A metà ottobre il Senato ha votato a favore della proposta di rendere la maternità surrogata, altrimenti detta utero in affitto, reato universale. Prima di questa legge in Italia era illegale pagare una donna perché porti avanti una gravidanza il cui bimbo una volta nato risulti figlio dei committenti, ma si poteva tranquillamente andare all’estero e il problema era subito aggirato, ora un italiano che cerchi di accedere a questa pratica in qualunque parte del mondo è penalmente perseguibile. Le proteste e le critiche a tale decisione sono innumerevoli: portare avanti una gravidanza per permettere a una coppia di realizzare il loro grande sogno di amare un bambino viene visto come un grande gesto di altruismo. Impedire a una coppia di coronare il loro sogno di genitorialità è crudeltà e ipocrisia e oscurantismo.
I timori riguardo al concreto rischio di sfruttamento delle cosiddette madri surrogate, spinte dalla povertà a offrire i propri uteri in cambio di pochi spiccioli, vengono subito messi a tacere affermando che proprio per questo motivo sia necessario regolamentare questa pratica, in modo anche da evitare incresciosi incidenti (ad esempio che la gestante dopo 9 mesi col bimbo in grembo, una volta partorito rifiuti di consegnare il bimbo ai legittimi committenti). Inoltre è sufficiente “selezionare” accuratamente le donne disponibili a fare da madri surrogate, in modo da essere sicuri che siano ben convinte di farlo per altruismo e non per soldi e abbiano ben chiaro che il bimbo che hanno in pancia non ha nulla a che fare con loro.
Insomma in tutte queste discussioni si parla solo degli adulti, dei sogni e dei desideri delle coppie che altrimenti non avrebbero altro modo per avere figli, e della situazione “morale” e giuridica delle portatrici. Ma in tutto ciò viene del tutto dimenticato il terzo protagonista di questa vicenda: il bimbo che nasce da tale pratica. Nessuno sembra preoccuparsi degli effetti che un tale modo di venire al mondo possa provocare in un bambino. Qualche timida obiezione viene subito silenziata dichiarando che tali bimbi, essendo stati così desiderati vengono amati tantissimo e crescono felici, circondati da affetto, felicità e serenità.
Insomma tutto viene ridotto a un grande tripudio di amore, dei genitori che hanno fatto di tutto per avere un bimbo da amare, delle madri surrogate che con amore donano il loro utero in modo che il bimbo possa nascere, e del bimbo che una volta finalmente arrivato sarà sommerso da un tripudio di affetto e ubriaco di felicità. Ora io davvero non riesco a capacitarmi di come qualcuno possa considerare come un gesto d’amore e di altruismo un tale abominio. Proviamo per una volta a vedere tutta la questione dal punto di vista del bambino.
Partiamo dall’inizio. Un bimbo prima di nascere passa circa 40 settimane dentro le viscere della madre, sentendo il battito del suo cuore e i rumori interni del suo corpo. Sente quando la madre è felice o quando è triste, o spaventata o arrabbiata, sente, anche se ovattato, il suono della sua voce e impara a riconoscere i suoi gusti in fatto di cibo (dal momento che quello che mangia la madre poi passa al bimbo attraverso il cordone ombelicale). Quando nasce, il bimbo non è proprio una tabula rasa come siamo portati a pensare, ha già fatto e vissuto delle esperienze, ma, ovviamente sono tutte esperienze vissute in simbiosi con la madre. Ci vogliono alcune settimane fuori dalla pancia prima che il bimbo si renda conto di essere ” altro dalla madre”. E questo lo dice la scienza, non lo dicono i cattolici bigotti.
Ora provate a pensare a un bimbo che dalla tranquillità e dal calduccio del suo sacco dentro la pancia della mamma all’improvviso si trova strizzato e costretto da una forza irresistibile a uscire e si ritrova in un ambiente pieno di luci, rumori, freddo, con suoni e odori sconosciuti. Il panico è inevitabile. E infatti i bimbi appena nati piangono arrabbiatissimi, ma si calmano immediatamente quando vengono messi sul petto della madre, e riconoscono il battito del cuore che li ha sempre accompagnati e la voce che li ha sempre cullati. Ecco, con la pratica dell’utero in affitto questo bimbo, appena uscito dalla pancia della madre viene subito portato via e messo fra braccia sconosciute con odori e voci e battiti del cuore sconosciuti. E le uniche esperienze che il bimbo conosceva e che servono al neonato per cominciare la sua avventura nel mondo, vengono buttate in angolo.
Elton John racconta che i suoi gemelli ottenuti con la surrogata hanno pianto per tutti i primi due anni della loro vita e l’unico modo per calmarli un po’ era dare loro il latte della madre che li aveva portati in grembo, che il cantante inglese faceva arrivare per via aerea dall’America ( dove aveva fatto la surrogata). Il latte era l’unica cosa che i bimbi erano in grado di riconoscere e che li calmava proprio perché veniva dalla madre che per 9 mesi li aveva portati sotto al suo cuore. Chi sostiene la surrogata evidentemente è convinto che le 40 settimane nel grembo materno siano del tutto” neutre” prive di stimoli, come se i bimbi crescessero in un’incubatrice isolata da suoni rumori, e relazioni. Ma non è così! Il vissuto della madre inevitabilmente influisce sul feto e sul bimbo che nascerà. E inevitabilmente in quei 9 mesi fra madre e figlio si crea un legame indissolubile e indelebile.
In Italia c’è una legge che vieta di portare via i cuccioli di cane o di gatto alle madri prima dei 60 giorni di vita. Quindi tutti sanno che è evidentemente un trauma per i cuccioli di ogni specie perdere la madre prima del tempo dovuto. E allora perché per il cucciolo umano questo aspetto viene trascurato e dimenticato solo per soddisfare il desiderio di genitorialità di un adulto? Come è possibile che i desideri di un adulto abbiano la priorità sul benessere di un bambino? ” Avere figli è un diritto”. Siamo davvero sicuri? Certo, se una coppia decide di allargare la famiglia nessuno può impedirgli di farlo, ma se il bimbo non arriva o se non c’è la possibilità fisica di farlo, fino a che punto è lecito cercare di realizzare questo desiderio, pur del tutto legittimo?
Facciamo un altro esempio. “Sposarsi è un diritto “. Nessuno può impedire a due innamorati di stare insieme ed eventualmente sposarsi ma che succede se ad esempio solo lui è innamorato? Mica può pagare la famiglia di lei per starci insieme e sposarla? Mica si può costringere qualcuno o pagarlo per starci insieme. Anche se è del tutto legittimo desiderare l’amore. Non si possono accampare diritti sulle persone, le persone sono soggetto e non oggetto di diritto. Mi sono dilungata fin troppo, ma spero di aver chiarito come la pratica della maternità surrogata sia una barbarie non perché lo dice la chiesa o il governo bigotto e retrogrado ma perché semplicemente a volte, i desideri si scontrano con la realtà e la realtà delle cose non sempre può essere modificata. (Fonte foto: Imagoeconomica/Pexels.com)
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