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La straordinaria poesia «Lepanto», letta come <br>G.K. Chesterton la scrisse<br>e in traduzione italiana
NEWS 17 Giugno 2014    

La straordinaria poesia «Lepanto», letta come
G.K. Chesterton la scrisse
e in traduzione italiana

Lepanto – tratta da Poems, del 1915 – è considerata una delle più appassionanti ballate narrative moderne. In essa lo scrittore e poeta inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) ripercorre la storia della Crociata guidata da Don Giovanni d'Austria, che nel 1571 guidò una composita armata navale cristiana ed infranse lo strapotere dei Turchi; il poeta inglese è capace di ravvivare i dettagli, trasformando aridi dati storici in azione drammatica. I versi martellano come squilli di ottone; le armate cantano, i piedi scandiscono i passi, i tamburi rullano e la marea dei Crociati in marcia rimbomba sonoramente da queste pagine. Traduzione, dall'originale inglese, di Gianandrea de Antonellis.

 

Gilbert Keith Chesteron
LEPANTO

 

Bianche fontane gettano acqua nei cortili assolati,
Ed il Sultano di Bisanzio sorride mentre zampillano;
C'è riso – come quello delle fontane – in quel volto temuto da tutti,
Egli smuove l'oscurità della foresta, l'oscurità della sua barba;
Incurva la mezzaluna rosso sangue, la mezzaluna delle sue labbra;
Poiché il mare più interno di tutta la terra è terrorizzato dalle sue navi.
Hanno osato sconvolgere le bianche repubbliche d'Italia,
Hanno circondato l'adriatico Leone del Mare,
Ed il Papa ha rivolto le sue braccia lontano temendo agonia e sconfitta,
Ed ha chiamato i Re della Cristianità per combattere in nome della Fede.
La fredda Regina d'Inghilterra osserva da un cannocchiale;
L'ombra dei Valois si annoia alla messa;
Dalle isole occidentali immaginifici richiami indeboliscono le armi spagnole,
Ed il Signore del Corno d'Oro ride di fronte al sole.

Fiochi tamburi si odono rullare, al di là delle colline,
Dove si agita soltanto un principe senza corona, su un trono senza nome,
Dove, alzandosi da un seggio malfermo, da uno stallo senza maggiordomi,
L'ultimo cavaliere d'Europa toglie le armi dalla parete.
L'ultimo trovatore sopravvissuto, cui ha insegnato il canto l'uccello
Che un tempo era andato a Sud a cantare, quando il mondo era ancora giovane.
In quel completo silenzio, piano ma senza paura,
Da una strada ventosa giunge il rumore della Crociata.

Forti tamburi tuonano come lontani colpi di cannone,
Don Giovanni d'Austria sta andando alla guerra,
Pesanti bandiere sbattono nel gelido vento notturno
Nelle tenebre rosso scure, nei riflessi d'oro antico;
Torce cremisi su timpani di rame,
Ora gli squilli, ora le trombe, ora il cannone, ed egli arriva.
Don Giovanni che ride della terribile barba arricciata,
Ergendosi sulle staffe come sui troni della terra,
Sollevando la propria testa come una bandiera per tutto il mondo libero.
Luce d'Amore della Spagna – hurrah!
Luce di Morte dell'Africa!
Don Giovanni d'Austria
Cavalca verso il mare.

Maometto è nel suo paradiso sopra la stella della sera,
(Don Giovanni d'Austria sta andando alla guerra. )
Poggia il suo gran turbante sulle ginocchia di una eterna urì,
Un turbante intessuto di mari e di tramonti.
Quando si leva dal morbido giaciglio crea scompiglio nel giardino dei pavoni,
E procede fra le cime degli alberi, di cui è più alto;
E la sua voce attraverso tutto il giardino è un tuono incaricato di portare
Il nero Az-rael ed Ariel ed Ammon sull'ala.
Giganti e geni,
Dalle molte ali e dai molti occhi,
La cui cieca obbedienza ha infranto i cieli
Quando Salomone regnava.

Sfrecciano nel rosso e nella porpora dalle nubi cremisi del mattino,
Dai tempi in cui gli dei dorati chiudono, vergognandosi, gli occhi;
Si alzano in abiti verdi ruggendo dai verdi abissi del mare
Dove si trovano cieli caduti, grida crudeli e creature senza occhi,
E su di essi crescono a grappoli le valve e grigie foreste marine si arricciano,
Sommersi da uno splendido male, la malattia delle perle;
Insuperbiscono nel fumo blu zaffiro che sale dalle azzurre fenditure della terra, –
Si raccolgono, si stupiscono ed adorano Maometto.
Ed egli disse: «Spezzate le montagne in cui si nascondono le termiti,
E setacciate la sabbia rossa e d'argento affinché non rimanga un solo osso di santo»,
E seguite i Giaurri che volano notte e giorno, senza tregua,
Poiché ciò che ci ha creato fastidi di nuovo giunge dall'ovest.
Abbiamo posto il sigillo di Salomone su tutto ciò che sta sotto il sole,
Su quello che è fatto di conoscenza, di dispiacere e di durezza.
Ma c'è un rumore tra le montagne, tra le montagne, e riconosco
La voce che ha scosso i nostri palazzi – quattrocento anni or sono:
È di colui che non dice "Kismet"; è di colui che non accetta il Destino;
È Riccardo, è Raimondo, è Goffredo alle porte!
È di colui che ride di fronte alla sconfitta considerando il valore della posta.
Schiacciatelo, ed avremo la pace».
Poiché egli ha udito il crepitio dei tamburi e il rombo dei cannoni,
(Don Giovanni d'Austria sta andando alla guerra).
Improvviso ed ancora – hurrah!
Un fulmine dalla Spagna!
Don Giovanni d'Austria
È partito da Alcalà.

