La morte, avvenuta ieri, di Gianni Vattimo, lascia senza dubbio un vuoto culturale. Checché se ne pensi, infatti, il filosofo teorico del “pensiero debole” è stata una figura assai rilevante. Ora, per ricordare chi sia stato questo intellettuale, come Timone scegliamo un paio di ricordi, di flash, che pur nella sintesi possono offrire uno spunto. Il primo è il ricordo televisivo, per così dire, di una delle storiche firme della nostra rivista (qui per abbonarsi), Francesco Agnoli:
Lo conobbi anni orsono e cominciò a scherzare, perché aveva letto qualche mio articolo su Il Foglio. “Tu sei cattolico, mi disse. Lo sono anch’io”. Poi, per provocarmi, aggiunse: “Però ho un amante uomo, molto più giovane di me…”. Io cercai di cambiare discorso e lui riprese: “Dopo questa trasmissione (eravamo a LA7) vado in Sud America, a trovare dei bei ragazzi”. E io, che non volevo cadere nella trappola: “Ti piace viaggiare?”. Diventò più serio: “Viaggio per vincere l’ angoscia che mi attanaglia “. Vattimo voleva chiacchierare con qualcuno che non aveva un pensiero debole ( sapeva benissimo cosa pensassi).
Poi mi diede il suo numero: “Chiamami che vorrei chiacchierare in po’ su alcune cose”. Era già ora di iniziare la trasmissione. Ricordo che io avrei dovuto sostenere l’ idea secondo cui l’ evoluzionismo materialista è incapace di spiegare l’ unicità dell’ uomo nella natura. Cercai di argomentare e Giuliano Ferrara chiese a Vattimo: ” E tu cosa pensi?”. Lui subito: “Come Agnoli!”. Perché questo ricordo? Perché da allora ho sempre provato per lui simpatia e pena. Il pensiero debole non è pensiero, e non nasce dall’ intelletto, ma da una volontà sconfitta, piegata, rassegnata. Perché pensare davvero richiede grande volontà: la volontà di cercare la Verità.
Un secondo ricordo riguarda una riflessione fatta dallo stesso Vattimo – che pure si diceva cattolico, come abbiamo visto, ma lo era senza dubbio in modo molto particolare (si definiva comunista, cristiano e omosessuale) sull’atteggiamento dei cattolici. Si tratta di una considerazione attribuitagli e che sarebbe stata trasmessa su Radio Vaticana il 16 settembre 2010. La riportiamo integralmente:
Voi cattolici avete resistito impavidi per quasi due secoli all’assedio della modernità. Avete ceduto proprio poco prima che il mondo vi desse ragione. Se tenevate duro ancora per un po’, si sarebbe scoperto che gli “aggiornati”, i profeti del futuro postmoderno eravate proprio voi, i conservatori. Peccato. Un consiglio da laico: se proprio volete cambiare ancora, restaurate, non riformate. È tornando indietro, verso una tradizione che tutti vi invidiano e che avete gettato via, che sarete più in sintonia con il mondo d’oggi, che uscirete dall’insignificanza in cui siete finiti “aggiornandovi” in ritardo. Con quali risultati, poi? Chi avete convertito da quando avete cercato di rincorrerci sulla strada sbagliata.
Provocazioni? Certamente. Eppure provocazioni che – là dove lasciano intendere che la fede tradizionale e non liquida sia il futuro – hanno un nocciolo di verità, come per esempio dimostra l’intervista rilasciata, a luglio/agosto, sulle colonne della nostra rivista dal sociologo inglese Eric Kaufmann. Per questo le parole di Vattimo appena citate vanno considerate con attenzione, mentre si prega per l’anima di questo pensatore morto ieri a 87 anni (Foto: Imagoeconomica).
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