È uscito il nuovo romanzo di Eugenio Corti. Bene e male, vero e falso, giusto e ingiusto, si intrecciano nel cuore di ogni uomo, prima ancora che nella società. E Roma vince Cartagine contrapponendo all’idolatria dell’utile il senso del dovere e la giustizia.
Non bisogna lasciarsi fuorviare dalla apparenze. Questo i ben più che venticinque lettori di Eugenio Corti lo sanno bene fin dai tempi del Cavallo rosso (1983), capolavoro che a lettura iniziata svela a chi l’affronta come le sue oltre mille pagine siano una gioia tanto più intensa quanto più dilatata. È anche per questo che quel romanzo monumentale – mai aggettivo è stato meno retorico e più letteralmente e letterariamente adeguato – si è fatto strada, edizione dopo edizione e lettore dopo lettore, fino a imporsi come una pietra miliare della letteratura italiana e, ancor più, cattolica, del Novecento. Dico «cattolica » per rimarcare la qualità schiettamente universale d’una storia che – nutrendosi di persone e questioni provinciali – si amplia felicemente a epopea di tutto il mondo. Dote peculiare di Corti, che non l’ha mai più perduta.
Romanzo dopo romanzo, lo scrittore ha confermato e raffinato la sua qualità narrativa anche quand’è approdato alla terna di «racconti per immagini» – vale a dire somiglianti, nella scansione dei dialoghi e nella descrizione ambientale, a sceneggiature cinematografiche – di cui Catone l’antico è l’ultimo parto dopo La terra dell’indio (1998) e L’isola del Paradiso (2000).
Prima di entrare nel tema specifico occorre sgombrare il campo da un equivoco. Che, cioè, l’impegno narrativo e stilistico nel «racconto per immagini» sia accondiscendente verso i nuovi ritmi mediatici imposti dalla televisione; quasi che lo scrittore rinunci alle armi proprie del romanzo. No. È vero il contrario. Quella di Corti è una risposta alla dittatura delle immagini, un uso dei sensi umani, fra cui l’occhio è principe, non per dissolvere tutto in un flusso ipnotico e superficiale, ma invece per fissare e approfondire. Le sue immagini sono icone e sono metafore: tutto il contrario dei videoclip.
Catone l’antico è personaggio storico. Ma il secondo secolo avanti Cristo e la Roma in cui vive e agisce sono soprattutto «immagine » eterna e attendibile di un mondo dove bene e male, vero e falso, giusto e ingiusto, s’incontrano e s’oppongono. Non soltanto all’esterno dell’uomo, ma soprattutto nel suo cuore. È per questo che i due capintesta dell’epoca, il romano Scipione e il cartaginese Annibale, non fanno il «buono» e il «cattivo» di un western sbiadito, bensì sono personaggi integri da guardare e da ascoltare, passando dall’occhiata all’introspezione. Si parla di «economia» contro «giustizia», e non è discorso generico: Roma vincerà la guerra
se all’idolatria dell’utile praticata dai cartaginesi saprà contrapporre il senso del dovere consistente nel «dare a ciascuno il suo».
C’è, nella storia del contadino Catone che per il bene della città di Roma incarna ruoli sempre più significativi, l’ansia di non perdere mai di vista la realtà, quella realtà intrisa di bene e di male dove lo spirito umanamente s’incarna. Così come ci sarà, nella contemporanea e fulminea ascesa dell’Urbe a Caput mundi, il rischio dell’inebriamento che viene quando si perde il contatto con la realtà, quando prevale la cura dell’immagine. Tutto ciò è presente e rappresentato nei grandi e nei piccoli personaggi, nelle grandi questioni come nelle minute, senza soluzione di continuità.
Si sarebbe potuto affrontare l’argomento in maniera più tradizionale. O avventurarsi ancora oltre, fino alla visionarietà. Corti, nel suo Catone, ha saputo osare senza smarrire le sue radici di scrittore. Quanto questo suo coraggio sia stato premiante, l’attestano come al solito i suoi lettori.
Bibliografia
Opere di Eugenio Corti:
Catone l’antico, Ares 2005, pp. 440, € 18.00.
Il cavallo rosso, Ares 1983, 200416.
I più non ritornano. Diario di ventotto giorni in una sacca sul fronte russo (inverno 1942-43), Rizzoli 2004.
L’isola del paradiso, Ares 2000.
Processo e morte di Stalin, Ares 1999.
La terra dell’Indio, Ares 1998.
Il fumo nel tempio, Ares 1996.
Gli ultimi soldati del re, Ares 1994.
Su Eugenio Corti:
Paola Scaglione, Parole scolpite. I giorni e l’opera di Eugenio Corti, Ares 2002.
Segnaliamo la nascita dell’Associazione Culturale Internazionale “Eugenio Corti”, che ha lo scopo di promuovere, nei più diversi modi, le opere dello scrittore presso il pubblico di ogni genere, con una particolare attenzione al mondo della cultura, della scuola e della letteratura. Per informazioni: www.aciec.org
IL TIMONE – N. 44 – ANNO VII – Giugno 2005 – pag. 10