Una lettera del Papa sulla vera devozione a Maria. Prendendo a modello san Luigi Maria Grignion de Montfort. E il suo “Trattato della vera devozione alla santa Vergine”.
«Com’è noto, nel mio stemma episcopale […] il motto Totus tuus è ispirato alla dottrina di san Luigi Maria Grignion de Montfort». Così scrive Papa Giovanni Paolo II nella lettera alle Famiglie religiose fondate dal santo di Montfort, in occasione del 160° anniversario della pubblicazione del capolavoro del santo, il Trattato della vera devozione alla santa Vergine. Questo libro ha una storia singolare. Scritto all’inizio del 1700, il manoscritto andò perduto e venne ritrovato casualmente (chi dice in una cassapanca, chi dimenticato nella biblioteca della casa madre della congregazione fondata da san Luigi Maria) oltre cento anni dopo, precisamente nel 1842, e pubblicato nel corso dell’anno successivo. Il santo aveva previsto l’accanimento del demonio contro questo piccolo manoscritto, che infatti rischiò di andare perduto in modo definitivo e verrà ritrovato privo di alcune pagine iniziali (otto) e di almeno una alla fine. Ma siccome “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, alla fine il libro è stato ritrovato, proprio quando era in corso il processo di beatificazione di san Luigi Maria. Ne sono state pubblicate circa 400 edizioni, di cui 50 traduzioni in italiano, l’ultima in occasione del Giubileo del 2000.
Perché tanta fortuna per questo classico della dottrina mariana, uno di quei pochi libri che hanno lasciato veramente un segno nella storia della spiritualità cristiana?. Si può trovare la risposta leggendo la lettera del Papa, che inizia proprio raccontando come questo libro abbia contribuito a risolvere i suoi dubbi quando, nella sua giovinezza, era rimasto vittima dello scrupolo di mancare in qualcosa nei confronti di Gesù a causa della sua intensa devozione mariana.
Il Trattato è proprio la risposta a questo dubbio e insegna, meglio accompagna la persona che vuole percorrere questo itinerario, ad andare ad Iesum per Mariam. La strada comincia con la contemplazione del mistero dell’Incarnazione e si conclude con la consacrazione a Gesù per mezzo di Maria, una consacrazione chiamata schiavitù d’amore perché comporta l’offerta di ogni cosa, anche del «valore stesso delle […] buone opere, passate, presenti e future». Una donazione grande e totale, come scrive il Pontefice, anche se non produce necessariamente nessuna variazione materiale o di stato nella vita di chi la compie.
Questo piccolo libro ha incontrato il favore di milioni di persone, generazione dopo generazione, aiutando a superare il fraintendimento, diffuso già al tempo di san Luigi Maria a causa dell’influsso del protestantesimo e del giansenismo, e ripreso alcuni decenni or sono, che Maria potesse essere di ostacolo nella via che porta al Signore Gesù: san Luigi Maria cerca di dimostrare, riprendendo una dottrina tradizionalmente presente nella storia della Chiesa, fin dalle origini, che invece Maria è la via più facile e più diretta per entrare in comunione con Suo Figlio, che è il fine di ogni vita cristiana.
La dottrina del Trattato sarà ripresa nel capitolo VIII della costituzione del Concilio Vaticano II Lumen gentium e da papa Paolo VI, che proclamerà la Madonna Madre della Chiesa, così riprendendo l’affermazione del Trattato, «il capo e le membra nascono da una stessa madre».
La lettera del Santo Padre aiuta a cogliere la continuità dello sviluppo della dottrina mariana, da san Luigi Maria fino all’attuale Pontefice, che ha certamente rilanciato la centralità della Madonna nella vita cristiana, contribuendo al superamento della crisi della devozione a Maria penetrata tra i fedeli, per quanto questa crisi non avesse mai riguardato il Magistero che, anzi, ha sempre invitato a scegliere Maria come il mezzo più efficace per raggiungere la santità.
La lettera infine si conclude additando Maria non solo come modello di «fede invincibile», ma anche di «ferma speranza». L’affermazione è opportuna soprattutto nel nostro tempo, bisognoso di superare la disperazione che ha invaso tutti gli aspetti della vita, a cominciare da quella intellettuale dominata dal pensiero debole, dalla vita morale impregnata di relativismo e di materialismo pratico, dove diventa lecito tutto quello che può essere tecnicamente possibile. Un mondo senza riferimenti e senza maestri è un mondo nel quale risuona la stessa drammatica domanda rivolta a Dio da san Luigi Maria: «Mio Dio, non è meglio per me morire piuttosto che vederti ogni giorno così impunemente oltraggiato e trovarmi sempre più nel pericolo di venir travolto da torrenti di iniquità tanto impetuosi?». Tuttavia, anche in questo mondo, rimane la fiduciosa speranza: «Se non avessi la speranza che presto o tardi finirai con l’esaudire questo povero peccatore nell’interesse della tua gloria …» (Preghiera infocata, 14).
Notizie bio-bibliografiche
San Luigi Maria Grignion de Montfort nasce il 31 gennaio 1673 a Montfort, in Bretagna, nella diocesi di Rennes, in una famiglia della borghesia locale, secondo di diciotto figli. Studia a Rennes dai gesuiti e poi nel famoso seminario di San Sulpizio, a Parigi, dove viene ordinato sacerdote il 5 giugno 1700. Nel 1706 riceve da Papa Clemente XI il mandato di missionario apostolico e il consiglio di non recarsi fra i pagani, ma di esercitare il mandato missionario nella sua terra. Sarà uno dei più grandi missionari dei tempi moderni. La sua azione si estenderà soprattutto in alcune diocesi della Vandea, dove morirà il 28 aprile 1716 durante una missione a Saint-Laurent-sur-Sèvre, cittadina dove è sepolto. Sarà beatificato il 22 gennaio 1888 e canonizzato il 20 luglio 1947. Fonderà le congregazioni religiose dei sacerdoti missionari della Compagnia di Maria e, con Maria Luisa Trichet, le Figlie della Sapienza. La sua predicazione si è concentrata esclusivamente in alcune diocesi che saranno al centro dell’insurrezione controrivoluzionaria avvenuta in Vandea meno di cento anni dopo la morte del santo. La sua opera principale è il Trattato della vera devozione a Maria; ma vanno ricordati almeno L’amore dell’eterna sapienza; Il segreto di Maria; Il segreto ammirabile del santo rosario; la Preghiera infocata. Vi sono diverse edizioni di ciascuna di queste opere, fra le quali le Opere curate dal Centro mariano monfortano, Roma 1977. La lettera di Giovanni Paolo II alle famiglie monfortane è datata 8 dicembre 2003 e pubblicata da L’Osservatore Romano del 14 gennaio 2004.
IL TIMONE – N. 31 – ANNO VI – Marzo 2004 – pag. 58 – 59