San Michele sulla sua montagna sulla rotta verso Nord
(Don Giovanni d'Austria è sicuro ed avanza).
Dove brillano mari grigi e si alzano forti maree
E la gente di mare si affatica e vele rosse si alzano.
Agita la lancia di ferro e sbatte le ali di pietra;
Il rumore ha attraversato la Normandia; il rumore se n'è andato;
Il Nord è pieno di situazioni e testi complessi e di occhi dolenti,
E morta è ogni innocenza di rabbia e di sorpresa,
E un Cristiano ha ucciso un Cristiano in una stanza polverosa e stretta,
E il Cristiano ha temuto Cristo che aveva uno sconosciuto volto di maledizione,
E il Cristiano ha odiato la Maria che Dio aveva baciato in Galilea,
Ma Don Giovanni d'Austria sta solcando il mare.
Don Giovanni che chiama attraverso il tono e l'eclissi
Che chiama con la tromba, con la tromba delle labbra,
Una tromba che ha detto «ha!»
Gloria Domino!
Don Giovanni d'Austria
Sta arringando le navi.

Re Filippo sta nel suo studio col Toson d'Oro intorno al collo
(Don Giovanni d'Austria è armato sul ponte)
I muri ricoperti di velluto, nero e soffice come il peccato,
Mentre un nano esce ed un altro nano tombola dentro
Tra le mani ha una fiala di cristallo, color della luna,
La tocca, si punge e subito trema
E il suo volto è bianco e grigio come quello di un lebbroso
Come le erbacce nelle grandi case abbandonate da tempo,
E in quella fiala c'è la morte e la fine del suo nobile lavoro,
Ma Don Giovanni d'Austria ha aperto il fuoco sopra i Turchi.
Don Giovanni è alla caccia e i suoi cani latrano.
La fama della sua spedizione giunge oltre l'Italia.
Forza con i cannoni, ha! ha!
Forza con i cannoni, urrà!
Don Giovanni d'Austria
Ha aperto il suo bombardamento.

Il Papa era nella sua cappella prima che il giorno della nostra battaglia finisse,
(Don Giovanni d'Austria è nascosto nel fumo)
La stanza nascosta nella casa dei mortali in cui Dio siede tutto l'anno,
La finestra segreta da dove il mondo appare piccolo e tanto caro.
Egli vede come in uno specchio sull'enorme mare crepuscolare
La mezzaluna delle navi crudeli il cui il nome è mistero;
Esse proiettano grandi ombre verso i nemici, oscurando la Croce ed il Castello,
Esse offuscano gli alati leoni di pietra sulle galee di San Marco;
E sopra le navi ci sono le residenze di comandanti bruni, dalla barba nera,
E sotto le navi ci sono le prigioni, dove si trovano tra molti dolori
Prigionieri cristiani ammalati e senz'aria, tutti schiavi catturati,
Come la stirpe di una città sprofondata, come una nazione condannata alle miniere.
Sono persi come gli schiavi che penavano, quando nei cieli mattutini incombevano
Le vie celesti degli dei più potenti, al principio della tirannia.
Sono innumerevoli, senza voce, senza speranza come quelli morti o abbandonati
Davanti agli alti cavalli dei Re nel granito di Babilonia.
E più di uno invecchia senza rendersi conto nella sua calma stanza infernale
Dove una faccia gialla guarda dentro attraverso la grata della sua cella,
E ritrova il suo Dio dimenticato e non cerca più un segno –
(Ma Don Giovanni d'Austria ha spezzato la linea di battaglia!)
Don Giovanni correndo dalla poppa intrisa di sangue,
Che imporpora tutto l'oceano come il vascello di un pirata sanguinario,
Lo scarlatto ricopre l'argento e l'oro,
Scardinando i boccaporti e sfondando le serrature,
Liberando le migliaia di schiavi che faticano sotto il mare
Bianchi per la felicità, ciechi per il sole e storditi per libertà.

Vivat Hispania!
Domino Gloria!
Don Giovanni d'Austria
Ha liberato la sua gente!

Cervantes sulla sua galea rinfodera la spada
(Don Giovanni d'Austria fa ritorno con una corona).
E vede attraverso una terra esausta una strada solitaria in Spagna,
Sulla quale un cavaliere magro ed insensato cavalca sempre invano,
E sorride, ma non come il Sultano, e ripone la sua lama…
(Ma Don Giovanni d'Austria torna dalla Crociata).