In un’epoca devastata dalla guerra, Benedetto XV è la sola autorità che richiama la coscienza dei potenti alla pace. Inascoltato, si conquista il riconoscimento del mondo per la sua opera caritativa.
NOME: Giacomo Della Chiesa
DATA DI NASCITA: 21 novembre 1854
ELEZIONE: 3 settembre 1914
DURATA PONTIFICATO: 7 anni. 5 mesi. 19 giorni
DATA MORTE: 22 gennaio 1922
SEPOLTO: Grotte Vaticane
POSIZIONE CRONOLOGICA: 258
La figura di Benedetto subisce ancora oggi un certo oblio nella storiografia ufficiale, al quale si aggiunge l'errata convinzione che la condotta del pontefice durante il primo conflitto mondiale, con il suo fermo e costante richiamo alla pace, sia stata poco realistica. In realtà, l'orientamento che la Chiesa assume in quel periodo diverrà il modello al quale i successivi pontefici si rifaranno: forte richiamo alla pace, neutralità con le parti in guerra e silenziosa opera caritativa verso i perseguitati.
Giacomo Della Chiesa, discendente da una nobile famiglia genovese, nasce con parto prematuro il 21 novembre 1854 a Pegli, presso Genova.
Proprio la nascita settimina è la probabile causa della gracile costituzione e della bassa statura di Giacomo. La mente, però, è pronta, acuta e dotata di una memoria ferrea.
Si laurea in giurisprudenza a Genova nel 1875. Successivamente si trasferisce a Roma dove frequenta il Collegio Capranica, quindi la facoltà di Teologia presso l'Università Gregoriana.
Ordinato sacerdote nel 1878, si specializza successivamente all'Accademia dei Nobili Ecclesiastici.
Inizia subito un'intensa attività diplomatica quale segretario particolare del Nunzio apostolico in Spagna, il cardo Mariano Rampolla del Tindaro, al quale rimarrà molto legato. Nel 1901 è sostituto alla Segreteria di Stato fino al 1907, quando Pio X lo nomina arcivescovo di Bologna.
Nonostante questa sede sia sempre stata "cardinalizia", Giacomo Della Chiesa otterrà il berretto rosso solo il 25 maggio 1914, tre mesi prima di essere chiamato al pontificato.
Appena eletto, desta la sorpresa di molti dimostrando subito un piglio deciso e autorevole, prendendo numerose, inaspettate decisioni.
Emerge la sua indole impetuosa, a volte addirittura collerica, ma capace di estrema cordialità e cortesia nei rapporti personali. Profondo e assiduo nella preghiera, è pressoché incapace di qualsiasi rancore, dote questa che gli sarà di particolare aiuto negli anni in cui sarà fatto oggetto di ingiurie e di feroci ironie per le sue posizioni intransigenti in favore della pace. Nel complesso, dà l'impressione di una personalità forte e dignitosa, nonostante gli evidenti limiti fisici.
Nella prima enciclica Ad Beatissimi Apostolorum Principis del primo novembre 1914, Benedetto traccia le linee guida della sua attività, sottolineando il ruolo di "buon pastore" che il capo della Chiesa universale deve mantenere verso ogni uomo, indipendentemente dalla nazionalità e dal credo che professa.
Rinnova la condanna al modernismo già espressa da Pio X, scegliendo, però, una linea più conciliante. Cerca di rasserenare il clima di sospetti che si era venuto a creare anche tra i cattolici, affermando che: "Non c'è dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicesimo; basti a ciascuno di dire così: cristiano il mio nome e cattolico il mio cognome".
Nella stessa enciclica giudica immorale la guerra in atto perché, oltre a servirsi di mezzi di distruzione sproporzionati, tanto che per la prima volta nella storia sarà fortemente coinvolta anche la popolazione civile, è viziata dagli elementi più deleteri del materialismo: l'egoismo, la mancanza di amore tra gli uomini, il rinnega mento dell'autorità e la bramosia di possesso dei beni materiali.
Condanna in modo netto anche il razzismo, il nazionalismo esasperato e la lotta di classe.
