Sabato 01 Novembre 2025

Il protagonista dell’ultimo conclave: il burro di arachidi

Il cardinale Dolan rivela alcuni retroscena che hanno poi portato all’elezione di Papa Prevost

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Chi l’avrebbe mai detto: a decidere le sorti dell’ultimo conclave potrebbe essere stato...il burro di arachidi. Messa così suona naturalmente rozza e profana, come sintesi. Eppure – almeno simbolicamente – parrebbe esserci del vero. A dirlo apertamente, davanti al teatro gremito della Fairfield University durante una serata dedicata al nuovo pontefice tenutasi lo scorso 4 settembre, è stato uno che dell'ultimo conclave è stato uno dei protagonisti, vale a dire il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York. Ricostruendo l’elezione dell’attuale pontefice, infatti, il porporato americano ha rilevato diversi dettagli eloquenti. L’INCONTRO A COLAZIONE Tornando con la memoria agli avvenimenti dello scorso giovedì 8 maggio, il cardinale ha raccontato come - probabilmente presagendo che quella sarebbe stata una lunga e storica giornata – avesse deciso di fare colazione presto e con abbondanza, sia bevendo un buon cappuccino sia ricorrendo ad una delizia a lui molto cara: il burro di arachidi. Dolan stava infatti davanti ad un barattolo di crema spalmabile, condiviso con altri cardinali, quand’è stato raggiunto da qualcuno di assai importante: «Un certo cardinale Robert Prevost, che è stato attratto al mio tavolo, non certo da me, ma dal burro di arachidi, che stavo condividendo». Ora, queste parole sono particolarmente rilevanti – al di là dell’ironia dolaniana – perché confermano in modo definitivo un aspetto già trapelato ma mai in modo così netto, e cioè che la svolta definitiva per le sorti dell’ultimo conclave si è avuta con la mediazione dell’arcivescovo di New York, figura che ha giocato un decisivo ruolo di “ponte” tra un gruppo di cardinali già orientato a supportare il cardinale Prevost e un gruppo di elettori ritenuto più conservatore. Ciò che invece non era finora trapelato era il ruolo giocato, nelle trattative definitivamente sbloccatesi quel fatidico giovedì mattina, dallo stesso futuro Papa Leone XIV, probabilmente fattosi avanti, viene da immaginare, per dare in prima persona determinate “garanzie”. IL PROFILO CERCATO Quali “garanzie”? Semplice, nulla di segreto o oscuro, trattandosi semplicemente delle “garanzie” che Prevost fosse il profilo giusto su cui far convergere la maggioranza (risultata vastissima, secondo più fonti) di consensi cardinalizi. «Avevamo bisogno di un papa con il cuore, un successore che continuasse a sottolineare i valori del Vangelo», ha rivelato Dolan, citando caratteristiche quali: «Un'apertura al dialogo e alla responsabilità, una cura per i dimenticati, una sollecitudine per l'ambiente, un'amicizia con le altre fedi, una tenerezza verso coloro che si sentivano esclusi, una voce profetica in difesa di coloro che non ne hanno. Cercavamo un successore, non solo un continuatore: un successore non solo di Papa Francesco, ma di San Pietro; e, per estensione, un successore di Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto». Con queste premesse, il Conclave si è orientato convintamente su Prevost anzitutto per ragioni, per così dire, “geopolitiche”. «Non apparteneva a nessuno dei gruppi di candidati più ideologici che il mondo esterno aveva identificato», ha ammesso Dolan così confermando quanto sulle pagine della nostra rivista (qui per abbonarsi) avevamo già raccontato, e cioè che sin dall’inizio del conclave la convergenza sul futuro Leone XIV era forte. Ed è stata ulteriormente rafforzata, secondo quanto raccontato dall’arcivescovo di New York - il quale sin dalle congregazioni generali era stato interpellato su Prevost («Appena entrato, mi è stata posta una domanda, che devo ammettere mi ha colto di sorpresa. Sapete qual era la domanda? 