IL PROBLEMA DELLA NOSTRA EPOCA È IL RELATIVISMO
Diceva san Tommaso che ogni verità, da chiunque sia pronunciata, viene dallo Spirito Santo. Per questa ragione noi credenti possiamo e dobbiamo rallegrarci quando ascoltiamo uomini di cultura diversa dalla nostra proferire verità che, quando sono enunciate dalla Chiesa o dai cattolici, per ciò stesso sembrano godere di poca considerazione.
Il fatto di cui, a mio avviso, possiamo rallegrarci è capitato poche settimane fa a Roma. Un uomo che non si professa cattolico – almeno per quanto ne sappiamo – è stato invitato il 12 maggio a tenere un discorso alla Pontificia Università Lateranense, in occasione dei 150 anni di fondazione della Facoltà di diritto civile. L’uomo è Marcello Pera, Presidente del Senato.
Nella sua relazione, così densa di spunti profondi da non poter essere sintetizzata in poche righe, Pera si è soffermato anche su quello che il cardinale Ratzinger, da lui espressamente citato, ha chiamato la «vera e propria religione dell’uomo moderno» e che costituisce – sono sempre parole di Ratzinger – «il problema più grande della nostra epoca». Si tratta del relativismo.
Del relativismo Pera ci offre una definizione illuminante: «[è] l’idea che non esistono prove o argomenti per stabilire che qualcosa è migliore, o vale, più di qualcos’altro». Si capisce facilmente quanto sia devastante non solo per la cultura in generale, ma anche per la fede cristiana questo pensiero, che caratterizza la pseudo-cultura dominante.
Infatti, se non vi è possibilità di conoscere il vero e il bene, grazie ai quali giudichiamo una realtà migliore di un’altra, bisogna ammettere che anche nel campo religioso non è data alcuna probabilità di conoscere il vero Dio, la verità del Vangelo e la vera Chiesa. Non si tratta soltanto, si badi bene, di un discorso teoretico, limitato alla conoscenza intellettuale. Se così fosse, potremmo preoccuparci giusto quel tanto che basta per prendere atto dell’esistenza di una dottrina e per confrontarla, se la cosa ci interessa, con altre.
No, il relativismo in materia religiosa comporta il rischio di non comprendere, e dunque di non sfruttare, il dono della vita eterna che Cristo ha acquistato per noi a caro prezzo. Vanificando così il traguardo ultimo dell’esistenza umana.
Lo ha compreso – pare incredibile a dirsi – un laico come Pera. Sentiamo lo: «E se, nella fede, non esiste la verità, come ci si può salvare? La mia risposta è: se non esiste la verità, allora il credente non si può salvare. Per il credente, Cristo è Rivelazione, è il Verbo che si è fatto persona. E questo Dio-persona è un fatto, il fatto cristiano».
Ci rendiamo conto che questo laico ha capito più cose della nostra fede di quanto non abbiano inteso tanti maestri, teologi ed educatori che sproloquiano in casa cattolica?
In questa casa il relativismo, purtroppo, miete vittime e le paralizza. Ratzinger scriveva nel suo fondamentale “Fede, verità, tolleranza” (Cantagalli, Siena 2003: un testo che ogni lettore del Timone dovrebbe leggere e meditare) che oggi noi cristiani siamo in difficoltà quando dobbiamo proclamare che la verità esiste, che l’uomo è in grado di coglierla, anche perché si è svelata, che tale verità ha un nome e che si chiama Gesù Cristo. Scriveva Ratzinger: «il ritenere che vi sia realmente una verità, una verità vincolante e valida nella storia stessa, nella figura di Gesù Cristo e della fede della Chiesa, viene qualificato come fondamentalismo». E questo basta a intimidire molti cattolici. Dobbiamo dunque essere grati al Presidente Pera per averci dato una salutare lezione. Ma, come cattolici, siamo ancor più grati allo Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità, che non teme di far proclamare cose vere anche da chi cattolico non è. Chi, come noi, si occupa di apologetica, e dunque sa che la ragione umana è in grado di cogliere con certezza, accettando la Rivelazione, la verità su Dio, sull’uomo e sul creato, ne trae grande incoraggiamento. E ringrazia, adorandoLo, lo Spirito Santo. Chiedendogli, in preghiera, che anche un “laico” come Pera giunga presto ad abbracciare tutta intera la verità di Cristo.
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