Da ieri la maternità surrogata – pratica che era già vietata in Italia ma che ora sarà perseguibile anche se praticata all’estero – è stata resa reato universale. Pertanto, il ddl Varchi non crea un nuovo reato, ma stabilisce la pena per chi viola la legge con la reclusione da tre mesi a due anni e la multa da 600.000 a un milione di euro.
Lo spettacolo a cui abbiamo assistito ieri nell’aula del Senato è di certo più simile al mercato del sabato, con tanto di urla «il mio utero non è di Giorgia: è mio e lo presto a chi voglio io!». Anche se non sono mancate le osservazioni più “argute”, come quella della deputata di 5 stelle Elisa Pirro: «Abbiamo appreso che l’utero delle donne italiano è dello Stato, siamo al comunismo degli organi». Esponenti Pd, M5s e Avs, hanno accusato la maggioranza di accanimento contro i bambini, per esempio Ilaria Cucchi, Avs, e di surreali derive politiche, dalla volontà di affermare uno «Stato etico», Susanna Camusso, Pd, o «confessionale» in preda a un «delirio di onnipotenza» dettato da un «desiderio narcisistico», così si è espresso Roberto Cataldi, M5s.
Qualcuno poi punta il dito contro il governo in difesa delle famiglie arcobaleno. Elisa Pirro, ancora, parla di «volgare attacco alle coppie omosessuali». Anche la stampa fa la sua parte, dal Corriere ci tengono a precisare: «Tra le coppie che ricorrono alla maternità surrogata 9 su 10 sono eterosessuali», come se cambiasse qualcosa. Boldrini su questo è chiarissima: la legge Varchi è «la prima della storia italiana scritta contro le persone Lgbtqia + e le famiglie che formano, nonostante a fare ricorso alla Gpa siano soprattutto coppie eterosessuali». L’avrebbe confermato la stessa autrice, a detta della deputata del Pd.
E così ieri, durante la discussione, in piazza Vidoni, dal presidio delle associazioni Lgbt la presidente di Famiglie arcobaleno Alessia Crocini si è rivolta alle opposizioni: «Prendetevi un impegno fin da ora; quando sarete maggioranza tra i primi provvedimenti ci dovrà essere la cancellazione di questa legge: senza libertà di coscienza, senza sé e senza ma». Al loro fianco c’erano anche l’europarlamentare del Pd Alessandro Zan, il deputato di Avs Nicola Fratoianni, insieme all’attuale presidente di Sinistra italiana Nichi Vendola, la senatrice del Movimento 5 stelle Alessandra Maiorino e la senatrice dem Cecilia D’Elia.
Presente al presidio di Famiglie arcobaleno anche il deputato di +Europa Riccardo Magi che, una volta approvata la legge, ha commentato su X: «Oggi il Parlamento ha scritto una pagina nera, nerissima, per i diritti e le libertà». Se vi state chiedendo come mai i diritti e le libertà del bambino in pancia non vengano minimamente citati, ecco che arriva la spiegazione: «Si tratta di un provvedimento enorme della sua gravità. Per almeno due motivi. Il primo è che, pensate, la nascita di un bambino e la genitorialità vengono equiparate a “reati universali” quali la pedofilia e il genocidio. Il secondo è che, ancora una volta, la politica prova e riesce a mettere le mani sul corpo e sull’autodeterminazione delle donne». Che sia per caso sfuggita al deputato Magi, solo per fare un esempio, la notizia di qualche giorno fa sull’Università di Sassari? Di quel corso denominato “teorie di genere e queer” che propone come libro da studiare un testo di quel Mario Mieli che sdoganò la pedofilia con frasi che non stiamo qui a ripetere.
Insorge, sempre sul piede di guerra quando si tratta di “libertà”, anche l’Associazione Luca Coscioni, nella persona della sua segretaria nazionale Filomena Gallo: «Prima i bambini? Ma quali bambini? Quelli a cui volete negare una famiglia perché volete identificare quei genitori come criminali?», da qui il loro slogan “Genitori! Non criminali”. Sarebbe bello domandarle chi in origine ha negato a quei bambini una famiglia. Da Repubblica si giocano la carta della storia commovente: «L’odissea di Edoardo e Laura: “I nostri figli cercati con amore ma da oggi siamo criminali”». Avrebbero infatti appena fatto in tempo ad abbracciare i loro gemelli nati da surrogata ucraina, senza incorrere nel reato universale.
Tra tutte queste chiacchiere, è assordante il silenzio di chi non potrà mai dire la sua. Come le tante donne sfruttate e come i bambini che oggi sono piccoli o ancora in grembo, ignari dell’ingiustizia subita. Anche se ieri, una voce si è alzata a difesa di loro. Ospite al programma Fuori dal coro, Olivia Maurel ha avuto l’occasione di silenziare le tante parole inutili con la sua testimonianza. Nata in America, la giovane 32enne, ha scoperto solo qualche anno fa l’inganno che aveva già intuito molto tempo prima dentro di sé: è nata da maternità surrogata. «Questa è la parola giusta, traffico di esseri umani», precisa Olivia.
«Non puoi costruire una casa senza fondamenta», racconta, «non conosci le tue radici, non conosci la tua identità». La percezione di non avere delle radici ha lasciato in lei un vuoto, che ha cercato di colmare con alcool e droghe. Una storia non facile che oggi l’ha spinta a cercare la madre biologica. Denuncia la pratica senza mezzi termini: «Puoi comprare un bambino come compri un libro su Amazon, è esattamente questo: fai un semplice ordine e alla fine ti viene consegnato un bambino». Gestazione per altri, maternità surrogata, tutte parole per confondere e nascondere la verità del business di bambini selezionati col catalogo in mano. A un certo punto però, non basteranno più i neologismi, la propaganda politica o i media a servizio dell’ideologia dominante, perché sarà l’abisso delle tante storie come questa a denunciare la realtà.
(Foto: Ansa)
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