15.12.2024

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A Dio e a Cesare
31 Gennaio 2014

A Dio e a Cesare

 

 

 

 

Santo, generoso con i poveri, severo e poco incline al compromesso con il potere, Papa Gelasio I afferma in una lettera all’imperatore d’Oriente la superiorità della dignità episcopale su quella imperiale.

 

 

Nome: Gelasio
Data nascita: sconosciuta
Elezione: 1 marzo 492
Durata: 4 anni, 8 mesi, 21 giorni
Data morte: anno 496
Sepolto: Basilica di S. Pietro
Festa: 21 novembre
Posizione cronologica: 49
 

 

Tra i due "Magni" pontificati di S. Leone I (440-461) e di S. Gregorio I (590-604), si distingue il vigoroso governo di S. Gelasio I (492-496), decisivo nel processo di affrancamento della Chiesa dal potere civile, all'inizio del periodo Medioevale. La lettera che Gelasio invia all'imperatore d'Oriente Anastasio I nel 494, in cui si stabilisce la subordinazione del potere civile a quello spirituale, è il documento fondamentale della dottrina teocratica dei Papi per tutto il Medio Evo.
Nato a Roma, ma di origini africane, Gelasio percorre tutti i gradi ecclesiastici fino ad arrivare all'arcidiaconato. Collabora con papa Felice III (483-492) distinguendosi per una serie di scritti storici e polemici contro il monofisismo e il pelagianesimo. Eletto all'unanimità, è il primo pontefice della storia a cui è attribuito l'appellativo di "Vicario di Cristo e Apostolo di Pietro".
La forte personalità di Gelasio s'impone subito nel governo della Chiesa, dando prova di inflessibilità tanto nelle questioni teologiche quanto in quelle di governo.
Dotato di una vasta cultura, la sua figura energica e superba suscita ovunque rispetto e soggezione. Umile negli atteggiamenti, predilige alla supremazia del comando il servizio ai poveri, così come riferisce il monaco Dionigi il Piccolo: "Assunto il governo della Chiesa per volere di Dio e per il bene di molti, Gelasio apparve più servo che sovrano. AI pregio della castità aggiunse quello della saggezza. Era tutto dedito alla preghiera, allo studio e, a volte, all'opera di scrittura… Sotto la guida amorosa di Dio egli passò i poveri giorni della sua vita terrena paziente e costante in mezzo a tante difficoltà, preferendo macerazioni e digiuni ai piaceri, vincendo la superbia con l'umiltà, così pieno di carità e generosità verso i poveri da morire egli stesso povero". Una conferma si ha nell'anno 493, quando Roma è colpita dalla carestia e Gelasio mette a disposizione i propri beni personali per alleviare le sofferenze del popolo.
Il periodo storico in cui opera Gelasio è piuttosto incerto. L'impero Romano d'Occidente è crollato da poco, nel 476, per mano del barbaro Odoacre che detronizza l'ultimo imperatore Romolo Augustolo, creando un pericoloso vuoto di potere.
In questa grave situazione, Gelasio si trova a dover cooperare strettamente con il potere secolare per dare vita ad un minimo di riorganizzazione sociale. Saggiamente instaura buoni rapporti con l'irrequieto capo degli Ostrogoti Teodorico, che dal 493 diventa re d'Italia, dopo aver sconfitto Odoacre a Ravenna.
Nonostante queste aperture verso la società civile, Gelasio non transige nello stabilire sia la superiorità del potere spirituale su quello temporale, sia la loro distinzione secondo l'indicazione evangelica di Gesù. Ciò avviene in particolare quando Gelasio, come il suo predecessore, comunica all'Imperatore d'Oriente Anastasio I (491519) la propria elezione al soglio di Pietro.
La missiva non ottiene risposta. In seguito, quando Anastasio si risente per non aver ricevuto nessun saluto dal Papa tramite l'ambasceria di senatori che si reca a fargli visita a Costantinopoli, Gelasio gli scrive un'altra lettera molto rispettosa ma ferma nel delineare la dottrina delle due potestà: l'autorità (auctoritas) spirituale è distinta e superiore rispetto alla potestà (potestas) del-l'imperatore, poiché anche della salvezza di quest'ultimo il vescovo dovrà rispondere davanti a Dio. Il potere terreno proviene anch'esso da Dio e il vescovo deve essergli sottomesso negli affari
