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Sinodo/2: De Paolis sui divorziati “risposati”: «In gioco una legge divina, proclamata da Gesù»
NEWS 23 Settembre 2014    

Sinodo/2: De Paolis sui divorziati “risposati”: «In gioco una legge divina, proclamata da Gesù»

di Paolo Rodari

 

Fra i cinque cardinali firmatari del libro Permanere nella verità di Cristo dove si dichiara inammissibile la proposta del cardinale Walter Kasper di aprire in certi casi alla comunione ai divorziati risposati, c'è Velasio De Paolis, canonista, e presidente emerito della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede.

Eminenza, il vostro libro esce in Italia per Cantagalli il primo ottobre, dunque quattro giorni prima dell'apertura del Sinodo nel quale il Papa auspica un confronto franco sui temi della famiglia. Perché questa operazione?
«Non c'è stata nessuna operazione. Semplicemente abbiamo voluto contribuire al confronto esprimendo il nostro parere».

Non potevate prima lasciar lavorare il Sinodo?
«La casa editrice ha chiesto la disponibilità a che degli interventi precedentemente scritti e pronunciati venissero pubblicati e, per quel che mi riguarda, ho acconsentito senza che vi sia nulla di più del desiderio di offrire un contributo al dialogo successivo. Ho letto che c'è chi addirittura ipotizza un'operazione voluta, un complotto. Non c'è nessun complotto. Solo la volontà di esprimere una posizione. Il mio testo poi, l'ho scritto e reso pubblico già mesi fa».

La sua posizione circa la possibilità di concedere l'eucaristia ai divorziati risposati non ammette aperture. Perché?
«In gioco c'è la legge divina, l'indissolubilità del matrimonio. Una legge proclamata solennemente da Gesù e confermata più volte dalla Chiesa, al punto che la norma che afferma che il matrimonio rato e consumato tra battezzati non può essere sciolto da nessuna autorità umana ma viene sciolto solo dalla morte, è dottrina di fede della Chiesa».

Ma se il Sinodo decidesse di arrivare a una nuova soluzione pastorale lei cosa farebbe?
«Io obbedirei alla decisione presa. Non avrei nessun problema al riguardo. Però, nello stesso tempo, voglio avere la libertà di dire come la penso senza essere accusato di essere complottista».

Ieri Francesco ha tenuto un discorso importante. Incontrando in Vaticano i partecipanti al meeting internazionale "Il progetto pastorale di Evangelii gaudium" organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha detto: "La Chiesa mi sembra un ospedale da campo, tanta gente ferita che chiede a noi vicinanza. Chiedono a noi quello che chiedevano a Gesù: vicinanza, prossimità, e con questo atteggiamento degli scribi, dei dottori della legge e dei farisei mai, mai faremo una testimonianza di vicinanza"
«Ha ragione. Occorre prossimità e anche misericordia. Ma il mio no all'eucaristia ai divorziati risposati nasce dalla volontà di dare un contributo come canonista. Se dobbiamo parlarne è utile sapere ciò che la Chiesa fino a oggi ha sostenuto. Fra l'altro, fu già Benedetto XVI a chiedere di lavorare in merito. E già tempo fa espressi una mia opinione ma allora nessuno disse nulla».

Pensa che il Sinodo arriverà su questo tema a nuove soluzioni?
«Non sono un profeta. In coscienza mi auguro che la dottrina non venga stravolta. Vedremo comunque cosa succederà nel confronto fraterno e sereno».

A onor del vero Kasper chiede un cambiamento della prassi, non della dottrina.
«Ma la prassi è fondata sulla dottrina. Non si può cambiare una prassi se questo cambiamento contraddice la dottrina. Spesso ci si appella alla pastoralità in opposizione alla dottrina, che sarebbe astratta e poco aderente alla vita concreta. È una visione errata della pastorale, dal momento che una pastorale in contrasto con la verità creduta e vissuta dalla Chiesa si trasformerebbe facilmente in arbitrarietà nociva alla stessa vita cristiana. Francesco chiede confronto e, anche pubblicamente, mi sono sentito di offrire il mio pensiero».

Il Sinodo ha una procedura nuova. Cosa pensa?
«È una buona modalità seppure implica un grosso impegno per far sì che tutto avvenga senza confusione ma con rigore. Senz'altro tutto procederà nel modo migliore. Tutti noi dobbiamo aiutare in questo senso».