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A San Luca per Sinisa, bolognesi in preghiera per Mihajlovic
NEWS 24 Luglio 2019    di Giulia Tanel

A San Luca per Sinisa, bolognesi in preghiera per Mihajlovic

Domenica 21 luglio si è avuta prova che la fede calcistica può andare ben oltre il rettangolo di gioco, spingendosi in preghiera per i due chilometri di salita sotto i portici che, con la panoramica dello stadio Dall’Ara, portano dalla città di Bologna fino alla Madonna di San Luca. Sono state infatti circa un migliaio le persone che hanno risposto all’appello, semplice ma profondo, lanciato senza troppe pretese da due tifosi del Bologna, Giovanni Galvani e Damiano Matteucci: «Amici e tifosi rossoblu dobbiamo aiutare il nostro comandante Sinisa Mihajlovic e tutti i sofferenti a guarire dalla malattia… Non bastano – pur importantissimi – i nostri “Forza Sinisa” o “Vincerai anche questa battaglia”. Per chi crede, la vittoria viene da Dio. Domenica 21 luglio faremo un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di San Luca, Madre dei bolognesi e Madre del Bologna. Il ritrovo è al Meloncello ore 9.00. Reciteremo il Rosario e, per chi può, parteciperemo alla S. Messa che sarà celebrata per Sinisa e quanti tra familiari e amici sono nella prova. Siete tutti invitati. Forza Sinisa e forza Bologna».

Tra i pellegrini, anche la moglie di Mihajlovic e alcuni rappresentanti della dirigenza del Bologna: «Il che significa», afferma al Timone il Responsabile della Pastorale dello Sport della Diocesi di Bologna don Massimo Vacchetti, «che ci hanno creduto, senza fare calcoli, perché l’idea era che ci saremmo ritrovati in una cinquantina o poco più».

Da una cinquantina di persone previste, a mille. Don Massimo, cos’è successo domenica?

«Al Meloncello, alle 9 del mattino, continuava ad arrivare gente. Con grande sorpresa di tutti, solo con il passaparola, si è radunato un popolo di tifosi, con tanto di bandiere, maglie e striscioni… una persona qualunque che fosse passata di lì per caso poteva pensare che stesse per iniziare una partita. Prima di partire ho chiesto il raccoglimento e salendo abbiamo recitato il Santo Rosario: ci sono stati un silenzio e una compostezza incredibili. Da tifosi, a pellegrini. Oltre a Mihajlovic, abbiamo ricordato anche tante altre persone malate meno note».

Una cosa simile poteva verificarsi solo a Bologna…

«Secondo me ci sono due dati importanti da sottolineare. Innanzitutto, il fatto che Mihajlovic, con la dichiarazione della sua malattia, ha dato una prospettiva di battaglia, ma la vittoria non è affatto scontata, anche se lui – da serbo e combattente qual è – ha subito affermato che vincerà. Ecco, la fragilità della malattia ha toccato l’intera città, che ha sentito Sinisa come un figlio, come uno di casa. “Sinisa è uno di noi”: non come semplice espressione di appartenenza sportiva, ma innanzitutto umana».

Il secondo aspetto?

«Il secondo punto è che gli organizzatori hanno agito da bolognesi e da uomini di fede. A Bologna, quando uno è malato, oltre a fare tutto il necessario dal punto di vista medico, si va dalla Madonna di San Luca».

Veniamo ora all’appello degli organizzatori. Un testo semplice e diretto, che punta all’essenziale…

«L’appello rivela che tutti gli incoraggiamenti fatti a Mihajlovic – “Forza!”, “Vincerai!”… – sono importantissimi, ma che la realtà è che uno non guarisce per un atto di volontà: la vittoria viene da Dio. E la preghiera è un atto di forza. Questo è quello che hanno fatto i tifosi domenica: un atto di forza per Mihajlovic e per tanti altri malati».

Anche l’Arcivescovo Matteo Maria Zuppi ha fatto arrivare un suo messaggio, nel quale afferma che «la preghiera è l’applauso silenzioso ma efficace che dà forza alla persona».

«Sì. Nel leggerlo, domenica, ho aggiunto che in fondo quello che facciamo allo stadio è incoraggiare i giocatori affinché possano dare il meglio in campo. Con la preghiera facciamo sì che i malati possano dare il meglio di sé attraverso la forza misteriosa dell’intercessione della Madonna. Come ha detto lo stesso Mihajlovic nella conferenza stampa: “Vincerò questa battaglia e sarò un uomo migliore”. Ecco, questa prospettiva è molto bella perché fa vedere che la malattia può essere utile per andare al fondo delle questioni della vita».

(Video: courtesy E’TV Bologna Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)


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