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Per la Cassazione il ‘dolore’ delle aragoste è sacro. E quello delle vite maciullate con l’aborto?
NEWS 19 Gennaio 2017    

Per la Cassazione il ‘dolore’ delle aragoste è sacro. E quello delle vite maciullate con l’aborto?

da Il Cammino dei Tre Sentieri

 

“La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un ristoratore di Campi Bisenzio (Firenze), condannato per aver detenuto aragoste e granchi vivi sul ghiaccio con le chele legate, confermando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Firenze”. Lo riferisce in un comunicato la ong animalista Lav, Lega anti vivisezione. (ansa.it).

Insomma, i crostacei sarebbero in grado di provare dolore e di averne memoria. Pertanto la detenzione di tali animali vivi a temperature prossime allo zero e con le chele legate configurerebbe un reato.

Solo due riflessioni.

La meno importante: è strano che su questo piano poco si dica, o per nulla si dica, della produzione della carne halal, che richiede una morte lenta degli animali da macellare. Ma -si sa- il “politicamente corretto” frena sui costumi islamici.

La più importante: ma cos’è il dolore? Ammesso, e non concesso, che i crostacei possano avvertire il dolore, questo ha valenza nella dimensione dell’autocoscienza che non è degli animali in genere, figuriamoci dei crostacei.

L’unico criterio morale è quando l’essere umano dovesse far “soffrire” gli animali senza alcuno scopo. Fenomeno questo che ovviamente avrebbe risvolti patologici. Ma se certe pratiche rispondono ad uno scopo come quello della conservazione per l’alimentazione, esse sono legittime. Gli animali sono in funzione dell’uomo: “Che l’uomo domini sugli uccelli del cielo e sui pesci del mare”, dice la Genesi.

E’ che ormai siamo in un mondo capovolto. La sofferenza dei bambini abortiti non fa notizia. Anzi, non può questa essere presa in considerazione per andare a discapito di una “conquista civile”. Ma l’ipotetico “dolore” di aragoste, gamberi e quant’altro quello sì, quello addolora e commuove.