Maduro, confermato presidente del Venezuela per un terzo mandato con le elezioni del luglio scorso gravemente inficiate da brogli e boicottaggio delle opposizioni, se n’è inventata un’altra per (non) risolvere i veri problemi che attanagliano il Paese e la società civile stremata da una crisi economica e sociale che dura almeno dal 2008: anticipare i festeggiamenti per il Natale ai primi di ottobre. Una decisione che anche se non sembrasse fantozziana non perderebbe i connotati di una grottesca presa in giro. Lo ha annunciato lo stesso discusso leader lunedì sera scorso durante il suo programma “Con Maduro +”.
Nel corso dello stesso intervento il presidente chavista, leggiamo su Fanpage, «ha fatto riferimento anche al blackout che venerdì ha lasciato quasi l’80% del Paese senza elettricità, definendolo un “attacco criminale elettrico” e incolpando oppositori interni e governi stranieri non ben precisati». Ha infatti rapidamente cambiato discorso parlando addirittura di aria che profumerebbe già di Natale e ha spiegato che l’anticipo per decreto delle feste natalizie «sarà una dimostrazione di “gratitudine” ai suoi sostenitori. “Per tutti sarà Natale, con pace, felicità e sicurezza”».
In un paese provato da mancanza di elettricità, carburante, cibo, lavoro e medicinali per cui, per esempio, se si ha la malasorte di soffrire di diabete si rischia la vita a ogni piè sospinto, l'”amabile” presidente – amabilità che pare a sua volta imposta per decreto – dà fondo all’immaginario più stucchevole dei buoni sentimenti che lo spirito del Natale dovrebbe infondere in ogni cuor e chiede ai suoi cittadini di prepararsi in anticipo alla gioia della festa. Non deve avere convinto i numerosi oppositori interni come nemmeno i paesi dell’America Latina che si sono rifiutati di riconoscere il risultato delle recenti elezioni, perché le proteste e gli scontri con le forze dell’ordine perdurano ormai da settimane. Una stomachevole trovata, la sua, che non accettano di bersi nemmeno “nei peggiori bar di Caracas”.
Per altri motivi, meno apertamente antidemocratici, non c’è dubbio, assistiamo anche in quasi tutti i Paesi occidentali ad una corsa forza forzata da una festa all’altra al punto che Halloween, ormai divenuta abituale anche da noi, ha già invaso col suo arancione carico, le zucche e i ragni mostruosi le corsie di numerosi store, prima ancora che l’estate piena della sua obbligatoria magia e spensieratezza possa dirsi archiviata; ma anche la pratica dolcetto o scherzetto dovrà finire per tempo senza inutili strascichi perché di lì a due giorni al massimo le luminarie, le vetrine, gli spot e il tormentone per eccellenza di Mariah Carrey avranno già riempito schermi, jingle promozionali e orecchie di tutti noi. Confidiamo che tutto questo susseguirsi di eventi e liturgie commerciali aumenti il contrasto con la desolazione che ogni uomo onesto con sè stesso può sentire e quella diventi spazio libero per accogliere il vero protagonista del Natale e il senso ultimo di ogni festa. (Foto: Ansa/Pexels.com)
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