civili, ma in ambito spirituale il sovrano temporale deve imparare dal vescovo e non insegnare ciò che riguarda la sfera religiosa.
Gelasio, inoltre, puntualizza che se tutti i vescovi hanno questo tipo d'autorità, tanto maggiore sarà quella del vescovo di Roma, il Papa, ossia il "presule di quella sede, che sia la somma divini-tà volle che avesse il primato su tutti i sacerdoti, sia la susseguente pietà della chiesa generale ha esaltato senza interruzione".
Altro fronte di battaglia per Gelasio è lo scisma provocato dalla scomunica che Felice III ha com-minato nel 484 al patriarca di Costantinopoli Acacio, in seguito all'imposizione nell'Oriente dell'Henotikon, o Editto d'unione, un decreto redatto dallo stesso Acacio e promulgato dall'imperatore Zenone nel 482, con l'intento di risolvere le controversie tra cattolici sostenitori di quanto stabilito dal Concilio di Calcedonia (451) e i monofisiti. Un documento che, pur non contenendo concetti eretici, è grossolano e lacunoso con una chiara tendenza al cesaropapismo, lasciando intendere che è l'imperatore e non il Papa ad essere il vero Vicario di Cristo e rappresentante di Dio in terra.
In questa controversia Gelasio si rivela molto più radicale di Felice III. Alla lettera inviatagli da Eu-femio (490-496), successore di Acacio, che offre al Papa una riconciliazione di compromesso, Gelasio risponde sdegnato che non accetta accomodamenti di sorta finché Eufemio sarà coli uso con le posizioni dottrinali di altri illustri monofisiti compromessi con l'Henotikon.
L'opera di Gelasio è molto vigorosa anche nella riforma della vita del clero e nell'estirpare ogni re-siduo del culto pagano nelle devozioni popolari. La festa cosiddetta dei "Lupercali" è, appunto, ancora un retaggio del paganesimo e della superstizione, cui il popolo, nonostante la conversione al cristianesimo, è ancora molto legato. Si celebrava tra il 15 e il18 febbraio per purificare la città dalle infestazioni demoniache e per rendere fertili le donne. Con una vera e propria confutazione teologica contro l'efficacia e l'opportunità di questi riti, inviata al capo del senato Andromaco, Gelasio l'abolisce sostituendola con la processione della Candelora il 2 febbraio, per celebrare la festa della purificazione della Madonna.
Particolarmente prolifica è la produzione letteraria di Gelasio che ci ha lasciato più di cento lettere o frammenti e sei trattati teologici. È ancora discussa la questione se il Decreto Gelasiano, una raccolta di decretali su vari argomenti, e il Sacramentario Gelasiano, una redazione del Messale romano, possono attribuirsi a Gelasio.
Questo grande Papa muore povero nel 496, in data incerta.

RICORDA

"Sono due, in verità, o augusto imperatore, i poteri dai quali questo mondo precipuamente è retto: l'autorità in forza della consacrazione dei vescovi e la potestà regale; di questi due poteri è tanto più grave il peso dei sacerdoti, in quanto essi renderanno conto nel giudizio divino anche degli stessi re degli uomini. Se infatti, per quanto è attinente all'ordine della pubblica disciplina, sapendo che per superna disposizione il governo è stato conferito a te, anche gli stessi presuli della religione obbediscono alle tue leggi… con quale amore, ti chiedo, si addice e conviene obbedire a coloro che sono stati destinati a dispensare i divini misteri? (…) In ciò la tua pietà consta chiaramente che nessuno mai entro un qualsiasi piano puramente umano può elevarsi al privilegio e alla professione di fede di colui che la parola di Cristo ha preposto a tutti, e che la veneranda Chiesa sempre ha riconosciuto e devotamente ha come primate".
(Gelasio I, Lettera Famuli vestrae pietatis all'imperatore Anastasio I, anno 494).

 

 

 

 

IL TIMONE – N. 36 – ANNO VI – Settembre/Ottobre 2004 – pag. 58 – 59

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