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Salute mentale critica tra Gen. Z e Millennials? Spesso c’entra il porno
NEWS 14 Settembre 2024    di Paola Belletti

Salute mentale critica tra Gen. Z e Millennials? Spesso c’entra il porno

Contenuti pornografici anche violenti e con abusi su minori sempre accessibili e ad un’età sempre più bassa. È questo il quadro attuale del fenomeno che riguarda soprattutto giovani adulti ma anche bambini – il cui primo incontro con la pornografia è sceso intorno ai 12 anni con eccezioni non così rare che anticipano a 10 anni. Ne parla il sito di IFS (Institute for family studies) che prende in considerazione in particolare l’impatto di questo fenomeno sulla salute mentale dei ragazzi americani: «la pornografia online è diventata molto più  diffusa  oggigiorno con un facile accesso fornito dagli smartphone. Infatti, la pornografia è ora una forma dominante di contenuti di Internet e dei social media, disponibile a chiunque, indipendentemente dall’età. I ​​giovani adulti tendono a essere gli  utenti più attivi  della pornografia, con un’età media della prima esposizione di appena  12 anni , compresi molti bambini che la incontrano a 10 anni o anche prima».

FACILITÀ DI ACCESSO E PEGGIORI CONTENUTI

La pervasività dei social media e la disponibilità di utilizzo di device come tablet e smartphone ad età sempre più precoci non è solo un cambiamento dei mezzi sui quali fruire di contenuti che le generazioni precedenti ottenevano sulla carta stampata, ma è un fattore che ha reso il fenomeno ancora più grave perché ha inciso sulla reperibilità e la qualità dei contenuti stessi, che sono diventati ancora peggiori. «Il porno che gli americani consumano regolarmente non è “il  Playboy di papà”, ma è sempre più grafico, violento ed estremo. Uno studio  ha scoperto che l’88% delle scene nei video porno più popolari coinvolgevano aggressioni fisiche e il 49% conteneva aggressioni verbali. Un’indagine del  giornalista del New York Times  Nicholas Kristoff su Pornhub, uno dei più grandi fornitori di pornografia su Internet al mondo,  espone  gravi problemi sulla piattaforma, tra cui video di stupro e abusi sessuali su minori».

Un altro dato impressionante riguarda la frequenza di fruizione: per un ragazzo o adulto su 10 tra i 18 e i 39 l’uso della pornografia è diventata un appuntamento quotidiano; in un sondaggio americano, riportato nello stesso articolo, sia i Millenial che i Gen Z dichiarano di guardare contenuti sessuali espliciti almeno una volta al giorno. Esiste ancora un divario importante tra maschi e femmine, i primi sono il 16% ad ammettere uso quotidiano, le seconde il 7%. Oltre allo schieramento politico, che vede prevalere l’accesso giornaliero al porno tra i liberal, incide anche l’orientamento sessuale: ne fanno un uso maggiore le persone che si dichiarano non eterosessuali. Poco o nulla incidono invece altri fattori personali come livello di istruzione, reddito, etnia, religione e stato civile.

CORRELAZIONE TRA PORNOGRAFIA E SALUTE MENTALE

Lo studio ha rilevato un nesso tra l’accesso frequente a contenuti porno e disturbi dell’umore anche gravi: «Quasi 1 giovane adulto su 3 (32%) che guarda pornografia almeno una volta al giorno riferisce di sentirsi “giù, depresso o senza speranza” la maggior parte o sempre, rispetto al 19% di coloro che guardano raramente o mai pornografia». Un giovane su tre, tra i consumatori di porno, dichiara di sentirsi solo; percentuale che diminuisce sensibilmente tra chi non ne fa uso (1 su 20; e ci sarebbe forse da considerare anche la connotazione che i due gruppo danno alla solitudine). Ciò che il porno fa è non solo “positivo” nel senso di ciò che produce come effetto diretto, ma anche negativo perché sostituisce o toglie spazio ed energia ad altre attività che contribuirebbero al mantenimento di un benessere generale, soprattutto per quanto riguarda la socializzazione. Ansia e depressione, dunque, sono sia favorite dai contenuti violenti ed espliciti, sia facilitate dalla drastica diminuzione di occasioni per coltivare relazioni sane di amicizia.

PERCHÈ IL PORNO ONLINE È COSÍ ATTRATTIVO?

Visti i danni che provoca e la consapevolezza seppure parziale da parte dei suoi consumatori, come mai la fruizione è così intensa e abbandonare questa abitudine così difficile? Potremmo fare la stessa domanda davanti alla tossicodipendenza: ciò che avviene infatti a livello cerebrale e biochimico quando siamo esposti a contenuti sessuali espliciti è molto simile a ciò che accade con l’assunzione di sostanze psicotrope: guardare porno innesca il rilascio di adrenalina, oltre alla secrezione di ormoni, come il testosterone, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina. Senza introdurre preparati chimici per bocca o per altre vie è come se l’organismo del porno-dipendente producesse da sé un concktail di droghe.

Il porno, dunque, fa male, malissimo e lo fa anche e soprattutto ai giovani. L’impatto sulla società intera è enorme, e lo sono anche i costi, non solo morali (quante le vittime proprio tra gli pseudo-protagonisti di questo settore?), ma anche economici; eppure è un settore che continua a prosperare. La sua estrema redditività risiede anche nel fatto che chi ne fa uso ha bisogno di contenuti sempre più estremi: «Gli studi  indicano che l’uso frequente di materiale pornografico può influenzare il sistema di ricompensa del cervello, portando alla desensibilizzazione e a un aumento del bisogno di contenuti più estremi per raggiungere lo stesso livello di stimolazione, simile alla tossicodipendenza».

I social media, in particolare, sfruttano caratteristiche che già funzionano con contenuti meno sensibili come i “per te”, lo scorrimento continuo di contenuti simili, la riproduzione dei video che parte in modo automatico: ecco, dunque, il consumatore ideale di pornografia online: un utente che resta attaccato per lungo tempo allo schermo e non riesce ad interrompere la fruizione. Che sia quindi un tema di salute che ha impatti devastanti sui singoli, le famiglie e l’intera comunità è assodato. Il giro d’affari smisurato che produce il mercato del porno, ahi tutti noi, spiega la timidezza degli interventi legislativi ed educativi allo scopo di contrastare il fenomeno. Meglio pagare per decenni la devastazione della mente e del benessere di migliaia di persone che rinunciare a introiti milionari. E, sul fronte spirituale, c’è di sicuro chi è compiaciuto di poter tenere incatenata una generazione intera portandola alla tristezza e alla disperazione. Quindi sì, è una questione di salute in senso pieno, sia psico-fisica, sia delle anime. (Fonte foto: Imagoeconomica)

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