Un breve racconto natalizio tra quelli scritti come fan guareschiano impenitente (per chi volesse leggerseli tutti sorseggiando Lambrusco o Sangiovese può trovarli raccolti QUI e QUI). Ci sono sempre don Camillo e Peppone, ma sono saliti sul crinale ai giorni di oggi, perché nella vecchia Bassa ormai la natura sembra aver ceduto alla cultura. Auguri a tutti. (L.B.)
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Quando Gianni uscì dalla riunione della Casa della Cultura del Comune gli sembrò che il freddo quella sera fosse particolarmente freddo. Ma non ci fece troppo caso, l’idea partorita dall’assessora gli sembrava veramente natalizia.
Arrivò al bar che era quasi ora di tirare giù la serranda, ma la squadra degli arzilli era ancora tutta lì. Dietro al bancone si era messa la Ida, che in qualità di moglie del barista aveva ruolo di supplente nel posto di comando. «Quest’anno, finalmente, avremo un vero Natale!», esordì Gianni nell’atto di istruire il popolo. Suo figlio Giacomino che di anni ne aveva 8, e che bivaccava nel retro, rimase in religioso silenzio ad ascoltare.
«Quelli dell’amministrazione comunale», spiegò il barista ai soci del tresette, «finalmente l’hanno capito: è inutile perdersi in chiacchiere con le fantasie dei preti, bisogna rispettare tutte le culture. E quale cosa migliore di un presepe laico? Nessuno potrà dire che si boicotta la tradizione, al posto dei personaggi tradizionali metteremo in piazza la Libertà e la Fraternità che danno alla luce Uguaglianza!».
In fondo, avevano stabilito lo Sparalesto e gli altri, mentre rincasavano in quella sera che sembrava sempre più fredda, Gianni non aveva tutti i torti. La faccenda andava valutata con calma. D’altra parte l’originale del presepe raccontava pur sempre di un figlio di falegname che poi aveva predicato l’uguaglianza tra tutti gli uomini ed era stato crocifisso dai nemici del popolo, della libertà e della giustizia. Quindi, una volta scrostati i sentimentalismi clericali, il presepe laico era proprio una gran pensata.
Come tutti gli anni arrivò la notte di Natale. L’amministrazione comunale, dal sindaco all’assessora alla cultura, si convocarono con la cittadinanza per festeggiare davanti al presepe laico. Qualche fiocco di neve cadeva ad imbiancare la scena e tutti provavano a scaldarsi davanti al calore dell’Uguaglianza nata da Libertà e Fraternità. Ma quella sera in piazza il freddo sembrava ancora più freddo.
Quando la campana cominciò il rintocco per la Messa di mezzanotte, la gente che aveva festeggiato il presepe laico era già rintanata in casa, a farsi chissà quali auguri e spacchettare regali egualitari a seconda del portafoglio.
La nonna di Giacomino aveva un’idea tutta sua di uguaglianza e anche del Natale, perciò a mezzanotte andava puntuale alla Messa. Prese con sé anche Giacomino che, mezzo addormentato, la seguì.
«E’ vero che nel mondo c’è del buono, ma quello che festeggiamo qui è inconfondibile», partì don Camillo dall’ambone. «Gesù Cristo ha difeso i miseri dai potenti e ha predicato l’uguaglianza, la libertà e la giustizia. Tuttavia c’è un particolare da osservare: Lui è Dio, e non il primo dei rivoluzionari. E se siamo uguali è per questo fatto del Figlio di Dio che si è incarnato nel bambinello. In Lui abbiamo un unico Padre, che ci vuole bene e ci offre l’unica liberazione che non passa: quella dal peccato e dalla morte. Così nella grotta di Betlemme il freddo sembra meno freddo».
Il giorno dopo nel retro del bar il Gianni trovò Gesù, Giuseppe e Maria apparecchiati come si deve, con tanto di bue e asinello. Così anche al bar l’atmosfera si fece più calda.
(Foto screen shot Youtube)
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