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Profanata la tomba del vescovo Jean Marie Balla trovato morto nel fiume. C’è puzza di riti satanici
NEWS 5 Settembre 2017    

Profanata la tomba del vescovo Jean Marie Balla trovato morto nel fiume. C’è puzza di riti satanici

di Luca Attanasio
su Vatican Insider

 

Sembra che monsignor Jean Marie Benoît Balla non riesca a trovare pace neanche da morto. Nella notte tra domenica 27 e lunedì 28 agosto scorsi sono state sparse sulla sua tomba – situata all’interno della cattedrale di San Sebastian a Bafia -, sull’altare, e su vari altri luoghi della chiesa, tracce di sangue che farebbero pensare a un rito satanico. Nella mattina del 28 agosto, giunte sul posto le forze dell’ordine, hanno costatato l’inquietante episodio. Dopo aver prelevato campioni di sangue, hanno dichiarato che «si è trattato di un atto di profanazione» e hanno aperto un’inchiesta.  

Monsignor Sosthène Léopold Bayemi Matjei, vescovo della vicina diocesi di Obala, inviato sul posto dal vescovo di Bafang e amministratore apostolico di Bafia, Kome Abraham – fuori dalla diocesi per un breve periodo di vacanza – ha immediatamente chiuso al culto la cattedrale in attesa di una cerimonia di purificazione e dell’autorizzazione che verrà richiesta al Papa stesso.  

«In data 28 agosto – scrive in una durissima nota diramata il 1° settembre la Diocesi di Bafia – il vicario della cattedrale, accingendosi a celebrare la messa del mattino, tra lo stupore dei fedeli, ha rinvenuto tracce di sangue sull’altare, le navate, le immagini attorno alla tomba di monsignor Balla e sulla tavola che porta il Libro d’oro. In questi casi il diritto prevede un rito penitenziale in attesa del quale tutti i servizi sono sospesi». «Questo delitto – continua la nota – in un certo senso colpisce tutti i credenti in Cristo, in particolare quelli della diocesi di Bafia. Invitiamo quindi tutti i sacerdoti e le comunità cristiane a organizzare novene dedicate allo Spirito Santo perché si purifichino tutte le comunità». 

Il fatto gravissimo aggiunge un nuovo capitolo alla tormentata vicenda di Jean-Marie Benoît Balla, scomparso il 30 maggio scorso. La suora sua assistente, a cui aveva detto che nei giorni seguenti sarebbe dovuto andare a Yaoundè a portare una lettera personale al vescovo, non avendo avuto sue notizie da molte ore, ha lanciato l’allarme. Il giorno dopo, l’autovettura del presule 58enne, è stata rinvenuta presso il Ponte d’Ebebda, a un’ottantina di chilometri dalla capitale del Paese, con un enigmatico biglietto all’interno che recitava: «Non cercatemi più, sono nell’acqua».  

Il 2 giugno, invece, dopo giorni di appelli e ricerche, il suo corpo senza vita è stato ritrovato sulla riva del fiume Sanaga. In un primo momento, anche a causa del biglietto lasciato sul sedile anteriore della macchina, si è pensato a un suicidio. Ma l’autopsia, affidata a un pool di medici di cui faceva parte anche un esperto designato dalla Conferenza episcopale, ha subito escluso questa ipotesi: sul corpo del prelato, infatti, sono stai evidenziati segni inequivocabili di sevizie. 

«Ricordiamo diversi prelati, membri del clero e persone consacrate che sono state assassinati», recitava, alla fine del giugno scorso, una nota della Conferenza Episcopale che collegava la morte di monsignor Balla a una serie lunghissima di omicidi occorsi a membri religiosi e laici della chiesa cattolica rimasti in gran parte impuniti e si rifiutava di celebrare le esequie fino a che non fossa stata fatta maggiore chiarezza. 

Dopo mesi di attesa è giunto il laconico commento delle autorità di polizia: «Monsignor Balla è incidentalmente affogato». I vescovi, increduli ma al contempo desiderosi di dare degna sepoltura al pastore di Bafia, hanno scelto di celebrare il funerale il 2 agosto scorso. L’omelia, in una cattedrale di San Sebastian stracolma, è toccata a monsignor Joseph Akonga Essomba, noto biblista e, soprattutto, suo amico intimo. «La nostra Chiesa – ha esordito Akonga – è consegnata alle forze delle tenebre. Al nostro interno vivono falsi membri, innumerevoli benefattori, sedicenti simpatizzanti che hanno un solo obiettivo: distruggere la Chiesa. A loro rivolgo la seguente domanda: “Chi è che uccide i preti in questo Paese? In cosa la Chiesa cattolica vi da fastidio?”». Più avanti Akonga ha parlato senza mezzi termini di «lobby sataniche» e ha voluto escludere che il suo amico sia affogato, anche perché «Balla era un eccellente nuotatore». 

«È davvero incredibile quello che sta succedendo attorno alla figura di monsignor Balla – commenta Emmanuel Ngah Obala, presidente della associazione Aral (che raggruppa camerunesi della diaspora originari di Lekie, una regione centrale del Paese africano) e amico di famiglia del vescovo di Bafia -. Mi sarei aspettato che, con l’inchiesta in corso, i circoli mandanti dell’omicidio si fossero ritirati nell’ombra, almeno per far calmare le acque. Invece, sembra che non abbiano timore di nulla e questo non fa che aumentare l’inquietudine e la paura. È la prima volta che succede una cosa del genere nel nostro Paese e, a partire dalla domanda di come abbiano fatto a entrare di notte nella cattedrale chiusa, lascia tanti interrogativi aperti». 

«Sono certo che è tutto riconducibile a quanto affermato da monsignor Joseph Akonga nell’omelia delle esequie– sostiene Mani Ndongbou, presidente di Camerol (Camerunesi di Roma e Lazio) -. Si è trattato di un atto compiuto da quelle lobby del male che lui ha denunciato. Forme di stregoneria, messe sataniche che vengono svolte per cercare di creare smarrimento nella Chiesa».