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Pio XII ci spiega il dogma dell’Assunta
NEWS 15 Agosto 2018    di Ermes Dovico

Pio XII ci spiega il dogma dell’Assunta

Grandi cose di te si cantano, o Maria: oggi sei stata assunta sopra i cori degli Angeli e trionfi con Cristo in eterno. La liturgia vespertina della vigilia ci introduce alla grandezza del mistero che la Chiesa celebra solennemente oggi, l’Assunzione in cielo di Maria in anima e corpo, che è come il dies natalis della Beata Vergine e rientra tra le feste di precetto. La data del 15 agosto è legata verosimilmente alla dedicazione di una chiesa alla Madonna a Gerusalemme e nel VII secolo la celebrazione in tale giorno era già stata fissata in tutte le regioni dell’Impero romano d’Oriente, su impulso dell’imperatore Maurizio. La festa era celebrata dai cristiani orientali da almeno il secolo precedente, con il nome di Dormizione della Vergine (la «dormizione» reca con sé la tesi del sonno profondo, che avrebbe preceduto l’elevazione in cielo). In Occidente troviamo la stessa denominazione, come si ricava dal Liber Pontificalis, sotto il pontificato di san Sergio I (687-701), quando la Dormitio figurava tra le quattro maggiori feste mariane.

Nella liturgia dell’Occidente prevalse poi il nome attuale, Assunzione, già radicatosi al tempo del ministero petrino di san Leone IV (847-855), che diede alla festa maggiore solennità, stabilendo una vigilia e un’ottava. Ancora più antiche, rispetto alla diffusione del culto liturgico, sono le esplicite testimonianze teologiche sulla fede della Chiesa nell’Assunzione di Maria, che riscontriamo già negli scritti di sant’Efrem il Siro (306-373) e sant’Epifanio di Salamina (315-403) e poi in innumerevoli santi e teologi del Medioevo, compresi i più importanti esponenti della Scolastica, che davano già per certa l’Assunzione di Maria in anima e corpo. Furono questi, a grandi linee, i fatti che precedettero la solenne definizione dogmatica da parte di Pio XII, giunta al culmine di una serie di suppliche e «crociate di preghiere» da parte del popolo cristiano, ricordate dallo stesso Papa nella sua Munificentissimus Deus (1 novembre 1950).
Ne riportiamo qualche estratto:

UNA FEDE COMUNE

Il munificentissimo Dio, che tutto può e le cui disposizioni di provvidenza sono fatte di sapienza e d’amore, nei suoi imperscrutabili disegni contempera nella vita dei popoli e in quella dei singoli uomini dolori e gioie, affinché per vie diverse e in diverse maniere tutto cooperi in bene per coloro che lo amano (cfr. Rm 8, 28). Il Nostro pontificato, come anche l’età presente, è assillato da tante cure, preoccupazioni e angosce, per le presenti gravissime calamità e l’aberrazione di molti dalla verità e dalla virtù; ma Ci è di grande conforto vedere che, mentre la fede cattolica si manifesta pubblicamente più attiva, si accende ogni giorno più la devozione verso la vergine Madre di Dio, e quasi dovunque è stimolo e auspicio di una vita migliore e più santa.
[…] quando fu solennemente definito che la vergine Madre di Dio Maria fu immune della macchia ereditaria fin dalla sua concezione, i fedeli furono pervasi da una più viva speranza che quanto prima sarebbe stato definito dal supremo magistero della Chiesa anche il dogma della corporea assunzione al cielo di Maria vergine. […] Di questa fede comune della Chiesa si ebbero fin dall’antichità lungo il corso dei secoli varie testimonianze, indizi e vestigia; anzi tale fede si andò manifestando sempre più chiaramente. […]

LA CONFERMA DEI PIU’ RECENTI SCRITTORI SACRI

In tempi più recenti i pareri surriferiti dei santi Padri e dei Dottori furono di uso comune. Aderendo al consenso dei cristiani, trasmesso dai secoli passati, san Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l’arca della santità, il domicilio del Verbo, il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo al solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l’alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi».

Parimenti san Francesco di Sales, dopo avere asserito che non è lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s’impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in Paradiso?».

[…] Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la sacra Scrittura, la quale ci presenta l’alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo – non diciamo, con l’anima, ma neppure col corpo – colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è Figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l’eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore, preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto.

MARIA E’ LA NUOVA EVA

Ma in particolare va ricordato che, fin dal II secolo, Maria Vergine viene presentata dai santi padri come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, sebbene a lui soggetta, in quella lotta contro il nemico infernale, che, com’è stato preannunziato dal protovangelo (Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, sempre congiunti negli scritti dell’Apostolo delle genti (cf. Rm cc. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26.54-57). Per la qual cosa, come la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la lotta che ha in comune col Figlio suo si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale.

LE RAGIONI DEL DOGMA

Poiché la Chiesa universale nella quale vive lo Spirito di verità e la conduce infallibilmente alla conoscenza delle verità rivelate, nel corso dei secoli ha manifestato in molti modi la sua fede, e poiché tutti i vescovi dell’orbe cattolico con quasi unanime consenso chiedono che sia definita come dogma di fede divina e cattolica la verità dell’assunzione corporea della beatissima vergine Maria al cielo – verità fondata sulla sacra Scrittura, insita profondamente nell’animo dei fedeli, confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi, sommamente consona con altre verità rivelate, splendidamente illustrata e spiegata dallo studio della scienza e sapienza dei teologi – riteniamo giunto il momento prestabilito dalla provvidenza di Dio per proclamare solennemente questo privilegio di Maria vergine. […] Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri […]; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.

LA SOLENNE DEFINIZIONE DOGMATICA

Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. (fonte)


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