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E i seminaristi di Valladolid sconfissero il Real Madrid. La partita che cambià il corso del calcio spagnolo
NEWS 26 Maggio 2014    

E i seminaristi di Valladolid sconfissero il Real Madrid. La partita che cambià il corso del calcio spagnolo

Il Real Madrid, che ha vinto sabato sera la Champions League, è salito per l’ennesima volta sul tetto calcistico d’Europa (e del mondo). Nei giorni scorsi il Catholic Herald ha voluto però ricordare anche una sconfitta storica che subì lo squadrone in casacca bianca (los merengues) e che segnò il cammino suo e di tutto il calcio iberico.

Avvenne circa un secolo fa. Il calcio era arrivato in Spagna negli anni ’70 dell’800 tramite i marinai e gli ingegneri britannici che lavoravano nelle miniere del Rio Tinto, in Andalusia, e trent’anni dopo era già lo sport di squadra più diffuso. Nel1907, dopo aver vinto tre campionati di fila, circondato da un’aura di invincibilità il Real Madrid  lanciò una sfida al “mondo” del tipo: “chi pensa di riuscire a batterci, si faccia sotto”. Risposero i seminaristi inglesi del Collegio di Valladolid, istituzione fondata dal gesuita Robert Persons (1546-1610) ai tempi della persecuzione anticattolica di Elisabetta I.

La partita si giocò in una bella giornata di aprile e finì 6 a 2 per i futuri sacerdoti… Il risultato fece clamore e ne parlarono i giornali. La Correspondencia de España esaltò il gioco dei seminaristi, l’intelligenza tattica, la coordinazione di tutti i reparti, la capacità di non sprecare un passaggio.

Il capitano di quella squadra era il portiere, che sarebbe stato ordinato di lì a poco e avrebbe servito come cappellano militare nell’esercito britannico, padre Lineham. Costui negli anni ’50 si trovava all’Old Trafford per seguire una partita. Gli fu presentato Santiago Bernabeu, storico presidente del Real Madrid, anche lui allo stadio. Bernabeu faceva parte della squadra che aveva preso sei reti da quell'anonimo gruppo di giovani in talare e disse al suo ex avversario: “Quella partita ha cambiato il corso del calcio in Spagna, perché ci ha insegnato com’è che si gioca a pallone”.