'Dolan, ci parli del Cardinale Robert Prevost'») -, dal suo carattere e dal suo profilo umano, che il porporato, in una parola, definisce «calmo, misurato, un po' timido, imperturbabile, pensieroso, imparziale, diligente, non avventato, non in cerca di drammi, desideroso di ascoltare e di lavorare, di incoraggiare, Questo era il suo temperamento attraente; un uomo sobrio, non guidato dall'ansia o dalla passione, ma da Gesù Cristo». UN PAPA PER L’UNITÀ Coerentemente con questo profilo e con quelle che erano le aspettative del collegio cardinalizio, il cardinale Dolan ritiene che Papa Leone avrà «uno stile accademico, non libresco, ma sarà profondamente agostiniano, il quale, come saprete, è forse il più grande intelletto della civiltà occidentale […] non credo che vorrebbe mai scandalizzare. Non credo che vorrebbe mai turbare, se non in modo profetico, come Gesù e i profeti dell'Antico Testamento». Parole, queste, che confermano come la necessità avvertita da molti cardinali protagonisti dell’ultimo conclave fosse proprio quella non solo di «non turbare» alcuno, ma anche di ripristinare nella Chiesa un clima d'unità; vale a dire un clima che evidentemente negli ultimi anni, per svariate ragioni – che qui nessuno vuole banalizzare -, ultimamente si era un po’ perso. Del resto, come dimenticare, tornando appunto all’ultimo conclave, come il cardinale Giovanni Battista Re, nell’omelia della Santa Messa pro eligendo Romano Pontifice, senza peraltro neppure citare Papa Francesco, avesse apertamente sottolineato: «È forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo». Dunque, davvero i cardinali erano alla ricerca d'un clima di unità nella Chiesa per realizzare il quale il profilo di Prevost risultava essere quello più adatto. GESÙ AL CENTRO A riprova di quanto sia stata buona – anzi, benedetta – la scelta di avere come Papa uno come Leone XIV, il cardinale Donal nel suo racconto ha richiamato l'enfasi riposta dall’attuale Pontefice su Gesù, con un esempio: «L'altro giorno ha tenuto un discorso meraviglioso alle organizzazioni caritatevoli cattoliche e agli operatori umanitari, dove ha elogiato il lavoro all'estero, in risposta alle sofferenze del mondo. Un grande elogio. Ma ha detto: 'Sapete, il nostro primo dono alle persone che soffrono è Gesù Cristo. Il pane più prezioso che solo noi possiamo dare è il Pane della Vita. Non dovremmo mai denigrare i poveri del mondo pensando che si accontentino solo dei beni materiali. Possono andare altrove per averli. Quando vengono da noi, vogliono sentire parlare di Dio. Vogliono sentire parlare di Gesù'». «Quando ho letto questo», ha concluso il cardinale Dolan, Papa Leone stava «dicendo: 'Non abbiate mai, mai, mai paura di dare priorità alla fede in Dio, in Gesù e nel suo messaggio. Gesù è la risposta al problema che ogni vita umana pone'». In effetti, fin dalle primissime battute del suo ancora breve pontificato, Prevost ha dichiarato come sua linea programmatica qualcosa insieme di semplice, ambizioso e al tempo stesso fondamentale: «Sparire affinché rimanga Cristo». Un invito che dovrebbe valere anche per ciascuno di noi, naturalmente, ma che Papa Leone XIV sembra aver fatto particolarmente proprio, dopo che è stato scelto a guidare dalla Chiesa dallo Spirito Santo attraverso i cardinali che l’hanno eletto e…il ruolo decisivo del burro di arachidi, spunto e crocevia d'una colazione che il cardinale Dolan, a quanto pare, non ha più dimenticato. E c’è da capirlo (Foto: Imagoeconomica) ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

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