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15.12.2024

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Centro di gravità permanente
31 Gennaio 2014

Centro di gravità permanente

 

 

 

Sono molti i giovani che mi chiedono consigli su come orientarsi in una libreria. Se uno è cattolico e sente l’esigenza di documentarsi, aggiornarsi, farsi una cultura, come può districarsi nell’alluvione di titoli continuamente sfornati?
D’altra parte, dati i tempi che corrono, neanche le librerie cosiddette «cattoliche» offrono garanzie al riguardo. In effetti, la questione non è di poco conto, visto che un libro non è un cd: quest’ultimo, nei negozi che ne vendono, lo puoi preventivamente sentire in cuffia e, se il contenuto non è pienamente soddisfacente, non comprarlo. Ma un libro costa anche di più, né puoi leggerlo prima di acquistarlo. Certo, ci sono le biblioteche pubbliche, ma anche il tempo è denaro e per leggere un intero libro ci vogliono a volte settimane.
Noi, apologeti del «Timone», non abbiamo questo problema perché siamo “addetti ai lavori”, abbiamo cioè esperienza (alcuni di noi anche pluridecennale) di testi e autori. Ma va detto che non avremmo potuto neanche farla, l’esperienza, senza una bussola, ciò che il cantautore Franco Battiato in un suo famoso motivetto definiva «centro di gravità permanente»: Ricordate? Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente…
Già, l’uomo contemporaneo è un fuscello che ogni vento sbatte di qua e di là, senza posa. Assediato dalle opinioni dei sofisti, una diversa dall’altra, galleggia nel mare magnum del pluralismo ideologico moderno senza peso e senza direzione. È stato convinto che essere scettici è meglio che avere certezze (che è come dire che una mongolfiera priva di timone è meglio di un aereo), così si aggrappa all’unica cosa sicura che ha: i suoi istinti e le sue voglie. Finché non cambiano anche questi, naturalmente. O finché malattia e vecchiaia non sopraggiungano.
Noi cattolici, invece, il centro di gravità permanente lo abbiamo, e basterebbe solo questo dono per tenerci inginocchiati a vita per riconoscenza. «Gesù allora disse a quei discepoli che avevano creduto in lui: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”» (Gv 8, 32). Sì, liberi dai condizionamenti culturali, dalla mentalità del tempo, dalla schiavitù delle proprie pulsioni. Perfino dai sofisti, anche da quelli più intelligenti e più colti di noi, quelli che con le proprie capacità potrebbero ipnotizzarci e convincerci che il bianco è nero e viceversa.
Un discepolo di Cristo sa sempre qual sia «la cosa giusta» ed è esattamente come l’uomo che, nella parabola evangelica, edifica la sua dimora sulla roccia e non sulla sabbia: nemmeno lo tsunami può smuoverlo, laddove gli altri sono spezzati, divelti, schiantati. O costretti a seguire il vento: delle mode, del potere, del padrone di turno. Schiavi, dunque, e privi di dignità anche se osannati e corteggiati.
Il discepolo di Cristo è l’unico provvisto di bussola in un mondo di ciechi, e il sapersi orientare in una libreria, anche in una libreria cattolica, è realmente il minimo tra i vantaggi che la sua condizione di libero gli dà. Il vantaggio massimo sta nel fatto che egli non tiene nemmeno alla vita, pur amandola più degli altri. Il massimo della libertà, infatti, coincide con la nudità massima; sta nel sapere che nessun potere mondano può togliermi l’unica cosa che conta. Pensiamoci un momento: le umiliazioni? accrescono i miei meriti; i sacrifici? oltre a fortificarmi, stanno tutti archiviati nello schedario del Padreterno; le perdite? mi faciliteranno il trapasso quando sarà il momento. Sì, perché quel momento viene per tutti, e meno si lascia, più sereni si diparte.
Ma torniamo al punto da cui siamo partiti: districarsi tra i libri? Verrebbe da dire: nel Vangelo c’è già tutto. Quel libretto è infatti la bussola, e di per sé sarebbe sufficiente. Ma è anche la cartina di tornasole per distinguere i veleni dagli alimenti. E i buoni libri dai cattivi o superflui. Col Vangelo alla mano si può perfino inquadrare il politico per cui votare, e addirittura la persona con cui sposarsi.
Osserviamo, per esempio, Cristo davanti a Pilato. «Che cos’è la verità?», chiede il funzionario. Ma in realtà non gliene importa nulla, perché pensa soprattutto alla poltrona e alla carriera (infatti, lascia la domanda in sospeso). Per questo non la vede, la verità, pur avendola davanti. Perciò sbaglia, non fa “la cosa giusta”. E perde anche poltrona e carriera. Spostiamoci all’oggi. Cosa abbiamo sotto gli occhi? I poteri politici (Pilato) che si chiedono cosa sia quella «verità» (Cristo) di cui in realtà non importa loro niente, e la sottopongono al loro tribunale, la tengono legata (mentre i vari Barabba vanno liberi e riveriti), finiranno per crocifiggerla. A Pilato interessavano i voti e alla minoranza sinedrita la presa sul popolo. Scribi: gli opinion makers del tempo; farisei: i guardiani del politicamente corretto.
Insomma, col Vangelo in tasca si attraversa in tutta sicurezza le poche decine d’anni dell’esistenza terrena e si approda nel porto giusto. Per questo val la pena di ripristinare quell’antica preghiera mattutina con cui un tempo si iniziava la giornata: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte; ti offro le azioni della giornata: fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà e per la maggior gloria tua; liberami dai pericoli e da ogni male, la tua grazia sia sempre con me con tutti i miei cari, amen». Si osservi il particolare antignostico: «ti ringrazio di avermi creato». Sul quale si potrebbe scrivere un intero trattato (ma lascio l’incombenza di spiegare la differenza tra l’essere e il non essere al nostro  Samek Lodovici).
 A noi, qui, interessa il passo seguente: «fatto cristiano». Un dono gratuito. Che implica anche quello, inestimabile, della libertà. E solo i convertiti – date retta – conoscono  appieno la portata di quel «gratuito».

