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La nuova dittatura (gender incluso) spiegata dal filosofo Onfray
NEWS 18 Maggio 2019    di Ermes Dovico

La nuova dittatura (gender incluso) spiegata dal filosofo Onfray

Lui si definisce un «ateo di servizio» e la definizione si può tenere per buona perché ogni altro tentativo di inquadrare un personaggio così sui generis, che alterna idee molto lucide ad altre da prendere cum grano salis, potrebbe risultare grottesco. Parliamo di Michel Onfray, filosofo e saggista francese, perlopiù inviso alla grande stampa, che in questi giorni ha concesso un’interessante intervista al settimanale cattolico Famille Chrétienne, il cui spunto è la pubblicazione del suo libro Théorie de la dictature. Un libro in cui l’autore, prendendo le mosse dal romanzo distopico 1984 di George Orwell, elabora una teoria della dittatura, affermando che siamo entrati in una nuova fase di società totalitaria, che distrugge la libertà, nega la verità e rifiuta la natura.

Ricostruendo la lunga storia della dittatura, Onfray parte dall’origine del termine nell’antica Roma, cita tra gli altri «Robespierre e il suo Comitato di salute pubblica» e arriva fino ai giorni nostri avvertendo che non c’è solamente la dittatura nera o rossa dei vari «Hitler, Lenin, Stalin, Mao, Pol-Pot», ma anche una nuova forma, molto sofisticata, che si può sintetizzare con uno schema. «Presuppone una serie di obiettivi: distruggere la libertà; impoverire la lingua; abolire la verità; eliminare la storia; negare la natura; diffondere odio; aspirare all’Impero».

Ognuno di questi obiettivi si declina in diversi sotto-obiettivi. Per esempio, «per distruggere la libertà bisogna: assicurare una sorveglianza perpetua; rovinare la vita personale; rimuovere la solitudine; rallegrarsi in feste obbligatorie; uniformare l’opinione; denunciare il crimine di pensiero». «Per impoverire la lingua, bisogna: praticare una nuova lingua; utilizzare un linguaggio ambiguo; distruggere le parole; parlare un’unica lingua; sopprimere i classici». E ancora: «Per abolire la verità, bisogna: insegnare l’ideologia; strumentalizzare la stampa; propagare notizie false; produrre il vero». La critica di Onfray prosegue individuando nella fecondazione artificiale uno dei mezzi «per negare la natura», mentre «per aspirare all’Impero» bisogna innanzitutto indottrinare i bambini.

Agli intervistatori che gli fanno presente la resistenza dei cristiani della Rosa Bianca al totalitarismo nazista, l’ateo Onfray risponde che quell’esempio lo ispira «ma il confronto non è giusto. La nostra dittatura non attacca i corpi, semplicemente macina le anime, che è un altro modo di distruggere i corpi lasciandoli vivi».

Alla domanda se la teoria del gender sia il prodotto di una società totalitaria, Onfray, che non si vede né capitalista né comunista, afferma: «È il prodotto di una società il cui obiettivo è di condurre una guerra totale contro la natura per rendere tutto, assolutamente tutto, artefatto, prodotto, oggetto, cosa, artificio, utensile, in altre parole: valore di mercato», da cui deriverebbe «la possibilità di un capitalismo integrale in cui tutto si produrrà, quindi tutto sarà comprato e tutto sarà venduto. La teoria del gender è una delle prime pietre di questo penitenziario planetario. Prepara il transumano che è l’obiettivo ultimo del capitalismo, o detto altrimenti: non la soppressione del capitale, come credono i neomarxisti, ma la sua affermazione totale, definitiva, irreversibile».

In tema di fecondazione artificiale, Onfray spiega che essa è parte integrante di questo processo di «artificializzazione della realtà», che nega e disprezza la natura, come succede ovviamente anche con «le iniezioni ormonali per chi vuole cambiare sesso» (vedi al riguardo le ultime “cronache transgender”). Dice ancora il filosofo: «Questo odio per la natura, questa guerra di distruzione dichiarata alla natura, è propedeutica al progetto transumanista». E per resistere a tale progetto bisogna capire innanzitutto che non si può privare il bambino «dei punti di riferimento a cui ha diritto», che non sono altro che il padre e la madre.


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