Appassionato difensore della libertà e della democrazia, nemico di socialismo, statalismo e centralismo. Benché ateo, stimò la religione: essa sola può rendere veramente liberi e fondare un sistema democratico.
Più vivo e meno vedo la possibilità che i popoli possano fare a meno di una religione positiva»; «I popoli religiosi sono per natura forti proprio ove i popoli democratici sono deboli; il che dimostra di quale importanza sia che gli uomini, diventando uguali, mantengano la propria religione»; «Non ho mai visto dei popoli liberi la cui libertà non affondasse le sue radici nella fede religiosa»: risulterà sicuramente sorprendente sapere che l’autore di queste espressioni sia stato un ateo; certo un ateo molto attento alle cose religiose e in particolare alla verità cristiana, come egli stesso rende noto scrivendo a un interlocutore nei termini seguenti: «lo non sono un credente (e non lo dico per vantarmi), ma per quanto io sia un non credente, ho sempre provato, leggendo il Vangelo, un’emozione profonda. Molte delle dottrine che vi sono contenute mi hanno sempre colpito come qualche cosa di assolutamente nuovo. E non capisco come, leggendo questo libro ammirevole, la vostra anima non abbia sentito, come la mia, quella sorta di libera aspirazione che è suscitata da un’atmosfera più vasta e più pura».
L’estensore di questi pensieri si chiamava Alexis de Tocqueville ed è considerato uno dei maestri della democrazia e del liberalismo moderni. Nato nel castello di Verneuil, presso Parigi, il29 luglio del 1805, in una famiglia di antica nobiltà normanna sfuggita al terrore giacobino, Tocqueville, dopo aver concluso gli studi di giurisprudenza nel 1826, compì un lungo viaggio in Italia. Ma il viaggio che segnerà profondamente la sua personalità e i suoi studi egli lo effettuò, tra il maggio del 1831 e il febbraio dell’anno successivo, negli Stati Uniti, di cui visitò la regione dei Grandi Laghi e alcune delle principali città e dove venne ricevuto dal Presidente Andrew Jackson. Nel 1835 uscì il primo volume della sua celebre opera La Democrazia in America, che verrà ultimata nel 1840. Nel 1838 venne eletto deputato: sarà riconfermato nella carica sino al 1851, l’anno del colpo di Stato di Luigi Napoleone. Tocqueville, tuttavia, non si dimostrò mai particolarmente entusiasta del parlamentarismo, anche se nei confronti della sua persona la stima fu sempre alta e i discorsi da lui pronunciati alla Camera lasciarono una traccia importante. Rifiutatosi di entrare nel governo del Bonaparte, abbandonò l’agone politico, ma non si trattenne dal condannare l’ascesa al potere del nuovo Napoleone, cosa che gli costò addirittura l’arresto. Negli ultimi anni di vita viaggiò molto e scrisse varie opere, tra le quali spicca L’Ancien Régime et la RévoIution del 1856. Morì a Cannes il 16 aprile del 1859.
Uomo intransigente, personalità di alto valore morale,liberale sui generis, Tocqueville fu una figura tanto importante quanto poco compresa e valorizzata e, nonostante abbia ricoperto cariche prestigiose, rimase sostanzialmente estraneo alla politica del suo tempo,lontano dai giochi di potere e ugualmente distante dalla destra e dalla sinistra. Eppure, alcune delle sue idee si sono rivelate profetiche e, alla lunga, vincenti. Innanzitutto, egli fu un convinto sostenitore della libertà, per la quale nutrì una passione autentica e disinteressata e non dubitò mai che il socialismo fosse un irriducibile nemico di essa: a suo parere, il materialismo, il rifiuto della proprietà privata e il disprezzo per l’individuo tipici delle ideologie socialiste fanno sì che esse siano profondamente nocive per la libertà e conducano verso forme politiche caratterizzate dallo statalismo, dal centralismo e da una malintesa uguaglianza, che niente ha a che vedere con quella autentica, figlia della libertà e della democrazia.
Un’altra importante e profetica intuizione tocquevilleiana riguarda l’alleanza fra lo «spirito di religione.. e lo «spirito di libertà… Il Nostro è convinto che la dimensione religiosa non sia un accidente della vita dell’uomo, ma ne costituisca una componente profonda e insopprimibile; a partire di qui, egli si impegna a dimostrare che soltanto una forte religiosità può rendere autenticamente liberi gli uomini e pertanto fungere da fondamento e da collante di ogni sistema veramente democratico. È opportuno ricordare che non era per niente facile sostenere tali convinzioni nella Francia ottocentesca percorsa da numerosi fermenti laicisti e anticlericali, una Francia in cui molti erano convinti che la religione fosse nemica del progresso, della giustizia e della libertà. Tocqueville ravvisò nella religione la grande forza che avrebbe reso possibile il delicato passaggio dall’Antico Regime alle moderne democrazie, soprattutto in virtù della sua capacità di indicare all’umanità i valori etici fondamentali, quelli che la morale laica non avrebbe mai potuto trovare e giustificare.
Agli occhi di Tocqueville, la religione rappresenta il migliore antidoto contro l’individualismo, l’egualitarismo e la corsa sfrenata al benessere. Si legge a questo riguardo in una pagina de La democrazia in America: «Non esiste religione che non situi l’oggetto dei desideri dell’uomo oltre e sopra i beni della terra e non elevi naturalmente la sua anima verso regioni di gran lunga superiori a quelle dei sensi. E parimenti non esiste religione che non imponga a ogni individuo un qualche dovere verso la specie umana, oppure un dovere comune, e non lo sottragga ogni tanto alla contemplazione di se stesso». E sempre nel medesimo capolavoro tocquevilleiano troviamo le seguenti illuminanti considerazioni: «Dubito che l’uomo possa mai sopportare contemporaneamente una completa indipendenza religiosa e una totale libertà politica; e sono incline a pensare che, se non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda».
RICORDA
«È stato, forse più di ogni altro, merito di Tocqueville di avere enunciato una accorta e sofferta consapevolezza dei pericoli totalitari impliciti nella stessa democrazia e indicato nella religione l’unica difesa contro una società caratterizzata da un paternalismo senza padre, da una libertà priva di finalità, da una uguaglianza come mero livellamento, da un individualismo privo di solidarietà, da uno statalismo senza Stato. […] occorre […] proprio per preservare la libertà dei popoli dai pericoli di una civiltà massificata, ritornare a quella religione, da cui nacque ogni governo, compreso quello della democrazia: “moralizzare la democrazia attraverso la religione”».
(G. Morra, Teologia politica e religione civile, Giorgio Barghigiani Editore, 2000, p. 40).
BIBLIOGRAFIA
Alexis de Tocqueville, Scritti politici, a cura di Nicola Matteucci, UTET, 1977.
Alexis de Tocqueville, L’amicizia e la democrazia, a cura di Massimo Terni, Edizioni Lavoro, 1987.
Alexis de Tocqueville, Democrazia, libertà e religione. Pensieri liberali, a cura di Massimo Baldini, Armando, 2000.
Gianfranco Morra, Teologia politica e religione civile, Giorgio Barghigiani Editore, 2000, pp. 47-74, 87-144.
IL TIMONE – N. 35 – ANNO VI – Luglio/Agosto 2004 – pag. 30 – 31