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Sinodo e sorprese: quel «cavillo» per permettere di fare la Comunione anche ai protestanti
NEWS 10 Ottobre 2015    

Sinodo e sorprese: quel «cavillo» per permettere di fare la Comunione anche ai protestanti

di Xavier Rynne II

 

Al Sinodo sulla famiglia in corso a Roma è stata posta una considerevole attenzione, e non solo da parte dei media, alla “proposta di Kasper” di ammettere i divorziati e risposati civilmente alla santa Comunione […] ma questa non è l’unica proposta carica di drammatiche conseguenze.

Seminascosta nel documento di lavoro del Sinodo, l’Instrumentum Laboris, ce n’è un’altra pronta a detonare con ricadute altrettanto radicali e che fino ad oggi ha ricevuta poca o nessuna attenzione.

Si trova nella parte dell’Instrumentum Laboris sui matrimoni misti, al paragrafo 128, e non era presente nel documento finale dello scorso Sinodo, così come non sembra che il tema trattato sia stato particolarmente dibattituto in quell’assemblea. La proposta sembra essere stata aggiunta dal cardinale Lorenzo Baldisseri o dal suo staff nella segreteria del Sinodo, e non ci vuole molto a capire che è stato fatto su richiesta di alcuni vescovi tedeschi, che da anni stanno discretamente spingendo in questa direzione.

A un primo sguardo il paragrafo 128 sembra abbastanza innocente: un'estensione delle possibilità in cui membri di altre Chiese possono ricevere l’Eucaristia nel rito cattolico:

«Alcuni suggeriscono che i matrimoni misti siano considerati tra i casi di “grave necessità” nei quali è possibile a battezzati fuori della piena comunione con la Chiesa cattolica, che condividono però con essa la fede circa l’Eucaristia, essere ammessi alla ricezione di tale sacramento in mancanza dei propri pastori (cf. EdE, 45-46; Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Direttorio per l’Applicazione dei Principi e delle Norme per l’Ecumenismo, 25 marzo 1993, 122-128), tenendo conto anche dei criteri propri della comunità ecclesiale alla quale appartengono».

Se uno però legge con attenzione il testo e i suoi riferimenti, capisce come esso introduca un principio rivoluzionario. In superficie richiama le disposizioni che attualmente permettono di fare la Comunione nei riti cattolici ai fedeli delle Chiese ortodosse. Ma poiché appunto la legislazione della Chiesa regola già questa questione per quanto riguarda gli ortodossi, i principali beneficiari della nuova proposta sarebbero i protestanti. In sostanza, la proposta è che i protestanti che professano la fede nell’Eucaristia e vivono un matrimonio “misto”, cioè hanno un coniuge cattolico, possano essere ammessi alla Comunione durante la Messa […] è aggiunta la condizione «in mancanza dei propri pastori», ma è una condizione nella pratica sarebbe interpretata in modo piuttosto disinvolto.   

L’adozione di questa proposta comporterebbe un cambiamento monumentale non solo nella disciplina della Chiesa sulla Comunione, ma nella  stessa dottrina sull’Eucaristia. L’Eucaristia non è un segno o uno strumento di inclusione sociale […] Ricevere l’Eucaristia significa essere in piena comunione con il corpo mistico e visibile di Cristo, la Chiesa, una comunione ed unità che l’Eucaristia contemporaneamente costruisce rafforza. E’ la teologia cattolica perenne  su questo sacramento, è un tema che troneggia da san Paolo, passando per i padri della Chiesa, la scolastica medievale fino ai vertici della teologia del 900 come Henri de Lubac, ed è centrale anche nella Ecclesia de Eucharistia di san Giovanni Paolo II. […]

Se la Chiesa ammette ordinariamente alla santa Comunione coloro che non sono in piena comun unione con Lei, si spezza il collegamento fondamentale tra Eucaristia e comunione ecclesiale, con conseguenze drammatiche sulla stessa dottrina. […]

I protestanti in matrimoni misti sarebbero ammessi alla Comunione anche se non hanno ricevuto l’assoluzione per i peccati commessi dopo il Battesimo […]

Tutti i pericoli dottrinali e pastorali di questa proposta equivalgono insomma a quelli della proposta di Kasper […]