PREGARE PER CHI GOVERNA
Scriveva san Paolo che nulla può separarci dall’amore di Dio. E, aggiungo io, molto più modestamente, che nulla potrà impedirci di perseverare, con più zelo e maggior slancio, nella missione che, in quanto cristiani, siamo tenuti a compiere: essere testimoni di un fatto che riguarda tutti, anche coloro che dicono di non esserne interessati.
Il fatto che Dio si è fatto uomo, in un tempo e in un luogo ben definito della storia, e che ci ha donato la possibilità di vivere eternamente felici in Cielo. Lasciandoci la opportunità di rifiutare questa offerta. Ma in tal caso – Dio non voglia – saranno problemi seri.
Ora, la nostra missione va avanti anche se le recenti elezioni politiche hanno condotto al governo del nostro Paese una coalizione all’interno della quale predominano forze decisamente avverse, per loro stessa ammissione, alla fede che professiamo e alla cultura che da essa scaturisce. Forse, tenteranno di disegnare un tipo di società nella quale la Chiesa, le sue opere, la stessa fede e i valori che ne derivano siano il più possibile emarginate.
Non è detto che ci riescano, ma ci proveranno.
Va da sé che dobbiamo pregare per i nostri governanti. Nella coalizione vincente, non tutti si dicono ostili alla Chiesa, grazie a Dio. Ma dobbiamo pregare per tutti, invocando la benedizione di Dio per il compito arduo di governare il nostro Paese. E comandando all’Onnipotente che la sua misericordia tocchi il cuore di chi non crede, lo apra alla bellezza della fede, lo converta alla verità, cioè a Cristo.
Ciò che maggiormente ci sta a cuore è la possibilità di annunciare il Vangelo, è la libertà di operare perché ad ogni uomo venga offerta la opportunità di orientare la propria vita verso il bene eterno del Paradiso e il bene comune di questa terra.
Perché le condizioni nelle quali svolgere questo apostolato fossero le migliori possibili, data la scelta di due sole coalizioni che ci veniva offerta con il voto, avrei preferito un altro esito. Ma non dobbiamo soffermarci più di tanto su quel che è accaduto. Piuttosto, vogliamo guardare avanti, avendo presente l’esempio di tanti fratelli che ci hanno preceduto. Se la fede è giunta sino a noi, è perché la Chiesa ha sempre operato per l’evangelizzazione,
anche quando le circostanze non erano del tutto favorevoli, anche quando è stata duramente perseguitata, anche quando l’essere cristiani significava un processo, il carcere, la tortura, il lavoro forzato, l’esilio, persino la morte.
A noi, per ora, nulla di tutto questo è stato richiesto.
Non perdiamo tempo, dunque. Quando vedremo sedere sui banchi del governo personaggi che dichiarano esplicitamente l’intenzione di promuovere il laicismo più bieco (e ce ne saranno, visto i partiti cui appartengono), circondiamoli della nostra preghiera, assediamoli con le nostre orazioni, indeboliamo i loro convincimenti con la più totale fiducia in Dio.
E con un rinnovato proposito di diventare noi più santi. Se l’Italia è in mano a tanti atei o laicisti, forse la colpa è anche nostra: non siamo santi come Dio ci vuole.
Avanti, dunque. Chissà che l’Onnipotente non voglia mettere alla prova la nostra fiducia in Lui.
Cari lettori
con la prossima Dichiarazione dei redditi, oltre alla possibilità di destinare 1’8 per mille alla Chiesa Cattolica, ci verrà chiesto se vogliamo destinare il 5 per mille dell’lrpef ad una associazione o fondazione, etc. Scegliete con massima libertà. Sono tanti coloro che hanno bisogno di aiuto.
Chi tra voi vorrà sostenere il nostro mensile, potrà destinare il 5 per mille alla “Fondazione Fides et Ratio”, nata anche per sostenere il nostro apostolato a mezzo stampa.
Ecco il Codice Fiscale della Fondazione, che dovrete ricopiare nella vostra Dichiarazione dei redditi:
94049770038
Grazie per quello che potrete e vorrete fare.
IL TIMONE – N. 53 – ANNO VIII – Maggio 2006 – pag. 3