Benedetto indica come rimedi al conflitto armato i potenti mezzi della penitenza e della preghiera, nella certezza che la pace va prima di tutto coltivata dentro il cuore dell'uomo, con l'aiuto della grazia di Dio.
Negli anni successivi, quando anche l'Italia prenderà parte "all'inutile strage", Benedetto si prodigherà intensamente in tre direzioni: invocare la fine della guerra, ricerca con proposte concrete di una pa ce giusta, umanizzare il più possibile il conflitto.
Particolarmente importante è la Nota di Pace dello agosto 191 7 spedita ai Capi di Stato, in cui condanna la guerra auspicando una soluzione del conflitto secondo le vie del diritto internazionale.
Propone: condonazione reciproca dei delitti di guerra, restituzione dei territori occupati, valutando più attentamente le questioni territoriali tra Francia e Germania, Austria e Italia; giustizia per gli Armeni, gli Stati balcanici e, soprattutto, per la Polonia.
Ma le reazioni a questo progetto sono di critica, se non addirittura di derisione.
Benedetto si ritrova così isolato nel perseguire la via negoziale al conflitto in quanto le potenze guardano alla violenza come unica soluzione.
Intensifica la preghiera, esortando in questo senso anche le diocesi, stimolando la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Lo sforzo maggiore è profuso nell'opera di soccorso alle popolazioni sofferenti, soprattutto dei bambini. Considera: "Dovere per ogni uomo accorrere dove muore un altro uomo".
Gli interventi sono innumerevoli. Un'attività straordinaria, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Tanto che a Costantinopoli, a conflitto terminato, sarà eretta una statua con la dicitura: "AI grande pontefice della tragedia mondiale, Benedetto XV, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o di religione, in segno di riconoscenza, l'Oriente".
Terminata la guerra, nonostante la Santa Sede sia stata esclusa per esplicita richiesta del Governo italiano dalla conferenza di Pace di Parigi, Benedetto cerca di indicare le direttive per una pace duratura, affermando che la giustizia non basta se è privata della carità e della vittoria sulle passioni del cuore.
Oltre alla guerra, Benedetto affronta anche altre questioni.
Il 30 novembre 1919 pubblica l'enciclica Maximum illud per dare maggiore impulso alle missioni, sostenendo il diritto di ogni popolo di conservare la propria natura e di essere corresponsabile del proprio destino civile.
In contrasto con le idee del colonialismo sfruttatore, il papa prescrive ai missionari un compito esclusivamente di evangelizzazione, che sarà più efficace quando il messaggio cristiano sarà testimoniato direttamente dal clero indigeno. Sempre nella linea della pacificazione, cerca di migliorare i rapporti con il Governo italiano, disponendo l'abolizione del non expedit.
Con la costituzione Providentissima mater del 27 maggio 1917, Benedetto promulga il nuovo Codice di Diritto Canonico, portando a compimento il lavoro iniziato da Pio X. La mattina del 18 gennaio 1922 non può alzarsi dal letto alle cinque come suo solito, a causa di una normale influenza, ma che, nel giro di soli quattro giorni, lo porterà alla morte destando il cordoglio di tutto il mondo.
RICORDA
"Vogliono condannarmi al silenzio. Il Vicario di Cristo non dovrebbe invocare la pace. Non riusciranno a sigillare il mio labbro. Guai se il Vicario del Principe della pace fosse muto nell'ora della tempesta! La paternità spirituale ed universale di cui sono investito mi fa un dovere preciso di invitare alla pace i figli che dalla opposta barricata si trucidano a vicenda. Sono e mi sento il padre spirituale dei combattenti nell'uno e nell'altro campo. Nessuno potrà impedire al Padre di gridare ai propri figli: pace, pace, pace!".
(Esortazione di Benedetto XV rivolta ad Achille Ratti prima che questi gli succeda al soglio pontificio).
BIBLIOGRAFIA
John F. Pollard, Il papa sconosciuto, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001.
"Benedetto XV, i cattolici e la prima guerra mondiale", Atti del convegno di studio tenuto a Spoleto nei giorni 7,8,9 settembre 1962, a cura di Giuseppe Rossini, Edizione 5 lune, Roma.
IL TIMONE N. 25 – ANNO V – Maggio/Giugno 2003 – pag. 56 – 57