La rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America cambierà il mondo, vedremo nei fatti in che modo, ma certamente lo cambierà nei rapporti internazionali e specialmente con Russia, Cina, India, Africa e Israele.
LA GEOPOLITICA
La postura degli Stati Uniti a trazione Trump-Vance muterà i rapporti di geopolitica, riprendendo probabilmente per gli Usa quel ruolo di attore multipolare (e meno globale) che già la precedente presidenza del tycoon aveva svolto (nessuna guerra intrapresa, come lo stesso Trump ha ricordato nel suo discorso di oggi alla Convention repubblicana a Palm Beach). Un terreno fertile nei rapporti con la Santa Sede che per bocca di papa Francesco non ha mai nascosto di prediligere un mondo poliedrico. Nel caso della guerra Russia-Ucraina la promessa elettorale di Trump è quella di arrivare presto a un accordo, cercando prima possibile una soluzione al conflitto che riparta anche da un nuovo dialogo con Mosca. Sulla guerra a Gaza e nei rapporti con Israele, invece, Trump è certamente un sostenitore di Tel Aviv (ha parlato di «massima pressione» nei confronti dell’Iran), ma, come ha ripetuto oggi, «non vogliamo guerre».
IL VOTO DEI CATTOLICI USA
Secondo i sondaggi pubblicati dal Washington Post, dall’Associated Press e dalla NBC News, martedì il voto cattolico ha premiato con un ampio margine l’ex presidente Donald Trump in tutto il paese e negli stati indecisi per le elezioni presidenziali del 2024. Nel sondaggio pubblicato dal Washington Post Trump ha conquistato il voto cattolico con un margine di 15 punti: 56% a 41%. Un cambiamento sostanziale rispetto alle analisi del voto 2020, quando Trump mostrava un vantaggio su Biden di soli 5 punti: 52% a 47%. Trump ha ottenuto anche il 90% dei voti degli elettori che ritengono che l’aborto dovrebbe essere illegale in tutti o nella maggior parte dei casi. Il sondaggio condotto da Associeted Press ha rilevato che gli elettori cattolici si fidavano di più di Trump rispetto a Harris sull’immigrazione con un enorme margine di 25 punti, 57% contro 32%.
STATI UNITI E CHIESA CATTOLICA
Qualcosa cambierà per la Chiesa Cattolica e papa Francesco che, sebbene abbiano compiti pastorali e non strettamente politici, dovranno misurarsi con una situazione oggettivamente diversa. Il ritorno di Trump a Washington innanzitutto dimostra che gli elettori cattolici hanno ritenuto che «il male minore» tra Trump e Kamala Harris, secondo il criterio che aveva indicato lo stesso Francesco, è appunto Trump.
Il Papa e Donald Trump potrebbero trovarsi dalla stessa parte nella risoluzione dei vari fronti di quella che il Papa chiama Terza Guerra mondiale a pezzi, specialmente nel fronte russo-ucraino e nei rapporti con Mosca. Molto più difficile che la via della seta che conduce a Pechino trovi a marciare insieme la Chiesa e il neo presidente Usa, da una parte c’è il desiderio pastorale di Francesco di aprire il più possibile alla Cina, dall’altra c’è una postura molto dura di Trump verso il regime di Pechino.
Nella sfera più strettamente intraecclesiale muta anche il ruolo della Chiesa americana che Francesco nei suoi anni di pontificato ha cercato di condurre verso una «conversione pastorale» per trascinarla fuori da quella «guerre culturali» che per papa Bergoglio sono «vessillo di lotte mondane», come disse nel suo viaggio a Washington nel 2015. Una «conversione» non proprio andata a buon fine, visto che l’episcopato Usa è sempre rimasto piuttosto fermo negli anni su una sua linea di attivismo culturale fedele alla dottrina sociale.
Ma il voto per Trump dimostra qualcosa in più, che la gente, il popolo di Dio, vota sempre meno in base a principi ideali e sempre di più per questioni concrete, come la sicurezza, il lavoro, l’economia. Un voto che ha visto il ceto medio bianco americano particolarmente impegnato. Forse oltre agli ultimi occorre pensare anche ai penultimi, perché qualcosa nel mondo inclusivo e globale è andato storto.
(Foto Imagoeconomica)
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