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13.12.2024

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Che cos’è la fraternità
28 Febbraio 2014

Che cos’è la fraternità

Eliminare la paternità di Dio dalla vita sociale significa impedire la fraternità tra le persone. Come la storia del mondo moderno ha dimostrato. E come i Pontefici hanno predetto

La fraternità è il terzo dei principi che stanno alla base della Rivoluzione francese, del 1789, la quale finì come sappiamo per eliminare decine di migliaia di persone e per compiere il primo genocidio della storia moderna, contro il popolo della Vandea, nel nome della liberté, della egalité e appunto della fraternité.
Quando Giovanni Paolo II parlò al Parlamento europeo l’11 ottobre 1988, quasi duecento anni dopo la Rivoluzione, ricordò che per la Chiesa non si trattava di ritornare all’ordine sociale precedente il 1789, ma di accettare la sfida del pluralismo, e a questo proposito ricordò anche come i valori inerenti alla distinzione fra la sfera religiosa e quella politica erano stati introdotti nella cultura umana proprio dal cristianesimo, così come l’uguaglianza degli uomini di fronte a Dio e la libertà dei singoli e delle comunità di fronte al potere pubblico. In un senso ancora più chiaro si era pronunciato Pio XII, in una Lettera del 10 luglio 1946 in occasione della XXXIIISettimana sociale di Francia: «[…] i grandi princìpi di libertà, di uguaglianza e di fraternità, cui si vogliono richiamare le democrazie moderne […], pena le peggiori contraffazioni, devono essere intesi, è ovvio, come li intendono il diritto naturale, la legge evangelica e la tradizione cristiana, che ne sono nello stesso tempo – ed esse soltanto – gli ispiratori e gli interpreti autentici» (Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. VIII, p. 456).
Sappiamo come peraltro questi valori cristiani siano stati stravolti dalle ideologie moderne, che hanno assolutizzato la libertà col liberalismo o l’uguaglianza col socialismo, facendo diventare la fraternità un’espressione “buonista”, un poco massonica, politicamente corretta.
Eppure, ancora oggi, nel terzo millennio, gli uomini hanno bisogno di restituire un significato alla loro convivenza, pena il cedere all’odio che li potrebbe dominare e così condurre a una condizione esistenziale ancora peggiore di quella in cui si trovano.

Il Messaggio di papa Francesco

Papa Francesco ha deciso di dedicare alla fraternità il suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace, istituita nel 1968 da Paolo VI: «… la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale».
L’uomo non è un single, ma una persona che sviluppa la sua umanità nelle relazioni con gli altri, a cominciare dal matrimonio che fonda la famiglia. Il Papa lo ricorda e ricorda come la fraternità si impari proprio in famiglia dove viene trasmessa quella cultura della solidarietà che confligge con le «nuove ideologie» segnate dall’individualismo, dal consumismo e da quella «cultura dello scarto» che invita a rifiutare il più debole.
«In tante parti del mondo – ha aggiunto il Santo Padre – sembra non conoscere sosta la grave lesione dei diritti umani fondamentali, soprattutto del diritto alla vita e di quello alla libertà di religione».
I diritti umani fondamentali, senza i quali non ci può essere vita comunitaria, il diritto alla vita e alla libertà religiosa anzitutto, secondo il Pontefice sono costantemente violati nel mondo moderno, che pure ha affermato di volersi costruire in nome dei diritti umani.

Il piano di Dio e la possibilità di rifiutarlo

Oggi così l’uomo trova nuova conferma del fatto che accanto alla sua vocazione alla fraternità, così come emerge dalla lettura del disegno di Dio raccontato dalla Sacra Scrittura, vi è sempre anche la possibilità di tradire questa chiamata divina. E Francesco racconta la vicenda di Caino e di Abele per ricordare la presenza di questa duplice possibilità. Se Caino rifiuta il legame fraterno con suo fratello, Dio però non rinuncia alla paternità nei confronti delle sue creature, nemmeno dopo il loro tradimento.
«La radice della fraternità è contenuta nella paternità di Dio». E la paternità di Dio continua a manifestarsi nella storia con la Redenzione operata da Cristo, il Figlio unigenito del Padre, il cui sacrificio redentivo ha anche una dimensione sociale e ottiene il superamento della separazione fra i popoli, fra il Popolo dell’Alleanza e i Gentili, che diventano un solo popolo dopo la Resurrezione del Signore.
«Gesù riprende dal principio il progetto del Padre, riconoscendogli il primato su ogni cosa»: questo progetto tuttavia è sempre minacciato dal peccato degli uomini. Esso va difeso e ripreso e papa Francesco ricorda l’opera compiuta in questo senso dai suoi predecessori, in particolare con la promozione della dottrina sociale della Chiesa esposta nelle encicliche Populorum progressio (1967) di Paolo VI e Sollicitudo rei socialis (1987) di Giovanni Paolo II. Se con la prima Papa Montini ha ricordato che senza sviluppo sarà impossibile avere la pace fra i popoli e nei popoli, con la seconda Papa WojtyÅ‚a ha ricordato come la pace sia anche il frutto di un’opera di solidarietà fra singoli e fra popoli.
Molte sono le precisazioni che accompagnano la riflessione di papa Francesco sulla fraternità. Essa è ostacolata dalla corruzione, dall’egoismo, dalla guerra, da tutti quei peccati personali e sociali che, per esempio, Giovanni Paolo II ha affrontato nell’esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia (1984). O meglio, l’assenza della fraternità comporta la diffusione di questi peccati personali e sociali.

La lotta contro la natura
Ma c’è un’ultima osservazione di papa Francesco che mi sembra molto pertinente, quando scrive che «La famiglia umana ha ricevuto dal Creatore un dono in comune: la natura». L’uomo, continua il Papa, può intervenire sulla natura per cambiarla a proprio beneficio, ma se non ne rispetta la «grammatica», in particolare quella degli esseri viventi, allora la fraternità non si realizzerà mai. E oggi è proprio la natura l’oggetto principale dell’aggressione da parte della cultura dominante, come dimostra la diffusione dell’ideologia del gender, la quale mira a “decostruire” la realtà creata, a non rispettarne le leggi fondamentali, a costruirne un’altra, alternativa, secondo una prospettiva ultimamente gnostica.
Vale la pena di ricordare le parole di Benedetto XVI a proposito dell’ideologia del gender: «Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria» (discorso alla curia romana, 21 dicembre 2012).
Il Messaggio di papa Francesco sulla fraternità va letto a mio avviso in un modo particolare. Esso non ha soltanto il tono del documento ufficiale che la Chiesa invia ai governi, agli operatori politici, ai diplomatici, insomma a tutti coloro che per professione dovrebbero leggere il Messaggio per la Giornata mondiale della pace. Questo Papa desidera soprattutto di parlare alle persone anche attraverso i documenti ufficiali come questo. Offre una meditazione, lo spunto per un esame di coscienza che investe le nostre relazioni personali, non soltanto quelle di politica internazionale. Dobbiamo tutti imparare a relazionarci in questo modo con Colui che oltre a essere il Vescovo di Roma e Successore di Pietro desidera fare il “parroco del mondo”, così riusciremo a comprendere fino in fondo il senso del suo insegnamento.


Per saperne di più…

Papa Francesco, Messaggio per la XLVII Giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2014.

 IL TIMONE – Marzo 2014 (pag. 58-59)  

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