LE NOSTRE ARMI: PREGHIERA – FORMAZIONE – MISSIONE
Il peccato originale obbliga ogni uomo a spendere la vita in combattimento. Narra, infatti, il libro della Genesi che Dio ha stabilito una “inimicizia” tra la Donna e il serpente, tra la stirpe della prima e quella del secondo. E questa inimicizia durerà sino alla fine del mondo.
La Chiesa vede in quella Donna la Madre di Dio e nella sua stirpe Gesù Cristo. Ma vede anche se stessa, “donna” sposa di Cristo, la cui stirpe siamo tutti noi, i battezzati.
Il serpente è satana; gli angeli ribelli e quanti consapevolmente lo servono su questa terra ne sono la stirpe.
L’esito dello scontro è segnato: alla fine dei tempi, la stirpe della Donna schiaccerà la testa del serpente. Ma prima, deve svolgersi la “buona battaglia”.
Le armi del nemico sono sostanzialmente due, stando alla Scrittura: l’omicidio e la menzogna.
Quanto alla prima, anche una semplice, sommaria contabilità mette in evidenza la gigantesca opera del Maligno: solo nel secolo scorso, si conta un miliardo di esseri umani sterminati con l’aborto, cento, più probabilmente duecento milioni di morti causati dal comunismo, la tragedia dell’Olocausto e quella delle due guerre mondiali. E oggi impazza il terrorismo omicida di matrice islamica, che nel disprezzo più crudele della vita umana insanguina le strade, mietendo vittimeinnocenti. Prendersela solo con l’lslam, con questa pseudo religione inventata da uno pseudo profeta donnaiolo e violento, che negli ultimi quindici secoli ha gabellato miliardi di esseri umani con la favola del Corano che gli sarebbe stato dettato direttamente dall’Arcangelo Gabriele, è fin troppo semplice. E secondo molti musulmani, non si sa quanto autorevoli, il vero Islam non contempla il terrorismo. Bisogna vedervi all’opera il demonio.
Quanto alla menzogna, è difficile immaginarne l’ampiezza: si spargono falsità su Dio, sulla Chiesa, sul Papa, sul Vangelo, con il rischio di far perdere a molti la vera fede. E di precludere loro la salvezza eterna. Le nostre armi sono fondamentalmente tre: la preghiera fiduciosa, la formazione e l’azione missionaria. Potente e dal funzionamento incomprensibile per chi non pensa e agisce in una prospettiva di fede, è l’arma del Rosario, nata nel Medioevo con una funzione dichiaratamente militante: estirpare l’eresia. Da allora, ha accompagnato sempre i cattolici nella buona taglia. Per ottenere vittorie, per conseguire la pace. Necessaria più che in passato è una buona formazione, per rendere ragione della speranza che portiamo in noi. Il mondo ci sfida, obietta, attacca. Non dobbiamo arretrare, ma rispondere come si conviene, addestrandoci spendendo tempo e denaro secondo i nostri mezzi. In quest’ottica, saluto con gioia l’uscita di un libro curato da Rino Cammilleri, che consiglio vivamente. È intitolato “Piccolo manuale di apologetica” e contiene saggi del nostro “Kattolico” e di molti autori che collaborano con il Timone. Inquisizione, risorgimento, crociate, Galileo, esistenza di Dio: sono alcuni dei temi presentati in questo agile volumetto da tenere a portata di mano, per chiarirsi le idee e per chiarirle al nostro prossimo.
Infine, la missione, data dalla testimonianza coraggio sa e ferma della verità che è Cristo e dalla intelligente opera di conquista di uomini e donne alla causa del Vangelo e della Chiesa.
A quanti obiettano, nel clima di buonismo e di pacifismo a basso costo così diffuso anche in casa cattolica, che questo linguaggio è troppo duro per le nostre fragili orecchie, fuori luogo in questi tempi sconvolti dalla guerra e controproducente per l’agognata pace tra i popoli, si risponda con gentile fermezza: la pace, quella vera, si avrà con la vittoria di Cristo, in noi e nel mondo, per ottenere la quale nessun cristiano può sottrarsi alla “buona battaglia”. Sia o meno consapevole.
IL TIMONE – N. 36 – ANNO VI – Settembre/Ottobre 2004 – pag. 3