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Nel pieno della pandemia di Coronavirus, occorre tornare a Dio
NEWS 14 Marzo 2020    di Giulia Tanel

Nel pieno della pandemia di Coronavirus, occorre tornare a Dio

L’Italia intera sta vivendo giorni molto difficili, stretta tra l’angoscia per quello che sta succedendo e l’incertezza per quello che verrà.
In tutto questo, da ogni dove viene costantemente detto e ripetuto che non bisogna “lasciarsi mettere in ginocchio” perché l’Italia, gli italiani sapranno resistere e reagire. E sarà così, di certo: le prove fanno sempre emergere risorse inaspettate. Tuttavia, è altresì vero che quel “lasciarsi mettere in ginocchio”, se interpretato in ottica di fede, è esattamente quello di cui c’è più bisogno in questo momento: la fatica che stiamo attraversando, peraltro in tempo di Quaresima, è infatti un’occasione preziosa per porre maggiore cura e dedicare maggior tempo alla preghiera, personale e in famiglia.

In questo periodo di pandemia, ha affermato l’Arcivescovo di Valencia, Antonio Cañizares, «è necessario, come bambini bisognosi, che torniamo al Padre misericordioso e a Dio di ogni conforto, perché Lo abbiamo, o Lo stiamo, dimenticando».

La preghiera, ha quindi proseguito il cardinale, lungi dall’essere una fuga, «è il massimo realismo e impegno nei confronti del nostro popolo»: occorre soprattutto pregare per le persone morenti, per i malati, per i più deboli, per tutto il personale sanitario e per chi ci governa. «La grande manifestazione di carità, di solidarietà con tutto il nostro popolo è che eleviamo le nostre preghiere e gridiamo al Signore di benedirci e che non smettiamo di fare la Sua volontà come Gesù prega nell’ora suprema della sua verità, superando e conquistando le tentazioni del Maligno e portaci nella meditazione della Parola di Dio, che ci dà la vita eterna».

Accanto a questo, Cañizares ha inoltre sottolineato che «anche le speranze e le sofferenze sono della Chiesa e le rendono proprie di coloro che credono in Dio e in Suo Figlio Gesù Cristo, e noi ci avviciniamo a sua Madre e nostra Madre degli Abbandonati e degli Innocenti».

PUBBLICI ATTI DI FEDE

Anche alla luce del fatto che in Italia, così come in sempre più Paesi del mondo, la celebrazione delle Sante Messe pubbliche è stata sospesa, sono ormai diversi i casi di sacerdoti che hanno deciso di munirsi del Santo Rosario e di una statua della Madonna (come ha fatto don Andrea Vena a Bibione), o dell’acqua santa, o finanche del Santissimo Sacramento e di uscire per le strade a benedire il proprio popolo, come ha fatto don Leonardo Ricotta a Palermo.

In Libano, poi, il sacerdote maronita Majdi Allawi si è spinto addirittura oltre: ha infatti sorvolato Beirut «per benedire il Paese con il Santissimo Sacramento e ottenere la protezione di Dio contro la pandemia di Coronavirus, che per il momento lo ha colpito poco, con circa 70 casi dichiarati».

Anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha dato esempio pubblico di fede recandosi in fascia tricolore, presso la Basilica della Madonna della Salute per invocare la potente protezione della Beata Vergine e formulando tra l’altro questa preghiera: “consacriamo al Tuo Cuore Immacolato la città di Venezia e le nostre terre venete“. L’atto di affidamento è stato composto dal Patriarca Moraglia.


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