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La “cattolica” Melinda Gates dona 200 milioni di dollari per la «libertà riproduttiva»
NEWS 3 Giugno 2024    di Paola Belletti

La “cattolica” Melinda Gates dona 200 milioni di dollari per la «libertà riproduttiva»

«È arrivato il momento per me di affrontare il prossimo capitolo della mia filantropia», aveva spiegato Melinda French Gates a metà maggio, aggiungendo che avrebbe avuto a disposizione 12,5 miliardi di dollari per impegnarsi «a favore delle donne e delle famiglie».  Il 7 giugno sarà l’ultimo giorno della ex moglie di Bill Gates nelle fila della fondazione che porta i loro nomi, una delle più potenti realtà “filantropiche” che si è sempre impegnata nel campo della salute e della riduzione della povertà. La sua fondazione, Pivotal Ventures, si impegnerà dunque a versare risorse economiche per finanziare l’aborto. Ah, è dunque questo che la ex signora Gates intende per “sostegno alle donne e alle famiglie”? Ed è in nome della sua formazione e fede cattolica che lo fa? Così pare. Melinda è la prima a dispiacersi per le reazioni di chi le fa notare come le sue azioni in questo senso siano apertamente in contrasto con quanto la Chiesa cattolica insegna.

Ci spiace che le spiaccia,  – anche se urtare qualcuno nella propria sensibilità non è salito al rango di peccato mortale-, eppure il fatto rimane: neppure la disponibilità di enormi mezzi finanziari cambia di una virgola i comandamenti della dottrina cattolica, la stessa che lei stessa riconosce come fonte della sua educazione, per la quale ha espresso gratitudine molte volte, arrivando anche a concretizzarla, per esempio, con donazioni multimiliorarie alla Ursuline Academy dove ha frequentato il liceo. Nel suo libro, The Moment of Lift, – riporta il Ncr, Melinda Franch ex Gates spende parole ed enfasi per promuovere l’importanza della contraccezione (una causa in effetti minoritaria, che merita nuovi sponsor): è «un mezzo per migliorare la salute, la ricchezza e l’indipendenza delle donne. Considera i contraccettivi orali una parte importante della sua vita. “Ho avuto il vantaggio di una piccola pillola che mi ha permesso di cronometrare e distanziare le mie gravidanze”, scrive in The Moment of Lift». 

Anche questa considerazione stupisce e scoraggia: in un’epoca di precisione millimetrica nei calcoli, di modelli in grado di spiegare i fenomeni più complessi, possibile che non si faccia menzione dei ritmi e dei segni della fertilità femminile e della possibilità di decidere, da protagonisti e come persone libere, se e quanto distanziare le gravidanze? Epoca che si distingue anche per la grande attenzione, al limite dell’integralismo a volte, per tutto ciò che è bio, naturale, rispettoso della natura (quella umana esclusa, dunque?), il fatto che sul corpo della donna, quello che è mio e lo gestisco io, si possa intervenire chimicamente, alterandone ritmi e fisiologia ed esponendolo a concreti rischi di patologie o eventi acuti, salta quanto meno all’occhio, o dovrebbe farlo. Tant’è: per Melinda la diffusione sistematica dell’accesso alla pillola «è la chiave per superare tutti i tipi di barriere che hanno trattenuto le donne per così tanto tempo».

E veniamo alla Chiesa e alla presunta personalizzazione con cui è possibile ritagliarsi su misura gli insegnamenti che meglio si attagliano alle istanze dei suoi appartenenti: sempre nelle pagine del suo libro dimostra di avere presente che la fede cattolica considera immorale la contraccezione, ma non ne espone mai le ragioni, tutte a favore della persona, della donna in primis: «Separare il rapporto sessuale dalla procreazione attraverso mezzi artificiali lo degrada, crea un cuneo tra uomo e donna impedendo una reciproca donazione di sé e aiuta a portare al divorzio. Invece, dice, la sua coscienza le dice di valorizzare un altro insegnamento della Chiesa – l’amore per il prossimo – al di sopra dell’insegnamento della Chiesa sulla contraccezione. Nel libro afferma di aver “sentito un forte sostegno in questo da parte di preti, suore e laici che mi hanno detto che ho una solida base morale. …”». Un approccio “antologico” affatto innocuo che ci ricorda da vicino quello di un’altra personalità Usa con grandi responsabilità sul destino del suo popolo, il presidente Joe Biden, a sua volta svelto nel riconoscersi pubblicamente cattolico e altrettanto pubblicamente schierarsi a favore dell’aborto, addirittura suggellando con un segno di croce il sostegno alla causa.

Fino a pochi anni fa, il tema dell’aborto non era al centro dei suoi interessi, anzi ci teneva che quello della contraccezione non venisse indebitamente associato ad esso. Ora, invece, ha deciso di destinare milioni di dollari in quella direzione. Meno di quanti ne riversi l’ex marito, ma pur sempre tanti dollari. Il 28 maggio scorso lo ha annunciato pubblicamente. Le motivazioni? Contrastare quelli che i liberal democratici  chiamano i nemici del progresso e dell’emancipazione delle donne: in un articolo pubblicato dal New York Times, riporta Rai News, «ha affermato che dall’annullamento della garanzia federale del diritto all’aborto deciso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2022, ha sentito la necessità di reindirizzare parte dei suoi finanziamenti verso i diritti riproduttivi delle donne negli Stati Uniti, e non solo all’estero. “Per troppo tempo, la mancanza di fondi ha costretto le organizzazioni che lottano per i diritti delle donne a stare in difensiva mentre i nemici del progresso sono passati all’offensiva. Voglio aiutare a riequilibrare il rapporto di forza”».

Ecco, dunque, svelato l’arcano: l’aborto è usato biecamente come tema politico, una sorta di pendolo da far oscillare a favore delle opinioni di quelli che, una volta alle urne, si spera scelgano il candidato per il quale si stanno versando milioni. Soldi, voti, lobby di potere sulla pelle delle donne e di quella ancora più fragile dei bambini non nati. Con amarezza così commenta a Register Carol Tobias, presidente del Comitato nazionale per il diritto alla vita: «Melinda French Gates potrebbe fare molto per aiutare le donne e i loro bambini non ancora nati a livello nazionale – e anche internazionale – eppure ha deciso invece di versare soldi nell’industria dell’aborto che già guadagna miliardi di dollari togliendo la vita a bambini non nati innocenti». Nel fatto che abbia deciso consiste il dramma della sua libertà, orientata a uno dei sistemi di peccato più feroci che la modernità abbia messo a punto; nella sua libertà permane la possibilità che si converta, abbracciando di nuovo e fino in fondo quella fede che tanto ha significato nella sua storia personale e che, sola, può decidere del suo destino eterno, sul quale sempre va invocata l’infinita misericordia di Dio. Anche questo dice la Chiesa e non è un articolo passibile di alcun emendamento. (Fonte foto: Imagoeconomica)

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