«La dignità di Pietro non viene meno neppure in un indegno successore»: così papa Leone Magno insegna che anche un pontificato immorale, come quello di Alessandro VI, può presentare aspetti utili per la fede, dato il sostegno particolare che lo Spirito Santo assicura a tutti i Vicari di Cristo.
La memoria di papa Borgia è afflitta da una pesante leggenda nera nata soprattutto in ambito protestante, dove Alessandro è considerato l’incarnazione stessa della “Grande Babilonia” presente a Roma. Ed effettivamente la sua vita privata è lastricata di dissolutezze, soprattutto verso il sesto comandamento. Molte sono state le sue “relazioni proibite”: solo la tresca con la romana Vannozza Cattanei genera quattro figli (anche se prima di diventare Papa): Giovanni, Cesare, la figura di riferimento del “Principe” di Macchiavelli, Giuffrè e Lucrezia, anch’essa peraltro fatta oggetto di una pesante leggenda nera per le presunte pratiche di avvelenamento dei suoi nemici; trasfigurerà la propria esistenza, vivendo una “seconda vita” quando sposa in terze nozze Alfonso d’Este fino al 1519, quando muore di parto a Ferrara.
Alessandro è ben consapevole della propria condizione di peccatore incallito, ma nonostante i periodici propositi di ravvedimento, mai riesce ad emendarsi completamente. Se molte sono le sue corruzioni (non ultima l’eccessivo nepotismo), altre gli sono state attribuite indebitamente. Una di queste è l’elezione a Papa dell’11 agosto del 1492, in cui è data per scontata la pratica di simonia, confermata anche dal Von Pastor. Invece, dal recente studio di Lorenzo Pingiotti (v. bibliografia), emerge che la notizia della presunta elezione simoniaca è riportata dal cronista dell’epoca Stefano Infessura, grande amico dei Colonna, famiglia rivale dei Borgia, e dal Guicciardiani, che scrive molto tempo dopo l’elezione, raccogliendo soprattutto le voci critiche verso il Papa che giravano tra il popolo, così come lui stesso afferma.
Durante il conclave certamente c’è stato movimento di beni e di soldi del card. Borgia verso la casa di quello che sarebbe stato il suo vicecancelliere una volta eletto Papa. Ma il motivo è che inizia a trasferire le sue ricchezze in un luogo ritenuto protetto una volta sicuro dell’elezione, poiché sapeva di dover cambiare residenza.
Come ricorda lo storico della Chiesa Jedin, decisive per la scelta di Rodrigo sono state le sue spiccate doti di buon politico e diplomatico. L’inviato della duchessa d’Este Manfredo Manfredi nel suo resoconto riporta il grande stupore di aver visto eletto un candidato non supportato dal denaro degli Stati. Infatti, gli spagnoli Borgia non rappresentano nessuna potenza europea (e per questo osteggiato da più parti).
Rodrigo Borgia nasce il 1 gennaio 1431 a Jativa, nella provincia valenciana in Spagna. Grazie allo zio cardinale (che diventerà papa Callisto III), Rodrigo si trasferisce a Bologna per studiare specializzandosi in diritto canonico. Rapidamente scala i gradini della carriera ecclesiastica, tanto che a 25 anni è già cardinale con la diaconia di San Nicola in Carcere. I giudizi su di lui lo presentano come un bell’uomo dalla presenza nobile e imponente, cuore magnanimo e dai grandi e sinceri slanci religiosi. Alla morte di Innocenzo VIII, avvenuta il 25 luglio 1492, il candidato al pontificato più accreditato è proprio il card. Borgia, in quanto decano del Sacro Collegio, esperto di politica e per la sua personale solidità economica, considerata un elemento di forza negli affari pubblici. La sue elezione è salutata da tutti con grande favore soprattutto da parte del popolo.
Inizia il pontificato prendendo decisioni efficaci in materia di sicurezza, impegnandosi per una profonda riforma della curia e per l’organizzazione di una Crociata. Ogni martedì riceve personalmente chi ha delle rimostranze per torti subiti.
Alessandro si muove in ambito politico con sicurezza. Due mesi dopo la sua elezione, viene scoperta l’America per opera di Cristoforo Colombo. Con un intervento avveduto e illuminato, il Pontefice traccia il confine di area di competenza di Spagna e Portogallo con una linea immaginaria dal polo nord al polo sud, a cento leghe a ovest delle Azzorre: tutte le terre a Occidente di questa raya vanno riservate alla Spagna, quelle a Oriente al Portogallo. Con il successivo trattato di Tordesillas, alla Chiesa è riservato il “Patronato” per mezzo del quale i sovrani iberici si impegnano ad un’opera di evangelizzazione nelle nuove terre, i cui nativi iniziano ad essere considerati come persone figlie di Dio proprio da Alessandro VI.
È intenso anche lo sforzo nel difendere gli Ordini religiosi, soprattutto quello recente e particolarmente rigido fondato da S. Francesco di Paola, definendo quella nuova congregazione «albero buono nel campo della Chiesa militante». Accoglie circa ottomila ebrei provenienti dalla Spagna, dove era in atto la Reconquista, creando un centro di raccolta sull’Appia antica. Il ghetto si formerà solo nel 1555. La tolleranza dal Papa era in stridente contrasto con la concezione che il popolo aveva degli ebrei, considerati usurai. Con il figlio Cesare Borgia, il suo braccio militare, diventa protagonista della politica italiana sfiorando addirittura l’unificazione della penisola.
I maggiori problemi arrivano quando si pone contro le rivendicazioni del re di Francia Carlo VIII (1470-1498) sul regno di Napoli per sottrarlo agli aragonesi, alleati del Papa. Per ottenere ciò che ritiene suo diritto, Carlo VIII scende in Italia. Alessandro VI reagisce creando una lega di tutti i nemici della Francia il 31 marzo 1495, inducendo Carlo VIII alla ritirata per evitare un pericoloso accerchiamento, manovra che riesce nonostante la sconfitta militare del sovrano francese a Fornovo.
Altro contenzioso è con Girolamo Savonarola, il predicatore utopista che sperava nella creazione di uno Stato teocratico, ma condannato al rogo nel 1498 come eretico (ultimamente riabilitato). L’intervento contro il frate domenicano si concretizza quando quest’ultimo disobbedisce al Papa sul divieto di continuare i sermoni feroci contro Alessandro, il quale con indulgenza ne attende inutilmente per più di due anni il ravvedimento.
Per quanto concerne l’aspetto religioso del pontificato, Alessandro VI promuove la recita quotidiana del Rosario e a lui si deve il triplo rintocco giornaliero della campana per la preghiera dell’Angelus così come la pratica dell’imprimatur sui libri da pubblicare, dopo un’accurata ispezione perché non vi siano errori di contenuto dottrinale. Alessandro celebra il Giubileo del 1500 con estrema dedizione e adeguata solennità, introducendo la cerimonia dell’apertura contemporanea delle porte Sante; da quell’anno si userà chiamarlo “Anno santo”. Amante delle arti, restaura Castel S. Angelo trasformandolo nella fortezza attuale e convoca il Pinturicchio per decorare le stanze del Vaticano. Muore improvvisamente 18 agosto del 1503 per malaria.
Per saperne di più…
Lorenzo Pingiotti, La leggenda nera di papa Borgia, Fede & Cultura, 2008.
IL TIMONE N. 108 – ANNO XIII – Dicembre 2011 – pag. 54 – 55
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