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15.12.2024

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‘Canzoni da ridere’
31 Gennaio 2014

‘Canzoni da ridere’

 


È uscito l’ultimo cd del cantautore Claudio Chieffo. Che a sessant’anni ha ancora più voglia di ridere e cantare di quando ne aveva quindici.
Perché è l’incontro con Cristo che genera gioia.

«E la voglia che avevi di ridere e cantare era come il vento la sera, che spazza via le nubi, le nubi e il temporale e ogni storia diventa più vera». Inizia così, a continuare una lunga avventura di musica e poesia, l’ultima canzone di Claudio Chieffo.
Racconta di un ragazzo che amava cantare e che, grazie a un incontro decisivo, scopre la bellezza grande a cui anche la musica conduce. Di più: folgorato dal fascino di una fede che trasfigura il quotidiano e lo spalanca all’eterno, intuisce che il compito dell’esistenza è annunciare o, per dirla col titolo della canzone, Andare.
Oggi quel ragazzo ha sessant’anni e continua a cantare la vita. Nel cuore porta la memoria di chi più di ogni altro gli è stato padre e maestro, don Luigi Giussani, a cui ha dedicato la sua ultima composizione. Nell’amicizia con il fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, Chieffo scopre che il cristianesimo dà speranza e pienezza ai giorni dell’uomo. E lui, il cantautore cattolico più cantato e tradotto nel mondo, non dimentica chi lo ha guidato alla Bellezza che supera ogni bellezza: «Lo ricordo bene, don Giussani, le risate e le cantate fatte assieme. Aveva il cuore di un bambino che ha voglia di vivere, che desidera che il male non prevalga, che cerca il sorriso capace di far splendere una notte buia. Anch’io ho questa voglia di ridere e cantare, spero di averla per sempre».
Come spesso accade, le speranze di Chieffo finiscono per farsi musica e così, in un gioco di coincidenze che sorprende per primo lui, mentre nasce l’ultima canzone prende corpo il progetto del suo decimo album. Dalla collaborazione artistica e dall’amicizia con Flavio Pioppelli, il pianista che lo accompagna nei concerti da cinque anni, fiorisce NeanchePerSogno, un cd dallo stile solo in apparenza diverso rispetto alle raccolte precedenti.
Il titolo è legato a un episodio minuto che ha lasciato il segno: «Quando ero giovanissimo – racconta Chieffo – manifestavo a mio padre il desiderio di andare al conservatorio e lui mi diceva: “Sì, sì, ma torna presto perché si mangia”. Io replicavo: “Ma babbo, io voglio studiare musica”. E lui: “Neanche per sogno”. Mio padre era preoccupato che io, pur essendo un sognatore, avessi i piedi per terra».
Niente conservatorio, quindi, neppure prima dell’ora di cena. «Forse – considera Claudio – è meglio così: se avessi conosciuto i grandi della musica, avrei taciuto per sempre”. Ma non è certo l’incoscienza la stoffa della produzione di Chieffo. Lui lo sa bene: «Ho conservato, senza molti meriti, una semplicità di cuore che mi fa vivere la mia giornata come preghiera e ringraziamento. Fin dal mattino – non per abitudine, ma perché non so dire altro – ripeto a Dio: “Grazie per quello che mi dai, perdono per quello che non sono”».
È qui il segreto di quel canto in cui un numero infinito di persone scopre con gratitudine il pegno certo di un bene grande, la memoria di una salvezza presente. Così, in un’unica storia, si intrecciano le canzoni serie e quelle giocose. «Nascono dagli stessi genitori: il cuore che le ha accolte e la fede che le ha generate», spiega Claudio a chi gli domandi conto della scelta di riunire nell’ultimo cd le canzoni che definisce «da ridere». Non c’è differenza, «perché incontrare Cristo è anche un nuovo modo di giocare con le parole, di scherzare, di esprimere gli affetti semplici. Questo cd dice che a sessant’anni ho ancora più voglia di ridere e cantare di quando ne avevo quindici. E che non la avrei se non avessi incontrato il Padre della vita».
Per Chieffo l’abbraccio del Padre è intrecciato con il dono di scrivere canzoni. Semplicemente non può fare a meno di cantare, così come noi non riusciremmo a non respirare. Ma a rendere unico il suo canto c’è il cuore di un uomo avvinto da Gesù Cristo: «Per me la musica è lasciarsi fare da una grazia che non appartiene a nessun progetto inventato dall’uomo. Si può fare musica solo per esprimere un desiderio, una ricerca, una contemplazione dell’infinita bellezza».

IL TIMONE – N. 47 – ANNO VII – Novembre 2005 – pag. 10
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