al giorno per una settimana per poi passare a un’iniezione quotidiana di ormoni. Nel centro mi hanno insegnato a farmi le punture da sola ed è stato facile imparare […]. Dopo una decina di giorni il medico mi ha detto: sei pronta. Avrei dovuto farmi un’ultima puntura per indurre la piena maturazione ovarica, una specie di botta finale. Dopodiché avrei avuto una finestra temporale di 36 ore per il pick up, cioè l’estrazione o punzione, che sarebbe avvenuta a Valencia, perché è lì che gli ovociti sarebbero stati conservati. Il fattore tempo è essenziale e quando ho eseguito l’ultima iniezione era un mercoledì sera e avevo già prenotato l’aereo per la Spagna il venerdì mattina. […] È stato velocissimo, sono stata sedata per 20 minuti. […] Dopo un’ora mi hanno chiamato annunciandomi che gli ovociti maturati erano solo tre, ma tutti erano stati vitrificati con successo […]. L’intervento è costato 2.000 euro, inclusi i costi per la conservazione della banca. Non sono pochi, ma è stato il miglior investimento della mia vita. La consapevolezza di aver messo al sicuro la propria capacità concezionale vale molto di più. Psicologicamente la mia vita è cambiata in meglio. Possedere una “ruota di scorta” della mia fertilità mi dà sollievo: sono più serena, mi sento leggera, padrona del mio futuro».

Che dire, ecco come ridurre la maternità a un obiettivo tra i tanti da raggiungere, ovviamente in totale, emancipata solitudine. Di fronte all’orologio biologico che scorre, tutto sembra lecito, possibile, auspicabile. Tranne la cosa più spontanea e semplice: sposarsi presto e fare i figli da giovani. Evidentemente non va più di moda.


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