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Verso il “sì” ufficiale al secondo miracolo del beato John Henry Newman
NEWS 30 Novembre 2018    di Ermes Dovico

Verso il “sì” ufficiale al secondo miracolo del beato John Henry Newman

Dal Regno Unito arriva la notizia che il beato John Henry Newman (1801-1890) potrebbe essere proclamato santo già il prossimo anno, come riferisce l’inglese Catholic Herald. Una prima comunicazione al riguardo è stata data nella newsletter del 20 novembre del vescovo di Portsmouth, Philip Egan, che scrive di aver ricevuto da un sacerdote oratoriano «una copia della relatio sul miracolo che supporta la causa per la canonizzazione del beato John Henry Newman. Ora sembra che Newman potrebbe essere canonizzato, se tutto andrà bene, l’anno prossimo». L’Herald ha poi ricevuto una parziale conferma dal postulatore della causa, padre Ignatius Harrison, secondo cui mancano «altri due» passaggi, cioè l’approvazione da parte di una commissione di vescovi e una dichiarazione del Papa. «Io sto pregando per il prossimo anno, ma non c’è modo di saperlo», ha detto padre Harrison.

Un’altra fonte del quotidiano inglese ha spiegato che sia la Congregazione per le cause dei santi sia l’arcidiocesi di Chicago hanno giudicato miracolosa la guarigione di una donna incinta, che aveva chiesto l’intercessione di Newman dopo aver ricevuto dai medici una diagnosi infausta, con pericolo per la vita. I dottori erano stati poi incapaci di spiegare l’improvvisa ripresa della donna. «È probabile», scrive l’Herald, «che la canonizzazione avvenga dopo la Pasqua del 2019».

LA CONVERSIONE

La vita di Newman è una delle più grandi storie di conversione in due millenni di cattolicesimo, cui aderì all’età di 44 anni dopo essere stato un pastore anglicano. Già tra i maggiori animatori del Movimento di Oxford – composto da anglicani che avevano posizioni per un verso vicine al cattolicesimo (come sui sacramenti e i dogmi), ma se ne distanziavano per il rigetto dell’autorità della Chiesa di Roma e quindi del Papa – Newman orientò tutta la sua vita alla ricerca della verità, senza cadere in un mero intellettualismo bensì conciliando fede e ragione, attraverso la preghiera e l’apertura del cuore all’azione della Grazia divina. Dopo lunghi anni di approfondimento filosofico, storico e teologico, nutrito dallo studio dei Padri della Chiesa e dalla spiritualità dei martiri, il 9 ottobre 1845 Newman si presentò all’improvviso davanti a un sacerdote passionista, il beato Domenico della Madre di Dio, per chiedergli di confessarlo.

Erano le undici di sera e padre Domenico, di passaggio a Littlemore dopo aver viaggiato per cinque ore sotto la pioggia, ricordò così quel momento: «Mi sedetti accanto al fuoco per asciugarmi. La porta si aprì e quale impressione fu per me quella di vedere comparire improvvisamente John Henry Newman che mi chiedeva di ascoltare la sua confessione e di essere accolto fra le braccia della Chiesa! E lì, accanto al fuoco, iniziò la sua confessione generale con straordinaria umiltà e devozione». La sua conversione al cattolicesimo, preceduta da due anni molto dolorosi perché non trovava la forza di comunicare agli amici più stretti ciò che aveva deciso e anche perché temeva che gli anglicani fino allora guidati da lui potessero cadere nel liberalismo, sconvolse la grande maggioranza dell’opinione pubblica inglese e gli procurò numerose incomprensioni, sia con diversi amici che con i familiari (una sorella non gli parlò più). Ma non si abbatté e più tardi scriverà così di sé: «… entrò nella Chiesa cattolica perché credeva che questa e solo questa fosse la Chiesa dei Padri; perché credeva che esistesse solo una Chiesa sulla terra, fino alla fine dei tempi; e perché, a meno che questa Chiesa fosse la Chiesa di Roma non ne esistevano altre».

IL GRANDE APOLOGETA

Da grande apologeta capace di capire i segni dei tempi, Newman condannò il relativismo morale e il liberalismo in campo religioso, che dimentica ciò che trascende l’uomo ossia che i principi «più sacri e importanti sono da considerarsi la verità della Rivelazione. Il liberalismo commette l’errore di assoggettare al giudizio umano quelle dottrine rivelate che per loro natura l’oltrepassano e ne sono indipendenti; e di pretendere di determinare con criteri immanenti la verità e il valore di proposizioni la cui accettazione si fonda esclusivamente sull’autorità esterna della Parola di Dio». Leone XIII, per la grande ammirazione che aveva per il grande convertito inglese, lo creò cardinale nel 1879. Newman continuò a vivere in umiltà fino alla morte arrivata undici anni più tardi. Come epitaffio sulla sua tomba volle la frase Ex umbris et imaginibus in Veritatem, «Dalle ombre e dalle immagini alla Verità».

Oggi, specie nei Paesi anglofoni, esistono diverse associazioni di studenti cattolici a lui intitolate (come le Newman Societies), perché Newman, beatificato nel 2010 da Benedetto XVI (il primo miracolo aveva riguardato la guarigione del diacono Jack Sullivan, guarito inspiegabilmente il 15 agosto 2001 da una grave menomazione alla spina dorsale dopo aver pregato l’allora venerabile Newman), era convinto che l’evangelizzazione e l’educazione dovessero procedere di pari passo, sottolineando la necessità di un’adeguata preparazione cattolica dei laici. «Voglio un laicato non arrogante, non precipitoso nei discorsi, non polemico, ma uomini che conoscono la propria religione, che in essa vi entrino, che sappiano bene dove si ergono, che sanno cosa credono e cosa non credono, che conoscono il proprio credo così bene da dare conto di esso, che conoscono così bene la storia da poterlo difendere».


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