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Sant’Agata martire della sacralità  del corpo, una lectio magistralis per il nostro mondo lascivo
NEWS 6 Febbraio 2017    

Sant’Agata martire della sacralità del corpo, una lectio magistralis per il nostro mondo lascivo

di Osvaldo Rinaldi

 

Agata nacque intorno all’anno 235 a Catania, un periodo storico di grandi persecuzioni per la Chiesa, iniziato con l’imperatore Nerone intorno agli anni 40, ed intensificato proprio intorno all’inizio del terzo secolo, quando l’imperatore Settimio Severo autorizzò a denunziare i cristiani alle autorità.

Se accettavano di rinnegare la fede cristiana e decidevano di passare al paganesimo, ricevevano il libellum, un documento che attestava l’appartenenza alla religione pagana.

In caso di rifiuto di apostatare la fede in Gesù Cristo, i cristiani venivano torturati e uccisi. L’imperatore Decio inasprì ancora più duramente la persecuzione, invitando le autorità locali a ricercare i cristiani per arrestarli, torturali ed ucciderli. A Catania questo incarico fu affidato al proconsole romano Quinziano, un uomo arrogante nell’esercizio del suo potere.

Secondo quanto riportato dalla ‘Passio Sanctae Agathae’, Agata apparteneva ad una nobile famiglia catanese cristiana, la quale le trasmise la bellezza e l’autenticità della vita cristiana. Agata, all’età di 15 anni, decise di consacrarsi totalmente al Signore, mantenendo il suo candore verginale per amore a Cristo. Durante il rito di consacrazione il Vescovo di Catania le impose il “flammeum”, il velo rosso portato dalle vergini consacrate.

Quinziano rimase affascinato dalla bellezza di Agata ed utilizzò l’editto di Decio per accusarla e farla introdurre nel palazzo del Pretorio. Il proconsole tentò in tutte le maniere di sedurre la giovane Agata, ma ella ebbe la grazia di resistere alle varie tentazioni e mantenere integra la sua verginità.

Quinziano constatata la ferma decisione di Agata di rimanere fedele al suo sposo Gesù, iniziò un processo contro la ragazza ed il giorno dopo diede iniziò ad una serie di torture disumane. Ad Agata furono lacerate le membra con pettini di ferro, scottata con oggetti metallici infuocati e per ultimo le vennero strappati i seni con enormi tenaglie. Per questa ragione Agata viene raffigurata con due seni posati su piatto, accanto a due enormi tenaglie. Un’antica tradizione racconta che Agata, durante una preghiera nella cella dove era stata rinchiusa, ricevette l’apparizione dell’Apostolo Pietro e di un bambino che le risanò le mammelle amputate.

Quinziano, rimasto molto sorpreso nel constatare la completa guarigione di Agata, inasprì il suo rancore verso la ragazza, ordinando ai soldati di bruciarla su carboni ardenti. A questo punto avvenne un altro evento prodigioso: il corpo di Agata bruciava nelle fiamme, ma il suo velo rimase intatto. In memoria di questo evento il velo di Sant’Agata è stato portato varie volte in processione per chiedere la grazia di bloccare la calata di lava del vulcano Etna.

Durante la permanenza di Agata dentro le fiamme, vi fu un forte terremoto che provocò la morte dei 2 consiglieri di Quinziano che avevano organizzato il rogo. La folla, rimasta meravigliata di quella situazione, chiese a Quinziano di interrompere quel tremendo supplizio. Quinziano fece portare la giovane Agata agonizzante in una cella, dove la santa catanese morì dopo qualche ora.

Sant’Agata, nome di origine greca, Agathé, che significa buona, fu martirizzata verso la metà del terzo secolo. Seconda alcuni reperti storici risalenti a pochi decenni dalla sua morte, fanno risalire la morte di Agata al 5 Febbraio del 251.

Qual è la ragione per cui la santa catanese riceve ancora oggi grande devozione da parte di tanti fedeli? La sua storia è simile ad altre sante ragazze vergini come Agnese, Maria Goretti e Laura Vicuna, giovani nell’età ma mature nella fede, povere di anni ma ricche di speranza, deboli nel corpo ma salde nella prova. Le loro vite sono state spezzate dalla crudeltà di uomini, i quali sono stati rifiutati ed hanno reagito con violenza.

Quante donne nel mondo vivono ancora oggi questa triste situazione di violenza da parte di uomini che dichiarano di amarle, ma poi reagiscono con brutalità quando vengono rifiutati. Agata ci ricorda la sacralità del corpo umano. Oggi viviamo in tempi nei quali si è persa la dignità della persona umana. L’anima rende il corpo nel quale vive tempio di Dio. Il credo che recitiamo durante la celebrazione della Santa Messa parla di risurrezione della carne. Il nostro corpo è destinato ad essere trasformato a somiglianza di quello di Dio. L’apostolo Giovanni, nella sua prima lettera, dice che già ora siamo figli di Dio, ma dopo la morte saremo trasformati con lo stesso corpo glorioso di Gesù Cristo.

La fede della risurrezione della carne non è una ideologia astratta ma diventa uno stile di vita. Accudire gli anziani, rimanere vicino ad una persona gravemente malata, accogliere una persona che ha perso il lavoro, visitare un carcerato, dare da mangiare ad una persona che chiede di essere aiutata, sono opere di misericordia che esaltano la dignità del corpo umano, il quale è lo stesso di quello che ha assunto Gesù da Maria nel mistero dell’incarnazione.

Quanto è consolante pensare alla storia del velo di Agata, il suo rimanere intatto anche se avvolto dalle fiamme. Il fatto che il popolo catanese si ricordi del velo di Agata per difendersi dal pericolo del vulcano Etna è un segno della comunione dei santi. Viene quasi naturale pensare che Agata, accolta nel regno dei cieli al cospetto di Dio, intercede davanti alla Santissima Trinità in favore dei fedeli che invocano il suo aiuto. Proprio lei, la quale è stata collocata sui carboni ardenti durante la sua vita terrena, diventa la difensora di coloro che vengono minacciati dalla lava del vulcano. Colei che è scampata da una determinata situazione di pericolo, ha il potere di intercedere presso Dio per risolvere quella minaccia o per affrontarla con la speranza. La speranza cristiana è diversa dall’ottimismo ma è fiducia in Dio anche se gli avvenimenti si concludono in maniera diversa da quella desiderata da noi. I santi, anche se hanno lasciato questo mondo, continuano ad essere accanto a noi attraverso la loro vicinanza a Dio, la quale diventa la sorgente della nostra benedizione, consolazione e protezione.