È il primo pontefice spagnolo dopo papa Damaso e con lui inizia la dinastia dei Borgia in Vaticano. Governa all’inizio del Rinascimento ma non è un mecenate. Preferisce puntare alla realizzazione di una Crociata contro gli “infedeli”. Ma non riuscirà nell’intento
Nome: |
Alfonso Borgia |
Data nascita: |
31 Dicembre 1378 |
Elezione: | 8 Aprile 1455 |
Incoronazione: | 20 Aprile 1455 |
Durata: | 3 anni 3 mesi, 28 giorni |
Data morte: | 6 Agosto 1458 |
Sepolto: |
Santuario della Madonna di Monserrat, Spagna |
Posizione cronologica: | 209 o III |
Il cognome dei Borgia viene quasi esclusivamente associato a quello di papa Alessandro VI (1492-1503), il “famigerato” pontefice considerato, spesso a sproposito, l’espressione massima del degrado morale del papato. Ma la figura di un altro papa della stessa famiglia, Callisto III, rimane fulgida per la sua dirittura morale e per la sua onestà.
Lo spagnolo cardinale Alfonso Borgia nasce il 31 dicembre del 1378 a Jativa (Valenza) in una delle più blasonate famiglie dell’aristocrazia spagnola. Ben presto si distingue per la sua preparazione culturale in ambito giuridico grazie agli studi svolti nell’Università di Lerida, tanto che Benedetto XIII, l’antipapa Pedro de Luna, gli affida un canonicato.
I costumi fin da giovane sono illibati e la sua dirittura morale di uomo onesto e imparziale è da tutti riconosciuta, anche dal re Alfonso d’Aragona V (1416-1458) che lo vuole con sé in qualità di segretario e consigliere. È protagonista nella risoluzione del dissidio (ricordato come “Trattato di Terracina”) tra lo stesso re Alfonso e papa Eugenio IV (1431-1447), il quale per questo lo nomina cardinale dei SS. Quattro Coronati: abbandona così ogni incarico al servizio del re Alfonso per dedicarsi esclusivamente alla vita religiosa, disinteressandosi degli intrighi e della carriera politica. Trascorre un periodo di cardinalato in serena austerità, conquistandosi una vasta fama d’integrità e rettitudine che conserverà anche da papa.
Si stacca dall’ostinato antipapa Benedetto XIII, eliminando con sagacia e senza spargimento di sangue la minaccia del consolidamento del “miniscisma” creatosi nell’enclave della cittadina spagnola di Peniscola. Inoltre, riconferma il suo completo abbandono di posizioni scismatiche quando al Concilio di Costanza difende strenuamente la causa del legittimo papa Martino V (1417-1431), la cui salita al soglio di Pietro riporta l’unità nella Chiesa europea dilaniata da una lunga divisione. È lo stesso papa Martino V che lo nomina vescovo di Valencia.
È scelto alla guida della Chiesa dopo la morte di papa Niccolò V (1447- 1455), nel conclave che si riunisce a San Pietro il 4 aprile 1455, come figura di compromesso nel tentativo di pacificare lo scontro tra le famiglie dei Colonna e degli Orsini. L’età avanzata (al momento dell’elezione ha 77 anni) gli è favorevole, perché i suoi elettori sperano che svolga solo attività ordinarie con un governo di transizione. Invece, nonostante un pontificato breve tormentato da vari problemi di salute, Callisto III sarà una guida energica e vitale, caratterizzata da tre grandi questioni: la Crociata contro i musulmani, la difesa dello Stato pontificio, soprattutto dagli attacchi di re Alfonso di Napoli, e il mantenimento della purezza della dottrina della fede cattolica.
Rilancia il tanto criticato “nepotismo”, che Callisto ritiene necessario, data la necessità di essere attorniato da collaboratori conosciuti e fidati, essendo spagnolo e “profano” degli ambienti vaticani. Ne fa però un uso spropositato assegnando prebende e benefici a persone che si riveleranno indegne, come Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI, seppur intelligente e dotato di gusto artistico.
