Divieto assoluto per tutti i sacerdoti di entrare negli ospedali ad amministrare i sacramenti agli ammalati. Questo lo scopo della norma emanata dal governo dittatoriale mascherato da democrazia di Daniel Ortega, il tiranno che ha scelto il terrore come unico strumento di perpetuazione del potere, il suo. In carica per la seconda volta come presidente della Repubblica del Nicaragua dal 2007 (il primo mandato durò dal 1985 al 1990), ha via via inasprito e affinato le modalità di repressione dei nemici politici, arrivando all’arresto di illustri ex alleati, come quello del comandante Hugo Torres nel giugno del 2021, deceduto in circostanze oscure a inizio 2023, dopo una prigionia fatta di torture, isolamento e maltrattamenti continui. Una repressione che si è fatta chirurgica, dopo le rivolte di piazza sedate nel sangue nel 2018 (oltre 400 i morti lungo le barricate a Managua), e intende scoraggiare chiunque intenda opporsi al dominio del presidente e della consorte. La popolarità della coppia è in caduta libera, non interessa nemmeno più.
Per questo non interessa nemmeno più cercare l’avallo della chiesa, che anzi ha ribadito la sua ferma condanna contro gli abusi del dittatore e ne ha subito anche nei suoi più alti prelati le conseguenze: il vescovo Rolando Alvarex è stato condannato a 26 anni di reclusione per diffusione di fake news e attacco all’integrità della società nicaraguense, definito per questo terrorista e nemico della patria. La denuncia di questa nuova restrizione imposta dal regime Ortega- Murillo alla chiesa arriva dall’avvocato Martha Patricia Molina che, leggiamo su Infocatolica, «ha affrontato la questione nel suo rapporto “Nicaragua: una Chiesa perseguitata?”, (e) ha denunciato il provvedimento come un attacco diretto alla Chiesa e alla sua capacità di offrire sostegno spirituale ai credenti nei momenti critici di salute». Il divieto è esteso a tutto il territorio nazionale e impedisce ai sacerdoti e agli altri ministri incaricati di accedere agli ospedali per visitare i malati, privando quindi i numerosi fedeli di un conforto fondamentale nel momento delicato e decisivo della malattia e della preparazione alla morte. La proibizione di ricevere in particolare l’Unzione degli Infermi ha suscitato «grande preoccupazione nella comunità». Secondo le parole della Molina questo divieto ha un impatto «devastante”, poiché priva i nicaraguensi di una risorsa spirituale vitale nei momenti più critici».
Nel paese centro-americano la persecuzione della Chiesa cattolica continua imperterrita, in forme crudeli e particolarmente odioso, come questa che colpisce le persone nei momenti più cruciali e delicati della propria vita o nelle espressioni più festose e sentite della fede: vietate le processioni per la festa di Maria Ausiliatrice e del Sacro Cuore di Gesù. Questa modalità così sistematica e vessatoria tradisce l’odio anticattolico che contraddistingue questa dittatura e la accomuna, purtroppo, a molte altre anche di segno politico opposto. Un sodalizio nel male e nel livore nei confronti della fede che non fa che confermare, alla fine, la vera paternità di ogni forma di tirannia. L’emorragia di sacerdoti dal territorio nazionale prosegue, molti sono spinti all’esilio, altri lo scelgono per preservare la propria incolumità. Molti resistono finché possono per offrire al popolo il bene dei sacramenti e del conforto spirituale.
L’avvocato Molina «ha sottolineato la costante sorveglianza dei sacerdoti da parte delle forze di sicurezza, che raccolgono informazioni personali dai religiosi, cosa che ha generato un clima di intimidazione e paura. “La polizia monitora continuamente i sacerdoti, pone loro domande e raccoglie informazioni personali dettagliate”. Un caso recente è quello di un sacerdote della diocesi di Siuna, che, dopo aver ricevuto minacce e una convocazione a comparire davanti alle autorità, ha deciso di lasciare il Nicaragua. Con lui ci sono ora 67 religiosi andati in esilio per sfuggire alle persecuzioni del governo. Inoltre, 255 religiosi sono stati costretti a lasciare il Paese, tra cui 98 suore e diversi vescovi e seminaristi. Alla lista si aggiungono 34 persone a cui è stato impedito di tornare in Nicaragua e almeno nove persone che sono state espulse. L’esodo dei leader religiosi ha lasciato molti cattolici in Nicaragua senza protezione e vulnerabili»-
Riflettendo sull’ultimo divieto imposta ad un popolo cristiano e ai suoi ministri già così colpiti, che minaccia può mai essere lo scambio di parole sussurrate, di preghiere pietose accompagnate da gesti e segni innocui come l’olio benedetto tra un sacerdote e un malato grave costretto in un letto d’ospedale? Senza volerlo questa detestabile forma di persecuzione dimostra la netta percezione da parte del potere dispotico della realtà indistruttibile significata dalla Chiesa tutta, dai suoi ministri e dai sacramenti di cui lei sola può disporre. Il potere che Ortega intende prolungare indefinitamente è il solito mastodontico colosso dai piedi d’argilla, destinato a una fragorosa rovina, il sassolino di Dio è già stato scagliato. Nondimeno è necessario che la comunità internazionale intervenga e metta in atto ogni misura per porre fine alle vessazioni del regime (Foto: Ansa)
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