Vi è un fatto misterioso nella vita di Abramo. Egli divenne condottiero di un piccolo esercito, uomini della sua gente, e vinse l'esercito di quattro re che avevano fatto guerra alla pentapoli di Sodoma, facendo prigionieri i loro sovrani con i loro popoli e trascinandoli verso il Nord, oltre Damasco. Lot, nipote di Abramo che abitava a Sodoma, subì la loro sorte e Abramo, per liberarlo, non esitò ad inseguire i vincitori e li sconfisse, recuperando "così tut ta la roba e anche Lot suo parente, i suoi beni con le donne e il popolo".
Ebbene, quando egli ritornò vincitore "Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: 'Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici'. Abram gli diede la decima di tutto". Le parole di Melchisedek fanno consapevole Abramo dell'aiuto di Dio che, per salvare Lot, lo aveva guidato in quella formidabile impresa, come tanti secoli dopo renderà vincitore Gedeone, con soli 300 uomini, di un esercito sterminato.
Melchisedek si presenta ad Abramo come inviato da Dio per benedirlo e poi subito benedice Dio che ha dato la vittoria ad Abramo. È un sacerdote, ma di quale sacerdozio? È re, ma di quale regno? Salem significa pace: quindi "re di pace". Il sacerdozio sarebbe sorto, per volere del Signore, con Aronne fratello di Mosè, quattro secoli dopo Abramo. E l'offerta del pane e del vino di Melchisedek a Dio non ha forse una suggestiva analogia con l'offerta che Cristo fece del suo Corpo e del suo Sangue, prefigurati proprio nel pane e nel vino?
Troviamo notizie di Melchisedek nella Lettera agli Ebrei, con termini di certezza assoluta, anche se non sappiamo a quale fonte l'Apostolo le abbia attinte.
"Questo Melchisedek, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, è colui che andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo bene disse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa. Anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia, inoltre è anche re di Salem, cioè re di pace. Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni ne fine di vita, fatto simile al figlio di Dio, rimane sacerdote in eterno".
Questo scrive l'Apostolo dopo aver citato il Salmo 109 (110). In cui Davide scrive: "II Signore ha giurato e non si pente: 'Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek'".
Chi non ha principio di giorni, né fine di vita è eterno. Quel sacerdote era figura del Figlio di Dio che dopo circa 2000 anni sarebbe riemerso nella persona di Gesù: vittima e sacerdote nello stesso tempo. E tutto questo proprio per eliminare quel fondamentale ostacolo alla comunione con Dio che è il peccato. Dio ti ama: ti protegge e ti fa vincere ogni nemico come fece per Abramo, ma devi togliere via quella barriera che si pone fra la tua e la sua volontà. Quando la tua volontà si oppone alla sua, non sei nella giustizia perché Egli solo è santo ed ecco una vittima volontaria che "cancella" la tua ingiustizia e la "consuma" nel suo dolore e che poi, come sacerdote unico ed eterno, stende una mano verso di te e l'altra verso il Padre per ricongiungerti a Lui.
Ebbene, il Figlio di Dio, re di giustizia e di pace, sacerdote in eterno, volle benedire in Abramo il padre della sua umanità.
(continua)
IL TIMONE N. 16 – ANNO III – Novembre/Dicembre 2001 – pag. 58
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