L’ardente zelo di Callisto III per la liberazione dei luoghi santi deriva dal carattere dell’intero popolo iberico, plasmato dalla secolare lotta contro i Mori, al punto da fargli dichiarare che, dopo la vita eterna, nulla più desidera quanto di adempiere al voto della realizzazione della Crociata. Voto che esprime nel solenne giuramento subito dopo l’elezione con parole impressionanti: «Io, papa Callisto III, prometto e fo voto alla Santa Trinità… che persino col sacrificio del mio sangue, se dovesse essere necessario, farò, secondo le forze, tutto il possibile per riconquistare… Costantinopoli, che, a punizione del peccatore genere umano, fu conquistata e distrutta dal nemico del Crocifisso Salvatore, dal figlio del diavolo, Mohammed; per liberare inoltre i cristiani languenti in schiavitù, per rialzare la vera fede ed estirpare in Oriente la diabolica setta, del reprobo e infedele Mohammed… Se avessi a dimenticarmi di te, Gerusalemme, cada nell’oblio la mia destra; si paralizzi la lingua nella mia bocca, qualora non mi rammenti di te, o Gerusalemme, e non ti abbia siccome il principio della mia gioia. Così m’aiuti Iddio e il suo Santo Vangelo. Amen».
L’intento del papa è quello di creare una Lega santa tra le maggiori potenze europee. Tuttavia l’auspicato appoggio dei sovrani cristiani non arriva, galvanizzando in questo modo il sultano Maometto II di stanza a Costantinopoli, che con le sue truppe arriva fino alle porte di Belgrado.
Con la bolla Ad summi pontificatus apicem del maggio 1455, Callisto annuncia la partenza della Crociata stabilendo tutte le indulgenze del caso.
San Giovanni da Capestrano con una predicazione infuocata tenta di smuovere gli animi dei fedeli in tutto il continente, meritandosi per questo l’appellativo di “apostolo d’Europa”. Nonostante le rinunce dei sovrani, Callisto non demorde e oltre a far celebrare mensilmente una Messa per la conversione degli islamici e per la buona riuscita della spedizione, appronta un’imponente flotta a capo della quale pone il bellicoso cardinale Ludovico Trevisan. La finanzia di tasca propria e con i beni ecclesiastici, senza saccheggiare, come invece sostengono false accuse, la biblioteca vaticana voluta da Niccolò V, limitandosi a togliere ad alcuni testi le preziose rilegature per rivenderle. Tuttavia, la flotta non riesce a raggiungere la potenza necessaria per attaccare direttamente Costantinopoli (conquistata dagli “infedeli” il 29 maggio 1453, con relativa trasformazione in moschea della grandiosa basilica di Santa Sofia), ma riesce a difendere con successo le isole cristiane dell’Egeo nell’agosto del 1457.
La vittoria più importante è a Belgrado, quando i Crociati sbaragliano il sultano Maometto II ferendolo e mettendolo in fuga grazie all’abilità e al coraggio del grande condottiero ungherese Giovanni Hunyadi, al termine dell’epica battaglia del 21 luglio 1456. La vittoria suggerisce al Papa l’istituzione della festa della Trasfigurazione, da celebrarsi il 6 agosto. Purtroppo sono vittorie isolate, che generano solo l’allontanamento dei Turchi dai dintorni di Belgrado. Gli entusiasmi della Crociata si spegneranno definitivamente con i decessi in rapida successione di Hunyadi e di San Giovanni da Capestrano.
Callisto, forse anche per il carattere schivo e semplice, non ha interesse per la produzione artistica e culturale, istintivamente indifferente all’eccessiva sottolineatura dell’estetica del Rinascimento. Non mancano però interventi di restaurazione a favore di antiche chiese importanti come S. Lorenzo fuori le mura, S. Sebastiano e S. Callisto. Coraggiosamente dà inizio al riesame dell’ignobile processo contro Giovanna d’Arco.
Muore il 6 agosto 1458, il giorno della Trasfigurazione.
IL TIMONE N. 128 – ANNO XV – Dicembre 2013 – pag. 54 – 55
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