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“Scrivo a voi”. Il saluto del card. Bagnasco a Genova
NEWS 25 Giugno 2020    di Redazione

“Scrivo a voi”. Il saluto del card. Bagnasco a Genova

Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell’omelia pronunciata ieri, 24 giugno, nella Cattedrale di San Lorenzo dal cardinale Angelo Bagnasco in saluto alla città di Genova e alla diocesi:

(…) Giunto ora all’ultima rampa del mio pellegrinaggio, mentre ci prepariamo ad accogliere con gioia e affetto il nuovo Arcivescovo, Mons. Marco Tasca, desidero indirizzarvi ancora alcune parole.

Dico una parola a voi bambini, germoglio della vita: sappiate ringraziare e siate docili a chi vi ama con amore puro. Scrivo a voi adolescenti: non abbiate paura delle vostre interiori turbolenze, Gesù vi è accanto, ascoltate la sua voce. Scrivo a voi giovani, primavera del mondo: non sbagliate la vita. Esistono altezze che neppure si possono immaginare, ma che l’anima può raggiungere e che vi aspettano. La cultura di oggi non vuole che siate persone consapevoli e libere, ma ricordate: solo la verità libera da menzogne e miti, e la verità è Cristo. La sua parola è alta ma non tradisce.

Scrivo a voi famiglie, culla insostituibile della vita, palestra di umanità e di fede. Voi non siete qualcosa da sostentare, ma la prima realtà su cui investire. Siete il patrimonio più grande, senza di voi non c’è futuro. La Chiesa vi è vicina: siate focolari di preghiera e di rigore educativo. Scrivo a voi adulti, che siete nel pieno delle forze e che avete responsabilità gravi: non è importante sentirvi importanti, ma essere utili. In ognuno di noi c’è qualcosa che nessuno può strapparci o uccidere. Scrivo a voi anziani: non siete nostalgici narratori del passato, ma depositari di una saggezza che indica ciò che vale. Gli anni ci hanno fatto vagliare le cose e guardiamo le giovani generazioni con affetto. Il nostro sguardo forse è segnato dal disincanto, ma non certo dal pessimismo che rende amari i giorni e intristisce gli altri. Di questo sguardo, patinato di fiducia e pazienza, il mondo ha bisogno.

(…) Cari lavoratori, se sarò considerato vostro amico sarà per me un onore: la vostra vicinanza mi ha ricordato il duro lavoro di mio padre in fabbrica, e di mio nonno nel nostro porto. Spesso nei vicoli mi avete fermato per un saluto, una confidenza, una preghiera, un caffè. Confesso che questi semplici gesti mi hanno incoraggiato, e resteranno tra i ricordi più belli. Un grazie a voi, operatori della comunicazione: abbiamo imparato a conoscerci, ed è cresciuto l’apprezzamento per il vostro compito di informare e formare.

A te Genova, regina della Liguria, il mio abbraccio. Mi hai accudito da piccolo tra le macerie del dopo guerra in piazza Sarzano, negli antichi vicoli di via Ravecca, del Colle, di via Madre di Dio… Dalla mia famiglia e dalle tue case, strette tra loro come per proteggersi, ho imparato a vivere insieme, a faticare con serenità, ad accontentarmi di quello che c’era: vedendo i loro sacrifici senza lamenti, ho desiderato che i miei genitori fossero contenti di me e per questo mi sono applicato. Bambino, ho respirato la fiducia nel futuro che tutti dovevamo costruire, un crescente senso di appartenenza ad una città che sentivamo orgogliosamente nostra. A te, dunque, il mio abbraccio. Davanti a Papa Francesco – che ancora ringrazio per la fiducia che mi ha sempre mostrato, per la sua Visita Apostolica, e per il Pastore che invia – ti ho descritta come un “diesel”: non ti concedi a facili entusiasmi, ma osservi, valuti, e poi – messa in moto – parti con coraggio e punti alla meta. La tua storia spiega un riserbo che può apparire distacco, ma che in realtà preserva la bellezza della tua anima, custodisce la preziosità dei tuoi sentimenti, quei sentimenti che ho visto tante e tante volte percorrendo le tue strade.

(…) Guarda i tuoi monti: ti accorgerai che ti costringono ad elevare lo sguardo verso il cielo, verso Dio che ti trascende e ti accompagna. Dall’alto vedrai meglio te stessa e i tuoi figli.E poi, hai davanti il mare, luogo delle tue origini; mare solcato alla ricerca di sopravvivenza e di miglioramento. Non dimenticare il tuo mare: esso parla dell’ardimento dei padri, di fatiche, coraggio, sacrificio, dell’amore per la famiglia. Guarda il tuo mare che ti invita da secoli ad osare, a intraprendere, ad accettare le sfide, a non temere l’incognito, ad essere città aperta…. a guardare lontano fino all’orizzonte. (fonte)


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