“Depurare il corpo” e “purificare l’anima” attraverso digiuni estremi, pratiche ascetiche durissime e distacco completo non solo dal mondo, ma da tutto quello che è stato il proprio passato e naturalmente relativi legami, che devono essere recisi. Il caso della presunta setta di Miggiano, nel leccese, guidata dal sedicente “guru Khadir” ha lo stesso copione che emerge – con sfumature e forme diverse – quando diventa cronaca. Normalmente nera. Come nel caso di Alex Marangon, 25enne veneto morto in circostanze ancora non del tutto chiare quest’estate mentre si trovava ad un non precisato raduno New Age a base di ayahuasca, guidato da uno sciamano che, sempre come da copione, nega qualunque coinvolgimento.
Questa volta sui giornali è finita una 36enn siciliana che si è trasferita a Miggiano, 3.000 abitanti in provincia di Lecce, per vivere in una sorta di comune gestita da tale Khadir, da cui la donna sarebbe stata psicologicamente dipendente, un santone, un maestro di vita, un guru che la teneva in pugno, tanto da convincerla a girare per strada completamente nuda. Sul caso lavora la procura di Foggia, le indagini sono scattate a partire dalla denuncia del padre di un 47enne, a sua volta ex membro della presunta setta, che lo scorso anno si sarebbe trasferito nella comunità e ne avrebbe sperimentato le imposizioni, cibo razionato, controllo sui movimenti, le attività, le relazioni. Incoraggiate quelle interne, riferiscono i giornali anche intime, vietate quelle con i non adepti.
Secondo un rapporto del Codacons stilato un paio d’anni fa, nel nostro Paese sono circa due milioni i cittadini sono coinvolti in più o meno costante nel fenomeno delle cosiddette “sette”, ovvero organizzazioni spesso segrete dedite a culti e dottrine esoteriche, guidate da leader carismatici e alla continua caccia di adepti. Il dato tuttavia non tiene conto di tutte quelle realtà che si presentano in un modo che l’immaginario collettivo non assimila al concetto di setta, ovvero tutte quelle realtà che si presentano come pura avanguardia spirituale: la mindfulness, la cristalloterapia, le costellazioni, gong tibetano, la meditazione buddhista, i chakra, e chi più ne ha più ne metta.
Un esercito di adepti inconsapevoli che apparentemente svolgono una vita normale ma che probabilmente sono implicate in pratiche nella migliore delle ipotesi nebulose quando non proprio occulte. Nell’epoca dell’emotività imperante, del benessere individuale psicofisico come unica bussola, è facile cadere preda di imbonitori che fanno leva sulla fragilità, ma soprattutto che hanno chiaro che c’è un vuoto d’amore che viene riempito con il fenomeno del “love bombing”, letteralmente un bombardamento d’amore che conquista la vittima fino a renderla dipendente psicologicamente.
Certo dovrebbe essere lampante che “purificare il corpo e l’anima” non può significare correre nuda per strada, allontanarsi dai legami di sempre, arrivare quasi a non mangiare, mortificare il corpo e o donarlo a sedicenti appartenenti alla comunità. Eppure la fragilità di oggi è tale, se ci si pensa, che trovarsi dentro una setta non è poi così improbabile. Perché quando si smette di credere in Dio, inevitabilmente si finisce col credere in qualunque altra cosa. O persona. (Fonte foto: Imagoeconomica/Pexels.com)
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