 

 

 

DA NON PERDERE

Avendo contribuito al significativo successo del primo volume del Piccolo Manuale di Apologetica, i lettori del Timonenon si faranno di certo sfuggire il secondo, da poco dato alle stampe e curato anch’esso dall’impareggiabile “Kattolico” Rino Cammilleri. Anche questa volta, una nutrita squadra di apologeti che scrive abitualmente su questa rivista si è messa all’opera per offrire saggi inediti e per fare chiarezza su alcune delle tante “leggende nere” che offuscano, stravolgendola, la storia della nostra Chiesa e inebetiscono le menti di ignari studenti e di tanta brava gente, distribuita anche tra i nostri buoni cattolici. Il lettore vedrà sfilare in queste pagine che si leggono agevolmente i vituperati pontefici Alessandro Borgia e Bonifacio VIII, la Controriforma, i conquistadores,la leggenda dei Templari, san Francesco, la Sindone e molti altri argomenti (come temi di etica quali eutanasia e omosessualità). Scoprendovi verità taciute colpevolmente dai libri di scuola e dalla cultura dominante. Verità espresse con la massima semplicità di linguaggio ma con il rigore necessario a chi voglia attrezzarsi per rispondere alle contestazioni e agli attacchi che vengono portati alla dottrina e alla storia della Chiesa. Un libro che non può mancare nella biblioteca di chi ama l’apologetica e segue con passione ciò che scrivono gli autori del Timone. Da non perdere! (Gianpaolo Barra)

 

 
 
 
 
 
 
IL TIMONE – N. 56 – ANNO VIII – Settembre/Ottobre 2006 – pag. 20 – 21

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